A The Passenger gli Animal Farm Project ed il loro concetto di etereogenicità

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Questa settimana, per il nostro progetto The Passenger, abbiamo deciso di fare visita ad una band che ha fatto della eterogeneicità la sua bandiera. Gli Animal Farm Project sono un gruppo bolognese nato nel lontano 2003 e che , dopo anni di prove, live e demo più o meno autoprodotti, nel 2009 attira l’attenzione della etichetta Black Fading nella persona di Cristiano Santini (ex-cantante dei Disciplinatha) riuscendo a produrre il suo primo disco ufficiale, “Complicated Lines“.  Il disco grazia alla sua poliedricità attira l’attenzione della stampa specialistica italiana ed estera e viene applaudito dagli addetti al settore, non riuscendo però a raggiungere l’attenzione del grande pubblico. In questo periodo la band vive anche un momento di profonda crisi con la perdita del chitarrista solista della cantante, rimpiazzata da Davide e Barbara, attualmente nel gruppo. Da questo episodio gli AFP ripartono reinventandosi con un sound completamente rinnovato e si ritrovano nel 2012, negli studi della Front Of House, sempre sotto la supervisione di Cristiano Santini, per registrare il loro secondo disco, “The Earth Follows Us“, uscito da pochi mesi ed accompagnato dal primo videoclip ufficiale della band affidato alla regia di Stefano Poletti (Baustelle, Tre allegri ragazzi morti, Nek). Ma il tempo delle nostre spiegazioni direi che è finito ed è arrivato il tempo invece di presentarvi la band di questa settimana, gli Animal Farm Project, attraverso le loro parole.

Animal Farm Project | Pagina Facebook
Animal Farm Project | Pagina Facebook

A tu per tu con gli Animal Farm Project

1) La vostra band ha una storia a dir poco decennale ed ha vissuto alti e bassi, tra cambi di formazione e nuovi ingressi. Come è cambiato il vostro sound ed il vostro approccio alla musica in questo lungo periodo? Cosa pensate sarà il vostro futuro?

1) Diciamo che “ogni lustro ha il suo gusto” e quello che è stato fatto in passato resta una fotografia ben precisa di quello che voleva fare la band in un dato momento anche se poi ha deciso di cambiare rotta. Gli stessi cambi di formazione sono sicuramente degli elementi di rottura con il passato, ma permettono anche di portare linfa nuova all’interno della band a partire dalle influenze musicali vere e proprie, fino ad arrivare al metodo di lavoro in sala prove e in studio.
Al momento stiamo cercando di creare una sonorità propriamente nostra, che ci caratterizzi e faccia in modo che tutti i brani del terzo disco siano riconoscibili come nostri fin dal primo ascolto. La parte difficile sarà farlo senza diventare monotoni e mantenendo alta la qualità dei singoli pezzi, ma ci piacciono le sfide!

2) Dite che l’eterogeneicità è uno dei vostri punti di forza e, ascoltando il disco, si nota come comvivano al vostro interno varie anime, dal pop all’alternative rock fino a punte di elettronica. Come fate a far convivere queste differenti visioni musicali?

2) Questo elemento deriva in gran parte dal fatto di essere in sei elementi… Quando si è così tanti viene da sè che, avendo ognuno gusti e idee personali, si creino discussioni e ogni tanto si debba scendere a compromessi. Spesso però capita che da tante teste saltino fuori anche soluzioni trasversali a cui non saremmo mai arrivati da soli e questo probabilmente è la causa scatenante delle diverse sonorità.
Mischiare i generi è in un certo senso il motivo per cui è stata inserita la parola “project” nel nome. Per noi è a tutti gli effetti un progetto a cui partecipare tutti assieme assemblando pezzo per pezzo ogni brano, cercando sì di raggiungere un obiettivo (nel terzo disco sarà una la creazione di una sonorità più compatta) ma anche di essere originali nel farlo e ponendosi meno limitazioni di genere e stile possibili.

3) Nel vostro disco è presente una una sola canzone in italiano, “Dieci gocce di veleno”.Quale è la sua genesi? Cosa vi ha spinto ad inserirla nel disco?

3) “Dieci Gocce di Veleno” è nata prima come brano strumentale e solo successivamente Barbara vi ha inserito una linea vocale ed un testo. La scelta della lingua è stata fatta da lei personalmente ed è stata inizialmente molto contestata, in quanto l’inglese ci è sempre sembrato la soluzione più ovvia per il tipo di musica che volevamo fare. D’altronde il risultato ci è sembrato più che soddisfacente e si può dire tranquillamente che ci ha aiutati a rompere questo tabù aprendoci una strada nuova per le composizioni future. Chissà che il prossimo disco “Animale” non veda un cambio di rotta proprio in questo senso…

“The earth follows us”: la recensione e l’ascolto

Prima di tutto vi presentiamo i canali ufficiali attraverso cui potrete ascoltare i brani della band: eccovi qui di seguito la loro pagina Facebook ufficiale.

Detto questo, parliamo un pochino del loro ultimo disco, “The Earth follows us“: il disco mostra come primo carattere distintivo proprio l’etereogenicità e l’ecletticità di questo sestetto emiliano (Barbara Betocchi, Davide Reniero, Fabio D’Aniello, Ivan Gagliano, Adriano Primaverile, Daniele Gironi) che rimane sempre nei binari di un certo indie rock permettendosi però puntate nel rock e nell’alternative sempre con il cuore saldo e con ben chiaro in mente quale sia il punto di partenza.

Il disco, composto da 11 canzoni per 51 minuti di ascolto, scorre in maniera assolutamente piacevole e la sua poliedricità non è un ostacolo per l’ascoltatore, che si trova come in un virtuale giro sulle montagne russe, tra momenti più tranquilli (“Your favourite thing” e la titletrack) e sperimentazioni più ardite e particolari (la sperimentale “Six 2 Nine” e l’hard rock “You get what you believe in“) fino alla fine del viaggio tra le braccia tranquille e rassicuranti del pop (“One day“). Il disco, cantato completamente in inglese, presenta una sola canzone in italiano, “Dieci gocce di veleno“, che paradossalmente è una piccola perla, una sorta di preghiera laica dal sapore dark. Il disco ha nella testa e nella coda i suoi episodi secondo me migliori, con l’iniziale “The Pill” che si rivela un ottimo lavoro rock e che richiama alla mente altri gruppi come i Regardless of me e la conclusiva “Searching“, una rock ballad dove la fanno da padrona la voce di Barbara e la chitarra di Davide, proprio i due ultimi ingressi che hanno saputo dare nuova linfa vitale al gruppo.

In questo momento, gli Animal Farm Project sono impegnati con una intensa attività live: chi potesse e volesse ascoltarli, siamo convinti che non rimarrà deluso.

Barbara Bettocchi: Voce
Davide Reniero: Chitarra Solista
Fabio D’Aniello: Chitarra Ritmica
Ivan Gagliano: Tastiere e Synth
Daniele Gironi: Batteria
Adriano Primaverile: Basso

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