Nel 1995 gli Oasis erano all’apice del loro successo ed erano pronti a rilasciare uno degli album più apprezzati della loro carriera.
Si tratta di “(What’s the Story) Morning Glory?” che contiene brani celebri come “Wonderwall” e “Champagne Supernova” e anche la celeberrima “Don’t look back in anger“. Una canzone nata quasi per caso, o comunque in tempi molto ridotti, destinata a diventare uno dei più grandi successi dei fratelli Gallagher. Conosciuti per il loro carattere per niente facile, i Gallagher litigarono anche in occasione dell’uscita di questo album e di questo brano. Nel periodo delle registrazioni, infatti, gli Oasis rischiarono di non esistere più. Tra tira e molla, oggi lo sappiamo, sono riusciti a resistere ancora per un bel pezzo prima della separazione definitiva. Nel 1995, tuttavia, uno dei motivi di litigio fu la scelta su chi dovesse cantare “Don’t look back in anger” e chi invece “Wonderwall”. Quest’ultima fu scelta da Liam. Era Noel a scrivere la maggior parte dei pezzi e “Wonderwall” era dedicato alla fidanzata dell’epoca, Meg Matthews (che poi divenne sua moglie), tuttavia accettò di cantare l’altro pezzo. Per la prima volta Noel era il cantante principale di un brano degli Oasis – di quello che oggi è considerata una delle canzoni simbolo del britpop e uno dei ritornelli più conosciuti della storia della musica.
La versione di Noel
Se vi state chiedendo chi sia la Sally del ritornello, Noel non conosceva nessuna Sally all’epoca in cui scrisse la canzone. Semplicemente il nome si adattava bene e decise di inserirlo. Tutti sanno che gli Oasis sono stati influenzati molto dalla musica dei Beatles, l’inizio di “Don’t look back in anger” è un palese omaggio a John Lennon, alla sua “Imagine” e a “Watching the wheels”. Lo stesso vale per la strofa “Let’s start a revolution from a bed”, che si riferisce ai celebri bed-in di Lennon e Yoko Ono. Noel Gallagher ha inserito anche altre strofe ispirate ad alcune frasi sentite in una registrazione di Lennon. Gli Oasis sono stati spesso criticati per aver preso spudoratamente in prestito da altri artisti ma non ne hanno mai fatto una tragedia. I Beatles, poi, non sono stati la loro unica fonte di ispirazione. “Dont’ look back in anger”, secondo Noel, è stato influenzato anche da David Bowie e in particolare “All the young dudes” e “Lodger“, album che Bowie registrò con Brian Eno e che contiene un brano intitolato “Look back in anger”.
Anche se il pezzo è stato scritto da Noel, “So Sally can wait” è nato da un’idea di Liam, che suggerì al fratello di cantarlo perché suonava molto bene. Noel Gallagher cantò il pezzo per la prima volta il 22 aprile 1995 alla Sheffield Arena. Lo aveva scritto pochi giorni prima, il 18 aprile, di getto. Lo disse anche alla folla in attesa, che lo apprezzò subito. Quando venne il momento di passare allo studio di registrazione, le cose non andarono benissimo. Liam sapeva di non dover essere presente, poiché era il fratello a cantare, così decise di dedicare il suo tempo a fare una delle sue cose preferite: bere al pub. Tornò a casa portandosi dietro una trentina di persone e al suo ritorno Noel trovò la casa invasa di gente ubriaca che toccava chitarre costosissime come fossero giocattoli. Infuriato, Noel Gallagher mandò tutti fuori, incluso il fratello: colpì Liam con una mazza da cricket e per qualche settimana gli Oasis smisero di esistere.
Liam Gallagher ha cantanto il brano per la prima volta in pubblico solo nel giugno 2017, a un mese di distanza dal terribile attentato di Manchester, avvenuto alla fine del concerto di Ariana Grande. Inaspettatamente, dopo il triste evento, “Don’t look back in anger” è diventato l’inno di Manchester. Gli Oasis sono un vero e proprio simbolo della città e il gesto di cantare uno dei brani che ha sempre emozionato il loro pubblico è sorto quasi spontaneo. Per lo stesso motivo, Chris Martin e Jonny Buckland dei Coldplay hanno interpretato la canzone in occasione del concerto dedicato alle vittime dell’attentato. In generale, “Don’t look back in anger” è diventato un inno contro la paura, ripreso in Francia – sempre nel 2017 – per ricordare anche le vittime dell’attentato del Bataclan.
Photo by Vladislav Muslakov