Richie Havens è stato stroncato da un infarto e ci lascia a soli 72 anni con un inestimabile patrimonio culturale e musicale. Colui che è stato il simbolo di Woodstock e il simbolo di una generazione purtroppo lascia per sempre questa Terra, solo a distanza di pochi anni dall’abbandono delle scene musicali. Diventato il simbolo del festival per eccellenza, Havens ha più volte raccontato di aver suonato per primo a Woodstock e di averlo fatto in maniera puramente casuale, solo perché l’artista che era stato programmato aveva avuto dei problemi con gli strumenti. Uno scambio che ad Havens è costato la popolarità in questo senso, facendolo diventare un’icona rock grazie al grido disperato di “Freedom“. Non solo un’icona della musica, ma un esempio per gli afroamericani, un esempio per tutti quelli che si trovano a crescere in quartieri difficili, ma che nonostante questo, mossi dalla passione della musica riescono comunque ad emergere. Chitarrista e cantautore, Havens si è appassionato al folk sin da giovane, complice il background del Village, e si è poi evoluto in un genere personale, che lo ha portato a realizzare cover beatlesiane, a colonizzare i club jazz e a ritagliarsi uno spazio esclusivo in un genere creato quasi apposta per lui.
La famosissima performance d’apertura del primo giorno di quel famoso Woodstock nel 1969 durò quasi tre lunghissime ore, e la parola “Freedom” diventò un inno per quell’occasione, trasposto poi negli anni come vero e proprio canto di libertà. Dopo Alvin Lee un altro pezzo di Woodstock ci lascia, quasi a chiudere una generazione di pilastri musicali che forse non avremo più. Parecchi di voi lo avranno riscoperto grazie alla rivalutazione nella colonna sonora di Django di Quentin Tarantino, ma vi possiamo anche assicurare che nel patrimonio italiano c’è chi ha ben pensato di dedicare una cover a “Freedom”, e noi con Bobby Soul and The Blind Bonobos abbiamo avuto modo di ascoltarla. Il ricordo indelebile di Richie Havens sarà il suo modo di suonare la chitarra in aggiunta all’impressionante senso del ritmo, che lo ha sempre contraddistinto da qualsiasi altro cantautore. Dopo aver calcato i più famosi palchi dei festival di tutto il mondo Havens pochi anni fa aveva deciso di ritirarsi dalle scene musicali, e poche ore fa purtroppo apprendiamo la notizia della sua morte con grande dispiacere. Un modo per ricordarlo ma soprattutto per ricordarci di quello che è stato è l’indelebile “Freedom“, capolavoro di libertà, filosofia, musica e umanità, che solo Havens poteva lasciarci.