La puntata finale di X Factor 7 si preannunciava già un grande successo dall’inizio della competizione grazie all’annuncio prematuro di uno scenario d’eccezione. Nonostante tutti i talenti scelti agli home visit reduci da bootcamp davvero spietati, i quattro protagonisti della finale non hanno mai smesso di meravigliare, e lo stesso vincitore nonostante fosse dato per favorito da ormai inizio competizione non ha mai smesso di emozionarci e regalarci quel momento di tifo sfegatato a cui tutti aspirano nella vita.
La puntata finale del talent show più seguito vanta numeri da capogiro, come del resto l’intera competizione, ha dimostrato che il Forum di Assago non viene rispolverato solo in occasione di grandi eventi live e ha regalato una stella alla discografia italiana così satura di pop e assetata di sperimentazione musicale. Gli spettacoli dedicati al talento spuntano fuori in men che non si dica, ma pochi sono capaci di dare giustizia e a montare un involucro mediatico favoloso come ormai X Factor fa da ben 7 edizioni. Il pubblico non sarà d’accordo con il nome del vincitore, sarà la solita storia discografica, un disco già sentito e risentito, ma in fondo la rotazione radiofonica sceglie già il suo vincitore, lo stesso viene fatto con gli ascolti, e che a voi piaccia o no in Italia vince ancora una volta il visino pulito del pop. Michele Bravi vince la settima edizione di un X Factor incontenibile che ogni anno cerca sempre di più di rinnovarsi riuscendoci sicuramente sempre alla maniera della grande televisione grazie anche a giudici d’eccezione. Oltre le conferme di Elio, Simona e Morgan per il 2013 Mika è entrato a far parte di questo bizzarro gruppetto, ambientandosi perfettamente e lasciando tutti a bocca aperta per la grande capacità comunicativa che la popstar ha trasmesso alla sua giovane categoria Under Donna.
Una puntata politically correct che porta quattro talenti appartenenti ad ognuno dei giudici sul palco dando loro la possibilità di esibirsi con delle grandi personalità della musica italiana e portando alto l’orgoglio del primo singolo ormai già diventato un tormentone invernale. Violetta, Aba, Michele e Ape Escape regalano uno spettacolo davvero senza termini di paragone, sanno tenere alta la reputazione di un percorso con i fiocchi e si confermano talenti dalla grande personalità non banalmente sfornati da un talent show. Ad Aba spetta un quarto posto già traguardo importante, la favoritissima Violetta simbolo del nascente genere country italiano sale sul podio alla terza posizione lasciando Michele ed Ape Escape a combattere tra il volere del pubblico e la sicurezza discografica. Il verdetto è prevedibile, e nonostante il malcontento di tanti bisogna anche riconoscere che la musica pop ha bisogno del consenso del pubblico e non sognerebbe mai di catapultare un’alternativa valida in discografia. Fortunatamente il nuovo secolo si è fatto testimone del boon della musica indipendente, così apprezzata e così parallela all’apprezzamento popolare di un genere musicale diffuso dalla notte dei tempi. Niente rock, niente rottura degli schemi ma una sicurezza vince il titolo di nuova stella del pop italiano, e quell’orgoglio porta il nome di Michele, già diventato una star anche grazie alla firma di Tiziano Ferro di un brano perfetto per le rotazioni radiofoniche e per le colonne sonore da tv.
La discografia non sente di rischiare, vuole puntare sulla sicurezza di un’immagine pulita e ingenuamente talentuosa, tanto delicata ma così forte ogni volta da attirare su di sé l’attenzione di un pubblico e di una competizione. X Factor si riconferma un talent di successo per questo motivo, a voler uscire dagli schemi per affermare la musica meno commerciale e più apprezzata anche dagli addetti ai lavori si rischia di fare altro, ed è giusto che ad ognuno venga offerta la possibilità di rimanere nel proprio ambito. Morgan si riconferma un grande talent scout, ha avuto il piglio di dare una vita estremamente difficile alla sua squadra con scelte fuori dal comune, ma come sempre è stato fatto per lo scopo nobile di poter portare in auge la nuova stella del pop italiano. Che se ne dica di tutti i colori, Michele sarà sicuramente degno della sua posizione nonostante l’etichettatura pop, come del resto lo è stato Marco Mengoni, ancora una volta a distanza di 4 anni grande orgoglio italiano. Arrivato alle selezioni con un pezzo di Cat Stevens, ha cantato un brano dello stesso Morgan, dei Pink Floyd e “Mad World“, Michele ha lottato per conquistare tutto questo, ha imparato come si fa la musica e vanta dei gusti musicali non da 18enne, ma questo è relativo e non dovrà peccare di sentirsi arrivato, come Elio gli consiglia. Cala il sipario sull’edizione dei record, sull’edizione più interattiva e social di sempre, quanti di loro avranno un futuro in musica?
“…..la musica pop ha bisogno del consenso del pubblico e non sognerebbe mai di catapultare un’alternativa valida in discografia….”
concetto troppo generico a mio avviso..
certo questa frase, calata nella realtà contemporanea, ha un senso…. ma non dimentichiamo perche’ , come e quando nacque l’aggettivo pop (che “musicalmente” parlando non significa assolutamente nulla) e ricordiamoci che ci sono stati anni in cui la musica degli “Area & Demetrio Stratos – International POPular Group” era considerata POP anche non avendo per niente il cosenso del “Pubblico” ma piuttosto avendo quello del “Popolo” ….forse oggi è proprio il concetto di “popolo” che e’ cambiato.
Riguardo il futuro discografico di Michele…al primo pelo di barba che gli spunterà, gli cambierà la voce e …adieu 🙂