Songs for Ulan: “The globe as spun and we’re all gone”. La recensione

Se siete appassionati del caro, vecchio, folk – rock di maniera, non potete assolutamente perdervi i Songs for Ulan. Questa band, che a dispetto del nome anglofono è salentina, attiva dal 2001, è riuscita a farsi largo prima nella non facile scena napoletana, per poi espandersi a quella italiana, riscuotendo un certo successo.

Certo, di sicuro il folk non è un genere troppo in voga in questi tempi fatti soprattutto di indie rock, ma i ragazzi sono tecnicamente molto bravi e ci sanno fare, senza contare che uno degli ideatori del progetto è Pietro de Cristofaro, cantautore campano che può vantare una grandissima esperienza sia live che in studio. Dopo “You must stay out” del 2006, accolto con un certo calore dal pubblico, un disco fatto fondamentalmente di ballate, gli Ulan ci riprovano con “The globe are spun and we’re all gone”, virando il timone verso sonorità più blues, senza però distaccarsi dalle proprie orgini. A questo album ha collaborato un altro nome piuttosto noto del panorama indie nostrano, Cesare Basile, oltre al cantante Lorenzo Corti ed alla poetessa Tiziana Cera Rosco. Dalla tracklist si evince che il tema ricorrente del disco è senz’altro l’amore, in particolar modo quello disperato, come in “From the borders”, anche se c’è da sottolineare quanto le melodie siano tutt’altro che depressive o infelici, anzi. Poi c’è “Little Queen” che strizza un po’ l’occhio all’elettronica ma il cantautore che c’è in Pietro de Cristofaro riemerge con “Colours” e con la riuscitissima cover di “The Hook” del buon Leonard Choen. Insomma, i Songs for Ulan sono una bellissima scoperta e se continueranno per questa strada, sentiremo parlare di loro molto a lungo. Voto Dite la vostra!