Vinicio Capossela apre il Festival Abbabula

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Vinicio Capossela | © Valerio Spada

Dopo aver fatto tappa in Irlanda, Inghilterra, Olanda e Francia, Vinicio Capossela porta in Sardegna il suo Rebetiko Gymnastas Tour: il 20 aprile il cantautore si esibirà infatti al Nuovo Teatro Comunale di Sassari inaugurando la 15° edizione di Abbabula, l’unico Festival della Sardegna interamente dedicato alla musica e alle parole d’autore, organizzato dalla cooperativa Le Ragazze Terribili. Abbabula, contrazione della frase sarda “acqua alla gola”, è la creatura più conosciuta della cooperativa che opera dal 1988 nel settore della produzione e promozione di eventi culturali; in 14 edizioni il Festival ha ospitato il meglio della scena musicale italiana con artisti del calibro di Fiorella Mannoia, Ivano Fossati, Carmen Consoli, gli Avion Travel, Caparezza, i Marta sui Tubi oltre a tanti altri artisti di grande prestigio.

Un connubio tra l’universo letterario, a rappresentare il quale  sono saliti sul palco artisti come Arnoldo Foà, Stefano Benni, Massimo Carlotto e Flavio Soriga, e quello musicale che vede la partecipazione di artisti nazionali ed internazionali, il tutto all’insegna della qualità, riconosciuta dal Premio Tenco, che da diversi anni concede al Festival il proprio patrocinio.

Manifesto Festival Abbabula
Manifesto Festival Abbabula

A Vinicio Capossela dunque l’onore di dare il via al festival che poi darà spazio anche a Max Gazzè il 9 maggio, con il Sotto casa tour 2013, e a Niccolò Fabi il 10 maggio, con l’Ecco Tour 2013.  Per tutta la durata dell’evento le piazze della città di Sassari e i siti storici del centro ospiteranno numerosi appuntamenti dedicati non solo alla musica ma anche alle parole d’autore; ricco il programma delle diverse giornate: si parte già dal pomeriggio e si conclude in tarda notte.

Vinicio Capossela | © Valerio Spada
Vinicio Capossela | © Valerio Spada

Il rebetiko è musica nata da una catastrofe, da una grande crisi e da una colossale migrazione – racconta Vinicio Capossela – Da allora ha sempre avuto un contenuto eversivo, ha in sé il cromosoma della ribellione, della rivolta individuale. Rebeta viene dal turco rebet, ribelle, colui che meno si tira indietro quando la città va a fuoco. Il rebeta è uno che resiste, che non si sottomette al meccanismo del consumo e che cerca la sua bellezza altrove. Ha scritto John Berger che la musica iniziò da un grido che lamenta una perdita. Ogni rebete lo sa. Il rebetiko lamenta quello che tutti abbiamo perduto, è un lamento che si canta in coro e si balla da soli. Si officia in luoghi chiusi, dove si beve e si privilegia lo struggimento individuale. E’ musica che viene dal basso, che si condivide a tavola, come un’eucarestia».

 

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