Sono solo canzonette: Everybody hurts – R.E.M.

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Tutti fanno del male, tutti soffrono. “Everybody hurts” sintetizza in poche parole quello che tutti proviamo nella vita di tutti i giorni.

Quello della sofferenza è uno degli argomenti di punta dell’intera discografia mondiale. Il dolore ha bisogno di valvole di sfogo e ha fatto nascere moltissime canzoni. Il dolore, poi, può essere di tanti tipi, più o meno grave, a seconda di chi lo sta vivendo e di quello che accade. Ma una cosa è certa, come dice il titolo della canzone: tutti soffrono. È universale.

I R.E.M. hanno ottenuto un grande successo quando il brano uscì nell’aprile del 1993. La canzone è stata scritta dall’ex batterista del gruppo Bill Berry, che se ne andò nel 1997 e scelse di continuare la sua vita come agricoltore. Ha regalato al mondo un brano che ha aiutato moltissime persone, come ha raccontato lo stesso Michael Stype. “Everybody hurts“, arrangiato da John Paul Jones dei Led Zeppelin, è diventato una sorta di inno per le persone afflitte dalla sofferenza, che stanno immaginando il peggiore degli scenari. “Hold on“, ripetuto insistentemente, li invita a resistere e a trovare un modo per andare avanti. Stype aveva parlato di questo importante aspetto in un’intervista rilasciata a Mojo. Aveva raccontato di aver ricevuto lettere da alcune persone che lo ringraziavano, perché grazie al brano erano riuscite ad andare avanti.

Il video di Jake Scott

Anche il video di “Everybody hurts” è diventato molto famoso (e pluripremiato). È diretto da Jake Scott, figlio del regista Ridley Scott, e ha qualche richiamo de “Il cielo sopra Berlino”. Mostra un ingorgo stradale sulla Interstate 10 di San Antonio, Texas. Vengono mostrati, attraverso i sottotitoli, i pensieri delle persone chiuse negli abitacoli. Tutti condividono uno stato d’animo negativo ma lentamente le cose cambiano, in contemporanea i passeggeri si alzano e lasciano le loro macchine.

Come già detto, “Everybody hurts” è una canzone contro il suicidio, che invita le persone a cercare supporto e a non mollare. L’autore, Berry, disse che l’aveva scritta pensando alle persone che credono di non avere più speranze. Il tono malinconico e sofferente del brano ha portato la PRS for Music (che tutela i diritti d’autore dei musicisti britannici) a includere la canzone dei R.E.M. tra quelle maggiormente capaci di far commuovere un uomo adulto. Insieme a questa ci sono “Tears in heaven” di Eric Clapton e “Hallelujah” di Leonard Cohen. L’importanza del brano si è riconfermata nel 2010, quando ne è stata realizzata una cover per raccogliere fondi per Haiti, ormai devastata dal terremoto. Lo Stato del Nevada, che ha un alto tasso di suicidi soprattutto tra gli adolescenti, ha riconosciuto l’utilità della canzone e ne ha consigliato l’ascolto ai ragazzi in difficoltà. Uno dei rari casi in cui è stato concesso l’utilizzo del brano in chiave comica è stato per un episodio di “The Big Bang Theory“, quando Amy rimane senza amiche e decide di consolarsi intonando la canzone dei R.E.M. suonando l’arpa.

Photo by Mitchell Hollander

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