Storm Thorgerson, i celebri artwork alla Biennale di Venezia

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The Gathering Storm-the Cover art of Storm Thorgerson - Artwork

Si intitola “The Gathering Storm – the Cover art of Storm Thorgerson” la mostra/evento interamente dedicata a Storm Thorgerson e sarà in scena alla Biennale di Venezia dal 23 Ottobre al 24 Novembre prossimo, per un’esposizione definita collaterale all’interno del Padiglione Bangladesh. Fotografo, designer, genio visionario della grafica Made in UK è stato tra i principali fautori di diffusione della musica su supporto fisico, realizzando negli anni celebri artwork per altrettanti intramontabili lavori discografici: nel suo palmarès annoveriamo AC/DC, Led Zeppelin, Pink Floyd, Peter Gabriel, Alan Parson, Audioslave, The Cranberries, Dream Theatre, Europe e non ultimi i MUSE.

L’universo che ruota attorno alla figura di Storm Thorgerson non è di facile definizione: fra tutti ha intuito la potenza che le immagini sono in grado di suscitare nello spettatore. Le sue produzioni hanno trovato spazio proprio nell’epoca in cui prendeva piede – sempre più – l’idea che gli artwork degli album dovessero trovare corrispondenza con i contenuti degli stessi; non a casa proprio in questi anni assistiamo al ritorno in auge di questa filosofia.

The Gathering Storm - the Cover art of Storm Thorgerson - Artwork
The Gathering Storm – the Cover art of Storm Thorgerson – Artwork

La mostra/evento  “The Gathering Storm – the Cover art of Storm Thorgerson” (che si svolgerà contemporaneamente anche a Londra) è realizzata da ARTEUTOPIA – Milano in collaborazione con Storm Studios – Londra e Leonart Gallery – Conegliano: per l’occasione offrirà un importante supporto il Floyd Museum esponendo importanti pezzi da collezione; in merito ricordiamo che la stessa associazione ha organizzato quest’anno a Padova una mostra interamente dedicata al mondo dei Pink Floyd in occasione dei concerti tenuti da Roger Waters in Italia.

Queste la parole di Luigi Pedrazzi fondatore di ARTEUTOPIA:

Lo incontrai la prima volta in  galleria a Milano. Arrivò in taxi,  e sembrava  quasi timido e impacciato. Era l’inverno del 2004 e Storm portava evidenti i segni della grave malattia che lo aveva colpito poco tempo prima.

Ero affascinato da  quell’energia irrazionale e quasi magica che scaturiva dalla sua immaginazione, e da quella capacità incredibile di riuscire sempre a vedere un lato “diverso” della realtà, ed a crearlo, fisicamente, nei suoi set fotografici fino a renderlo vero nelle sue immagini  elegantissime e surreali. Il difficile era spiegare alle migliaia di giovani che guardavano le sue immagini che non erano realizzate con il computer.

“It is more difficoult, more expensive, but LOOKS BETTER”! diceva soddisfatto, e se la rideva a vedere i visi increduli dei giornalisti e dei giovani fotografi.

Quando andavo a Londra, nel famoso “Studio” per selezionare le immagine o per discutere di contratti  e progetti,  passavamo  il pomeriggio nel pub di sotto,  a chiacchierare di politica o di musica. Tanto sapevamo entrambi  che in ogni caso, un minuto dopo che avessimo definito uno straccio di ipotesi di lavoro, avremmo cambiato idea , e che “pianificare” era una attività noiosa. Il bello è che poi le cose andavano tutte nel modo migliore.

Storm ha sempre difeso,  praticato e rivendicato la libertà di creare senza confini e senza regole. Utopia e sogno, solennità e magia risolte in un iperrealismo visionario hanno conferito al suo lavoro quella straordinaria forza evocativa e provocatoria che sono nel DNA stesso della musica rock, ma accompagnati sempre da  quella ineffabile  ironia che lo ha sempre contraddistinto.

E oggi che non c’è  più, dopo tanti anni  di lavoro insieme,  “the Storm’s way of life” rimarrà per me e per noi tutti una esperienza irripetibile di vita.

 

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