Intervistato da Moby Dick, famoso programma radiofonico di Radio Due, in occasione della data a Barcellona con gli Atoms For Peace, Thom Yorke si è lasciato andare ad alcune confessioni riguardo il suo modo di concepire la musica. Tralasciando i programmi per il futuro con la sua band principale, i Radiohead, il frontman britannico ha confessato che per ora non vuole assolutamente conoscere il suo futuro musicale, ma allo stesso tempo ha dichiarato che non metterà limiti a nulla, nemmeno alla sua creatività. Quella che sembra essere ormai l’anima della musica sperimentale internazionale, continua a mietere vittime in questione di musica, e continua a primeggiare per quanto riguarda l’aspetto coinvolgente di live, dischi e produzioni.
Reduce da un tour con i Radiohead davvero pieno di soddisfazioni, Thom Yorke ha da poco pubblicato il lavoro d’esordio con gli Atoms For Peace, formazione parallela che lo vede impegnato al lavoro con Nigel Godrich, Flea dei Red Hot Chili Peppers e Mauro Refosco, dal titolo Amok. Insomma, Yorke è uno di quelli che non riesce a godere dell’attimo tranquillo che possa provenire dal lavoro, e così carico di soddisfazioni ha deciso di mettere mano ai numerosi progetti che colonizzano il suo pc per poter creare qualcosa di straordinariamente nuovo insieme ai suoi compagni di battaglia.
Con gli Atoms For Peace Thom Yorke ha scoperto le meraviglie della musica elettronica e le infinite possibilità di poter scomporre e decostruire le melodie in modo totalmente diverso ogni volta. L’uomo che ha permesso di accendere la scintilla elettronica all’interno della creatività artistica del frontman dei Radiohead è Flying Lotus, famoso per le sue sperimentazioni in materia di elettronica. Yorke confessa che ha provato gusto a giocare con le melodie elettroniche perché si può creare ogni volta in maniera semplice, improvvisando. La bellezza della musica elettronica sta nella meraviglia del processo di creazione, nel passare ore a creare in studio e a sconvolgere qualsiasi schema in sede live, dove puoi mostrare al pubblico con le improvvisazioni qualcosa di creativo e interessante.
L’artista stesso non sa quello che sta per succedere sul palco, ed è come se ogni volta gli sfuggisse di mano la situazione, confessa Thom. Interrogato sulla strana fisicità osservata negli ultimi exploit dei Radiohead e nei video degli Atoms For Peace, Yorke confessa di essersi lasciato ispirare dalla presenza di Flea e dal suo ritmo, altro elemento importante per la musica degli Atoms For Peace. Nigel Godrich confessa che essendo il ritmo una condizione necessaria nella produzione musicale della band, essi hanno necessariamente bisogno di due mostri del ritmo come Flea e Thom, e che lui personalmente si occupa di “riempire i buchi” creati dai due musicisti.
Difficile mettere d’accordo più punti di vista, ma cosa rende così uniformi gli Atoms For Peace? Thom Yorke non va assolutamente d’accordo con la precisione, in contrapposizione con il carattere del resto della band, i cui membri sembrano essere al contrario delle persone precisissime. L’evoluzione di Thom Yorke è partita dai Radiohead per poi tuffarsi nel progetto solista e per sbarcare successivamente agli Atoms For Peace, quali generi hanno potuto subire un cambiamento in questo percorso artistico?
Yorke definisce la musica dei Radiohead sperimentale e melodica, in contrapposizione agli Atoms, molto più ritmici e tecnici, dunque come si fa a mettere insieme armonia e ritmo? Semplicemente lasciandosi trasportare dal ritmo che viene concepito su più livelli, e che ultimamente sembra essere una prerogativa di tutti i musicisti, nessuno escluso. La parte difficile della musica elettronica è riuscirla a concepire in maniera del tutto adeguata all’esecuzione live, ed è in questo modo che Thom spiega il suo passaggio dal progetto solista a quello con gli Atoms For Peace, necessari a codificare un aspetto dell’elettronica altrimenti rimasta bloccata in studio. Amok degli Atoms For Peace è stato concepito per ballare, e Yorke confessa in fondo di adorare la musica da discoteca, anche alla luce del suo passato adolescenziale da DJ. Riguardo la musica pop il leader dei Radiohead giura di non averne più creata dal 1993, tempi in cui Creep andava per la maggiore, e malgrado i risultati delle classifiche attuali, e i successi pop, gli riesce difficile pensare che la gente stia ancora ad ascoltare questo tipo di musica, che non ha nulla in comune con il “popolare“.
Riguardo l’aspetto “green” della sua vita Thom dice di adorare la natura ma che la vita di città sembra essere necessaria almeno in questi ultimi tempi, e che in fondo, appena può, ama evadere dal grigiore metropolitano per poter dedicare un po’ del suo tempo alla natura e all’arte, nonostante sia una schiappa in pittura. Riguardo il ruolo sociale e politico non ha nulla da aggiungere se non che alla fine, esprimere una propria opinione in una situazione di crisi come la nostra sia inutile, e che la situazione sembra andare oltre le sue possibilità. Riguardo il fenomeno in espansione di una particolare attitudine ad amare la musica africana Thom trova affascinante la ripetitività e il ritmo con cui questo genere così terreno tende ad imporsi, un po’ come fa la disco occidentale, ma che in fondo emula solo con dei bassi pompati e sostanze sintetiche. La ripetitività è come se innescasse un viaggio mentale, uno di quei viaggi dai quali non vorresti più tornare ma che in fondo non fa altro che far riscoprire te stesso, in maniera del tutto naturale e pura, servendosi del ritmo e della musica.
Insomma, la mutazione genetica della musica di Yorke è tutta spiegata in questa intervista, durante la quale il frontman dei Radiohead si mostra contento e rilassato. Non essendosi sbilanciato sui Radiohead ovviamente potremmo essere preoccupati, ma in fondo ha anche confessato di non porre limiti alla provvidenza e di essere pronto ad accettare qualsiasi stimolo musicalmente sperimentale che possa spingerlo a ritornare sui palchi live di tutto il mondo.