L’ultima settimana del mese primaverile per eccellenza si apre con la presentazione di un progetto d’eccezione per la nostra rubrica di The Passenger. When The Clouds è il progetto solo di Francesco Galano, musicista e produttore salernitano, all’attivo con l’Ep d’esordio “The Longed For Season”, primo di una lunga serie di progetti messi su dallo stesso artista dei quali probabilmente sentirete parlare molto. Le idee come la musica sono tutte figlie dei tempi, e per quanto la storia e gli avvenimenti possano influenzare il modo di pensare e di fare musica, la passione e la grande capacità di comunicare dell’universo musicale rimangono immutate. Probabilmente suonerà ancora oggi più innovativo sentir parlare di synth e di strumenti che non hanno corde, ma in quanto a “normalità” lo stesso Francesco ci assicura che la vera avanguardia è il pensiero che muove l’idea di partorire una nuova idea musicale. La tranquillità e la lentezza con la quale scorre la musica di When The Clouds ci accompagna nell’universo variegato di un genere talvolta inesplorato ma tanto apprezzato, che per la maggior parte delle volte viene affidato al lavoro di artisti dal rilievo internazionale. Pensare a questo genere come un prodotto dell’idea di una sola persona è qualcosa di eccezionale e l’impatto emotivo che ne deriva è notevole.
Parlare della musica di When The Clouds è abbastanza riduttivo, o quantomeno è riduttivo voler spingersi a descrivere con le parole comuni ciò che all’ascolto suscita la varietà di colori e sfumature musicali dell’Ep “The Longed For Season“. MelodicaMente ha provato ad ascoltarlo e a trovare le parole giuste per potervi spingervi all’ascolto di uno dei prodotti musicali più interessanti della scena emergente nazionale, ma chi meglio dell’autore di tale meraviglia potrà offrirvi un primo passaggio all’interno della sua ispirazione e della sua produzione musicale?
A Tu per Tu con When The Clouds
La musica di When The Clouds si colloca in quei generi di nicchia che negli ultimi dieci anni hanno colonizzato la discografia internazionale. Quale ispirazione si cela dietro questo progetto così curato tanto da poter essere paragonato a qualche gruppo di rilievo internazionale?
Credo che ci sia una differenza tra “ispirazione” e quelle che definirei le mie influenze musicali; la prima ha a che fare con la dimensione emotiva legata alla fase creativa ovvero la composizione in se, le seconde invece sono la conseguenza di un processo naturale di assimilazione di alcuni linguaggi o in questo caso ascolti musicali. Se per ispirazione intendi quindi i miei ascolti posso dirti che sono molto vari e molti di questi apparentemente sono difficili da rintracciare nella musica che compongo; ad esempio amo molto la musica di alcuni songwriter della scena folk contemporanea americana ma nella mia musica non c’è voce ne tantomeno chitarra acustica però probabilmente l’emotività di uno di questi brani potrebbe influenzare la composizione di un giro di piano o l’armonia di una parte. Spesso “tradurre” in una chiave personale qualcosa di apparentemente lontanissimo per diversità è estremamente stimolante.
La filosofia della musica sperimentale e ricercata viene abbracciata solo da chi nutre molta passione per il genere. Hai intrapreso un cammino molto difficile e riesci a regalarci un insieme davvero straordinario per qualità e ricercatezza. Di solito musica come questa non viene apprezzata dalla massa, ma da un gruppo più ristretto di persone, che se apprezzano lo fanno in maniera del tutto spassionata, dando grandi soddisfazioni.
Come proponi un pezzo d’avanguardia a chi si aspetta l’ordinarietà degli strumenti e delle sessions acustiche?
Non credo di suonare musica “sperimentale”, sicuramente in parte attingo a linguaggi contemporanei ma è qualcosa che ha più a che fare con i mezzi che utilizzo che con una vera e propria intenzione. Un suono elettronico come un glitch o una melodia di synth per me non sono nulla di diverso da una chitarra o un piano; è ovvio che ad esempio, inserito in un contesto di ascolti pop un mio brano può apparire molto diverso e forse “sperimentale” ma questo non vuol dire che lo sia e né tantomeno che sia il mio scopo. Ad ogni modo, rispondendo nello specifico alla tua domanda posso dirti che quando compongo non mi pongo il problema di chi ascolterà miei brani. Quello che conta per me nella musica è che in essa ci siano verità, passione ed onestà e se questa riesce, poi, a diventare veicolo di emozioni, allora i “generi”, immediati o meno che siano, diventano irrilevanti. Di questo ho conferma quando, ad esempio, capita dopo un live, di ricevere complimenti da persone che non hanno alcuna familiarità con questo tipo di sonorità e che magari si sono trovati ad assistere ad un concerto senza sapere cosa avrebbero ascoltato.
Quali sono i progetti futuri che seguiranno The Longed – For Season? Continuerai sull’idea sperimentale di arrivare all’essenza della musica o ti aprirai ad altri tipi di scoperte più immediate?
Mi auguro di non arrivare all’essenza della musica perché probabilmente significherebbe inevitabilmente smettere, ed anche perché non credo esista un’essenza della musica :). In merito alle prossime cose, sto lavorando ai brani del nuovo album e parallelamente porto avanti altri progetti tra cui le musiche per il nuovo film di Stefano Incerti. Sicuramente i nuovi brani saranno il frutto anche queste diverse e nuove esperienze che rappresentano una notevole fonte di stimoli e mi hanno portato a sperimentare soluzioni musicali altrimenti da me inesplorate. Oltre a questo non posso dire molto sul nuovo album; il resto spero lo ascolterete voi…
When The Clouds – “The Longed For Season”: l’ascolto.
Si sprecherebbero nomi grossi dopo l’ascolto di un album del genere, ma evitandovi band dal rilievo internazionale alle quali sicuramente fareste riferimento dopo aver ascoltato l’EP d’esordio di When The Clouds, noi ci teniamo a sottolineare l’originalità e il coraggio di un artista italiano di esplorare le terre nordiche dell’emotività musicale. Spesso la lentezza e la tranquillità musicale vengono abbinate ad una sorta di malinconia dell’animo, ma in questo caso suonano come carillon per adulti, che a dirla tutta ci distendono completamente e ci proiettano in un universo parallelo fatto di colori tenui e parole delicate, se per parole in questo contesto vogliamo intendere battute musicali. La traduzione del linguaggio musicale in emozioni e sensazioni è pressoché impossibile quando si ascolta un prodotto musicale dal notevole carico emotivo, ma per dirne qualcuna la tessitura indietronica di questo album è sicuramente molto più complessa di ciò che potrebbe sembrare. Come lo stesso autore ci ha suggerito, dietro quella che potrebbe sembrare una “sperimentale” voglia di fare musica in realtà si cela una complessa architettura di ispirazioni e passioni, che in effetti vengono percepite sin dal primo ascolto. Tutte le escursioni glitch sono dei piccoli sussulti che ci rialzano dall’ipnotica e tranquilla atmosfera etera che si respira in “The Longed For Season“, così esile e raffinata. Un mondo incantato di folate sintetiche, una fluida ninnananna, un’escursione emotiva: tutto questo è l’esordio musicale di When The Clouds, del quale sicuramente sentiremo molto parlare. Altre parole sono forse anche inutili quando a poter parlare è un EP interessante e tanto emozionante, noi ci abbiamo provato e speriamo di averlo presentato nel migliore dei modi.
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