In principio furono i Green River, poi diventarono i Mother Love Bone, infine come preludio di una carriera già annunciatasi ricca di risvolti arrivarono i Pearl Jam.
Fu l’esplosione del Seattle Sound, il diffondersi di quella che poi sarà la principale corrente musicale degli anni 90, e che ancora oggi, nonostante la dissolutezza di fondo con la quale è nata, la ricordiamo come la madre di numerosi sottogeneri, figli di una sola musica madre, della quale Pearl Jam sembravano essere i massimi esponenti. Una band che ha resistito a tutte le correnti “stupefacenti” e a tutto il burrascoso cambiamento discografico, una band che ha attraversato un ventennio, e che ancora oggi fa tremare le ginocchia e fa vibrare l’animo dei suoi fan. I Pearl Jam sono in mostra a Roma all’Auditorium Parco della Musica, sono in mostra con degli scatti fantastici che ripercorrono a piccoli passi quella che è stata l’ascesa di uno dei gruppi che ha scritto la storia del grunge.
“Ten” ha reso giustizia alle ispirazioni della band, ed è stato l’album primo ad inaugurare una carriera attualmente ventennale, ed è uno dei migliori album di debutto di sempre. “Alive“, “Jeremy” e “Black” sono delle pietre miliari della storia del rock che poi porteranno la band di Seattle a scalare le classifiche e girare il mondo, colonizzando tutti gli angoli musicali di quel decennio d’oro, pluripremiati con dischi di platino. Attualmente i Pearl Jam vantano più di dieci album e numerosissimi bootleg, e il ricordo della loro musica costantemente rinnovata ma rimasta immutata nella filosofia di fondo vive ancora nei cuori di chi ha assistito ai loro live, pensandoli ancora con gli occhi lucidi.
Gli scatti sono stati raccolti da chi ama da una vita la band e che ha deciso di dare forma alla prima mostra interamente dedicata alla band di Seattle, con il benestare del frontman più famoso degli anni 90. Partiti da piccole stanzette di registrazione, passando per gli scatti rubati e finendo ad immortalare tutte le scalate di palcoscenico di Eddie Vedder la mostra ha raccolto più di 60 scatti da tutto il mondo, tramite un concorso preliminare conclusosi pochi giorni prima dell’apertura ufficiale della mostra. Nata per mano di Paola Contino e Gianmaria de Gasperis, “Five Horizons” nasce dopo un incontro casuale a Berlino con Eddie Vedder lo scorso anno, e inaugurata pochi giorni fa vanta anche la firma degli illustratori Brad Klausen e Ben Brown per la creazione di una locandina esclusiva.
Dalla straordinaria performance al Lollapalooza del 92 fino all’esibizione del 2002 alla Key Arena di Seattle con “Do The Revolution” passando per l’esibizione del 2003 al Madison Square Garden e lo show all’Arena di Verona del 2006, è incredibile quanto si sia evoluta la voglia di Eddie Vedder di entrare pienamente a contatto con il suo pubblico e di renderli partecipi dei suoi sentimenti di grandezza musicale. Eddie Vedder ha la mania di varcare le soglie dell’altezza per far provare ai suoi fan l’ebrezza di un live e il brivido del fiume di gente che è lì per ascoltare la tua musica ed essere parte del tuo show. L’importante è connettersi il più possibile con gli spettatori durante un concerto, per questo Eddie più volte abbandona il suo “stage” per tuffarsi tra la folla e raggiungere altezze vertiginose. Un frontman fuori dal normale, uno di quelli che dona corpo e anima alla musica, che lo fa in maniera viscerale e che lo farà fino alla fine dei suoi giorni.
Partiti da ragazzini e diventati adulti i Pearl Jam attraverso luci differenti e prospettive differenti degli scatti fotografici vengono raccontati dagli occhi di chi li segue da sempre e lo farà ancora per tanto tempo. Tante sono le espressioni che si incrociano scrutando gli scatti presenti all’Auditorium di Roma: entusiasmo e contentezza per tutti coloro i quali assistevano ai loro live, sudore e fatica nel viso dei musicisti che hanno scritto la storia di un genere, ma l’adrenalina e le sue scariche presenti sui movimenti del corpo che sembrano trasparire dalla staticità fotografica. Sacrificio e dedizione, ma anche tanta passione e tanta voglia di trasmettere, tutto questo ha fatto sì che i Pearl Jam arrivassero in questo modo fino a noi e che lo facessero alla maniera che più gli si addice. Annoverate tra le migliori band ad esibirsi live, ma affiancati più volte al nome di Alice in Chains e Nirvana i Pearl Jam hanno scritto non solo una pagina di storia della musica, ma anche il diario di una generazione di seguaci di oggi come lo era stato ieri.