Arte e musica vanno di pari passo, ma quando a pagarne le conseguenze sono la pazienza e la tranquillità dell’animo umano allora forse la cosa giusta da fare è quella di metterle in pausa per un attimo. Ragnar Kjartansson, famoso artista islandese ha pensato ad una di quelle installazioni che mettono a dura prova chiunque abbia una fragile attitudine a resistere alle cose, e dette in parole povere ha messo a dura prova fan, artisti e museo. “A Lot of Sorrow” è il titolo dell’installazione che si è tenuta ieri al MoMa, e i protagonisti di tale installazione non sono oggetti simbolici e ricchi di un significato criptico impercepibile, ma gli elementi messi in scena sono i The National, la band di Matt Berninger. Sul fatto che la bella presenza abbia potuto contribuire alla buona riuscita dell’installazione non ci piove, ma quando poi veniamo a scoprire che la protagonista non è assolutamente la statuaria presenza del cantante della band, la cosa comincia a puzzarci, e venire a sapere che la vera e propria installazione è la performance in sé di alcuni brani dei The National, insomma non ci scuote più di tanto.
Il problema però è che l’installazione prevedeva sei ore di performance, e per chi è amante di questi tour de force ricchi di forza musicale e resistenza titanica non è nemmeno uno scandalo, ma voi pensate a suonare per sei ore lo stesso brano? Rovistando tra la discografia dei The National, per quanto potessero avere una perenne aura malinconcia su tutte le tonalità e i brani di loro produzione, di certo Lit Up e qualche altra parentesi felice la troviamo, ma purtroppo nessuno di questi brani dall’appena percepibile felicità è stato suonato per sei ore.
La mezza dozzina di ore di performance è stata totalmente dedicata al brano “Sorrow“, struggente parentesi del fortunatissimo “High Violet“, album del 2010. Il 5 Maggio al MoMa PS1 di New York da mezzogiorno alle sei del pomeriggio, dunque, la band di Matt Berninger ha suonato per bene sei ore di fila il brano “Sorrow“. Suona un po’ come una batosta musicale questa, ma si sa che gli artisti hanno un animo sensibile, e volendo dire la questione a noi è sembrata più problematica che altro, probabilmente intaccheremmo la sensibilità artistica di Kjartansson. Alla vigilia dell’uscita del nuovo album e dell’inizio di un nuovo tour immaginate i The National quanti giorni di riposo abbiano preso dopo questa sfacchinata, ma cosa avrà significato?
Beh l’intento dell’artista era quello di espandere quasi all’infinito una singola canzone, per poter consolidare con l’esecuzione ripetitiva una scultura di fondo presente in tutti i suoni. Fortunatamente i visitatori hanno potuto ascoltare pochissimi minuti della performance, a causa del luogo piccolo, per poter facilitare la visione e l’ascolto, rendendo accessibile l’area a pochi visitatori alla volta. Per quanto si possano amare alcuni artisti è indubbio che oltre alla profonda espressione dell’arte musicale, viene messa a dura prova la pazienza degli artisti, soprattutto in un momento di grande pressione come questo, soprattutto per i The National. Chiunque abbia visto un continuo aggiornamento sui social delle ironiche impressioni del frontman Berninger oggi può dare una spiegazione a tutti quei ripetuti “encore” al MoMa. Sei ore non sono bruscolini e Sorrow non equivale nemmeno un po’ alla messa in loop di “Get Lucky“. Ci vediamo il 20 Maggio con Trouble Will Find Me, sperando non sia una sola, lunga, ripetitiva performance di un unico brano. I The National saranno in Italia per due date live la prossima estate, speriamo non abbiano in scaletta una continua esibizione di Sorrow…
The National – Trouble Will Find Me tour Italia:
- 30 giugno 2013, Auditorium Parco della Musica – Roma
- 1 luglio 2013, City Sound, Ippodromo del Galoppo – Milano