Dopo la ben nota vicenda del Teatro Valle di Roma, occupato dallo scorso Giugno quando i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo hanno dato il via ad una lotta autorganizzata controgli attacchi al mondo dell’arte e contro i tagli alla cultura, anche il Teatro Garibaldi di Palermo, dalla mattinata di oggi è luogo di una protesta che ha portato una sessantina tra artisti e lavoratori dello spettacolo ad entrare nello storico teatro situato nel quartiere La Kalsa, chiuso nel 2008 per lavori di restauro e mai riconsegnato ai cittadini
Per vigilare sulla situazione del Teatro Garibaldi occupato, agenti di polizia in tenuta anti sommossa sono schierati all’ingresso della struttura che, inaugurata nel 1861, dopo i lavori di restauro non ha mai ripreso le sue attività.
I manifestanti, che hanno affisso uno striscione con su scritto “Teatro Garibaldi aperto”, hanno costituito un comitato e diffuso un Manifesto per la Cultura attravero il quale hanno chiarito le ragioni della protesta: “Uno spazio destinato alla cultura non può chiudere per ragione alcuna. La sua assegnazione e la sua vita devono essere garantite da criteri di gestione trasparenti e rigorosi, nel rispetto del valore dell’arte in tutte le sue forme di espressione. Per questo restituiamo oggi alla sua naturale funzione il Teatro Garibaldi: l’ennesimo spazio negato alla città, un luogo che ci appartiene come cittadini e come lavoratori dello spettacolo, della cultura e dell’arte ” scrivono i componenti del Comitato Teatro Garibaldi Aperto, che rivendicano il dovere di “difendere il patrimonio artistico del nostro Paese, il dovere di sottrarlo alla gestione clientelare e priva di progettualità”.
Una protesta a sostegno della quale gli occupanti chiedono l’appoggio della cittadinanza invitata ad aderire alla lotta e partecipare all’azione che mira a riconsegnare ai cittadini il Teatro. I manifestanti, lavoratori dello spettacolo, si rivolgono al Comune di Palermo e agli enti locali chiedendo di essere riconosciuti interlocutori indispensabili nelle scelte politiche che riguardano il settore e invocandone il massimo impegno nello stanziamento di fondi da destinare alla cultura, “un regolamento che disciplini l’assegnazione degli spazi teatrali e il monitoraggio di tutte le attività finanziate”.
“Una società che non valorizza la cultura e l’innovazione non ha la sensibilità e la capacità necessarie per custodire il proprio patrimonio e non scommette sul proprio futuro” – conclude il Manifesto ribadendo una verità che la politica sembra non voler ascoltare.