The Asteroids Galaxy Tour, rivelazione dell’estate

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Anch’io sono fatta di carne ed ossa come tutti, anche io sono umana ed anche io ho delle canzoni che proprio mi stanno antipatiche e non riesco ad ascoltare. Una di queste è The Golden Age” degli Asteroids Galaxy Tour. Avete presenta la pubblicità di quella birra in cui un tizio strafenomeno e amato da tutti entra ad una festa, dà sfoggio di tutta la sua abilità e simpatia ed alla fine si mette a cantare sulle scale con una ragazza minuta con un grande cesto di capelli biondi in testa? Ecco, quella è la canzone che non sopporto. Ogni volta che la sento alla radio, è più forte di me, devo girare, mi viene l’orticaria a starla ad ascoltare anche solo per due secondi.

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Asteroids Galaxy Tour/ Pagina Facebook
Ma oggi ho deciso di fare la persona matura e professionale, quella che ascolta le canzoni dall’inizio alla fine e poi le giudica. Risultato: maturamente e professionalmente parlando, continua a non piacermi. Continuavo però a sentire un senso di colpa verso quella piccola cantante dalla voce stridula che mi graffiava le orecchie, così mi sono messa a cercare su internet informazioni su chi sia questo gruppo, cosa abbiano fatto e quali altri brani abbiano inciso. Gli Asteroids Galaxy Tour sono un duo danese composto dalla già citata ragazza, di nome Mette Lindberg, e dal produttore ed autore Lars Iversen. Formazione essenziale che nei live si fa accompagnare da musicisti di altra sorta. Hanno inciso un solo album due anni fa, “Fruit”, ed un ep live esclusivo su iTunes. “Fruit” si compone di 10 tracce, tra cui la mia adoratissima “The Golden Age”, che ho però deciso di ignorare per non compromettere il giudizio.Sono quindi andata a cercare in giro per la rete qualche altro loro pezzo. Ne ho ascoltati 3 scelti casualmente solo dal nome e devo dire che mi hanno sorpresa: a parte il fatto che non riesco a capire dove wikipedia abbia pescato la definizione di Rock psichedelico e Alternative rock che gli ha attribuito, quello che ho sentito non era niente male! La voce della cantante non è poi così gracchiante (o forse l’orecchio ha cominciato ad abituarcisi?) ed erano anche carine come canzoni. Genere pop, qualche sprazzo indie quà e là per dar colore. “The sun ain’t shining no more” ha un gusto retrò che nel nostro bel paese mi ricorda Nina Zilli, è quella che ho preferito nel mio breve ascolto. “Lady Jesus” ha un’aria lievemente più cupa con bassi e batteria incalzante che contibuiscono a dare corpo ad un brano leggero ma comunque piacevole. Infine, il mio excursus a Copenaghen si è concluso con “Around the bend” bel ritmo, di quelli che fanno battere il piede, coinvolgente. Mi sono dovuta ricredere sugli Asteroids Galaxy Tour, non sono da bocciare come inizialmente credevo, a dimostrazione che nella musica, come in tutti gli ambiti della vita, non bisogna mai fermarsi alle prime impressioni: molte volte fare un tentativo e buttarsi in mondi che non ci colpiscono a primo impatto, porta a risultati inaspettati. Non che si siano inseriti nella lista dei miei gruppi preferiti, ma di sicuro ne stimo lo stile ed il gusto molto più di prima. Insomma, va a finire che la canzone più brutta di tutto l’album, è l’unica che in Italia i più conoscono (ed apprezzano, anche se non capisco perchè) e lo dobbiamo ad uno spot pubblicitario. Potere dei media… o della birra?

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