Will.i.am : “#Willpower”. La recensione

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Will.i.am - "#Willpower" - Artwork

Quando si parla di uno come Will.i.am (al secolo William James Adams Jr.) si sta sempre per entrare su un terreno minato. Uno dei produttori più innovativi e moderni della scena musicale attuale, uno che ha lavorato con grandi artisti moderni e che, per una volta, decide di fare qualcosa per se e che porti il suo nome nei posti più alti delle classifiche discografiche desta sempre una qualche apprensione dal punto di vista musicale, visto che non sai mai cosa potrà inventarti.

Will.i.am ha deciso di puntare tutto sulla modernità e il suo nuovo disco, “#Willpower“, è moderno già dal titolo, provvisto anche di hashtag, il simbolo che viene messo prima delle parole chiave presenti nei cinguettii di Twitter: ascoltando l’introduzione musicale “Good Morning” e la prima canzone “Hello“, che parte alla Deadmau5 e poi si sposta nei territori consoni al rap ed al pop elettronico che ricordano tanto i Black Eyed Peas ultima maniera, direi che siamo proprio nel campo musicale dove il producer americano si trova meglio.

Il disco, in mezzo ai suoi 76 minuti ed alle sue 18 canzoni di pop moderno, patinato ed elettronico, ha anche dei passaggi con dei featuring eccellenti come la famosissima “Scream & Shout” con la rediviva Britney Spears ed il pezzo tormentone “#thatPOWER” con la pop star canadese Justin Bieber.

L’album ha una predilezione per l’elettronica ossessiva quasi techno e per le basi musicali alla Nicki Minaj, ed è questa secondo me la sua più grande debolezza: “#Willpower” è un disco che nel suo complesso punta molto (forse troppo) sul ritmo e sul rap e che spinge sui bassi e sulle ritmiche ripetitive. Ed è un peccato, visto che il disco ha anche delle sue punte di eccellenza caratterizzate da episodi musicali differenti e che mostrano un altro lato di Will.i.am.  Basta ascoltare la pop song “The world is crazy“, l’estivissima e solare “Far away from home“, la chitarristica e molto anni ‘30 “Smile Mona Lisa” e lo swing moderno di “Bang Bang” per capire che la bravura di Will.i.am e la sua poliedricità forse in questo lavoro sono state messe un pochino da parte per una scelta più commerciale e di rendimento.

Will.i.am - "#Willpower" - Artwork
Will.i.am – “#Willpower” – Artwork

L’idea della “scelta commerciale” di “#Willpower” viene rafforzata quando si leggono il quantitativo di collaborazioni e featuring di cui il disco è strapieno (ben 10 canzoni su 18 prevedono interventi di altri artisti). Il fatto che siano collaborazioni di artisti in voga rafforza questa teoria: troviamo Chris Brown ed il suo techno-hip hop di “Let’s go“, la voce quasi irriconoscibile di Miley Cyrus in “Fall down” e l’hip-hop allegro di Baby Kaely e della sua “Ghetto ghetto“.

Nel mentre scrivevo questa recensione, ho scoperto che un pezzo del disco, “Reach for the stars“, è stato inviato dal rover Curiosity quando la sonda americana era sulle sabbie di Marte ed è stata la prima canzone in assoluto ad essere trasmessa da un altro pianeta dopo un viaggio di oltre circa 56 milioni di km, il tutto per un progetto finanziato dalla NASA per avvicinare i giovani alla scienza. E, se devo ammetterlo, la cosa mi ha fatto una strana sensazione. Se Will.i.am è capace di “uscite” di questo tipo, davvero non riesco a spiegarmi la qualità generale del disco che a stento sfiora la sufficienza. Ma forse sono io che non ho raggiunto le stelle con la sua musica.

 

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