The Emerald Leaves: “The Emerald Leaves”. La recensione

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Quando si pensa al concetto di musica in movimento più volte si fa riferimento a quel genere che nonostante sia statico e strumentale, racchiude al suo interno un cuore pulsante e fluttuante.

The Emerald Leaves è il nome di chi ha cercato di esordire dando spazio al proprio flusso musicale, in accordo con una buona dose di psichedelia, complice un rapporto morboso con la strumentazione degno del paragone con una grande storia d’amore. La scena musicale italiana sembra essersi diversificata ultimamente, offre sempre più una scelta ampia di generi e sfumature che quasi ci riesce difficile individuare un gruppo dal carattere internazionale da uno di produzione nostrana. Più volte facciamo riferimento alla discografia estera alludendo ad una qualità superiore e ad una produzione più accurata, ma in un caso come questo, e come tanti altri, The Emerald Leaves fa la differenza.

Un trio che si fonde in un’unica anima e in un genere solo, con un unico pensiero musicale e una coralità di sfumature che quasi si fa fatica a distinguerne le parti. Sussurri a volte terrificanti, basi musicali drammatiche ma che allo stesso tempo trasmettono calma e si fanno sempre più ripetitive, un ascolto complesso ma piacevole, architetture che si snodano piano fino a vagare per lande inesplorate.

The Emerald Leaves Live © Facebook
The Emerald Leaves Live © Facebook

Definirla semplice elettronica potrebbe essere un rischio che pochi preferirebbero correre, in realtà quello degli Emerald Leaves è un concetto più complesso, molto più variopinto e intrecciato con una moltitudine di sentimenti che solo al ripetuto ascolto possono venire fuori. Non è immediato sin dall’inizio, si fa un po’ fatica ad entrare in quest’intreccio musicale, ma dopo averne colto la chiave di lettura risulta essere una piacevole parentesi musicale.

Molte pause, tempi allungati e linee che si tracciano infinite, questo sembra essere il carattere di un esordio che sembra già raccontarne delle belle. In fondo abbiamo bisogno di un’identità musicale ben definita e unica, e quello che affonda radici nel krautpop indipendente potrebbe essere il sentiero giusto da intraprendere. Un po’ Foals, un po’ nostrani Julie’s Haircut fino a toccare i War On Drugs, il paragone non viene difficile, ma fortunatamente i The Emerald Leaves hanno una sfumatura caratteriale unica, che permetterebbe di riconoscerli tra tanti.

Piacevolmente sorpresi da un esordio breve ma intenso attendiamo buone nuove dal trio di Fano, con l’augurio che un’outsider possa prendere sempre più piede in una collezione musicale uniforme e poco diversificata.

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