Sono solo canzonette: Martha – Tom Waits

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Quando uscì il suo primo album, “Closing time”, Tom Waits aveva appena 24 anni. Il suo lavoro di debutto piacque, anche se non riscosse lo stesso successo dal punto di vista economico. Ma, hey, cosa ti aspetti? È il tuo album di debutto! In realtà “Closing time” è una pietra miliare del rock e del blues, è ancora più che apprezzato e contiene brani come “Ol’ 55”, “Ice cream man” e la romantica “Martha”. Sebbene fosse giovanissimo all’epoca in cui lavorò all’album e alla canzone, Tom Waits scrisse questo brano pensando ad un amore finito, raccontato attraverso la telefonata di un uomo alla sua vecchia fidanzata, a quarant’anni di distanza dal loro ultimo incontro. Se fosse successo in questi ultimi anni, forse Tom Frost avrebbe contattato Maria De Filippi per cercare la sua Martha a “C’è posta per te”, per farle la sua dichiarazione d’amore circondato da bambini che portano lanterne e orsetti di peluche.

Tornando alle cose serie: il Tom Waits di allora aveva ancora molta strada da fare e molte sigarette da fumare (tant’è che aveva una voce che per molti oggi sarebbe irriconoscibile) e, nonostante questo, si sentiva molto più grande rispetto alla sua vera età. Lui stesso, con la sua irresistibile ironia, ha raccontato di essere nato sul sedile posteriore di un taxi giallo, con la barba già da radere. Nel 1973 Waits era, evidentemente, grande e maturo abbastanza da avere la sensibilità di raccontare in maniera poetica e struggente una relazione conclusa per un amore rimasto vivo, a dispetto del tempo passato. “Martha” è una poesia raccontata attraverso le parole di un uomo, Tom Frost, che ricorda un periodo spensierato della sua vita.

Tom ricorda, infatti, una storia d’amore tra due persone molto giovani e spensierate, che non si preoccupavano del domani. “We packed away our sorrows and we saved them for the rainy days”: le paure da lasciare ad altri momenti, in quei giorni di “rose, poesie e prose”. All’inizio della “telefonata”, Tom Frost non è sicuro che Martha si ricordi di lui dopo tutto questo tempo. Racconta di essersi sposato, lasciando intendere che il matrimonio sia finito, e sappiamo anche lei è sposata, ha avuto dei figli. Tom chiede di loro e del marito e si dice sollevato, perché pensa che sia una fortuna che lei abbia trovato qualcuno che l’abbia fatta sentire sicura. Waits sottolinea, quindi, il fatto che un amore nato in età così giovane si sia chiuso con molta probabilità per l’immaturità del protagonista della canzone. Le strade si sono separate ma, a quarant’anni di distanza, il nostalgico Frost ammette i propri sbagli, sperando di poter incontrare Martha di persona e poter parlare della loro vita ammettendo, sul finale, di amarla ancora. La storia di “Martha” è quella di un uomo messo alle strette dall’avanzare dell’età, che guarda al passato con una certa nostalgia. Una sorta di proiezione di Waits nel futuro, intrisa di quelle atmosfere fumose, cupe e malinconiche che da “Closing time” in poi hanno contraddistinto e definito la carriera dell’artista. “Martha”, che ricorda anche quanto sia importante parlare per tempo dei propri sentimenti, senza rimpiangere nulla, è una delle più belle dichiarazioni d’amore che siano mai state fatte.

Le versioni degli altri

All’epoca in cui uscì “Closing Time”, Tom Waits era ancora praticamente sconosciuto ma si era creato quello che si potrebbe definire un buon giro. All’età di 14 anni Waits iniziò a lavorare come cameriere al Napoleone’s Pizza House (come racconta in “The Ghosts of Saturday Night”). Continuò a lavorare per diverso tempo ma fu quando si ritrovò al Heritage Coffeehouse di San Diego che ebbe più di un’occasione per esibirsi sul palco. Aveva una grande passione per la musica che, man mano che i consensi del pubblico crescevano, decise di inseguire con convinzione, unendola ad un’altra grande passione: la cultura beat. Nel 1971 il produttore della Asylum Records Herb Cohen notò il talento di Tom Waits nell’iconico Troubadour di Los Angeles. Cohen intercettò Tom Waits, aprendo la strada alla produzione del primo album, “Closing time” appunto. Si dà il caso che il Troubadour fosse frequentato da gentaglia del calibro di Bruce Springsteen e Tim Buckley. Quest’ultimo, che allora era molto più conosciuto rispetto a Tom Waits, ha contribuito al successo di “Martha” facendone una cover pubblicata nel suo ottavo album, “Sefronia”, uscito nel 1974. A proposito di cover, nel 1979 Bette Midler ne realizzò una per il Saturday Night Live. “Martha” è stato ripreso anche da Meat Loaf, che ne ha inserito una cover nel suo album “Welcome to the neighborhood”.

Quando Tom Waits scrisse “Martha”, pensando ad un uomo solo e ai suoi rimpianti, di certo non aveva ancora idea dell’impatto che avrebbe avuto sulla musica a venire (e non solo quella), né tantomeno che avrebbe avuto una carriera così prolifica. E a proposito di influenze musicali: qualcuno ha fatto notare che il tormentone “Hello” di Adele, uscito nel 2015, ricorda molto la telefonata di Tom Frost. Adele ha scritto il brano con Greg Kurstin che, intervistato da Entertainment Weekly nello stesso anno, disse che certamente si erano ispirati alla canzone di Tom Waits ed altri storyteller, per entrambi importanti punti di riferimento.


Foto via Unsplash

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