I So Does Your Mother sono una progressive rock dance band romana nata nel 2009 e che col tempo si è allargata ed ingrandita fino al ragguardevole numero di ben dieci elementi: tutte queste teste pensanti ben spiegano il genere di musica suonato dalla band, che non si è fermata al semplice rock ma lo ha costantemente contaminato con jazz, funk, dance e progressive rock.
I SDYM, formati da Lorenzo Sidoti (Guitar), Vladimiro Sbacco (Keyboards & Synth), Gian Maria Camponeschi (Bass), Alessio Zappa (Drums) Francesco Antonini (Flute), Letizia Lenzi (Clarinet), Carmine Di Lauro (Sax), Francesca Faraglia (Vocals), Domitilla Masi (Vocals), Maria Onori (Vocals), nel 2013 hanno registrato il loro primo EP, “Fac(e)ing The Animals“, muovendosi tra i Trafalgar Recording Studios di Roma e gli Abbey Road Studios di Londra, il tutto per racchiudere la loro indole “zappiana”, la loro irriverenza e la loro voglia di scherzare e giocare con la musica, voglia che mostrano nei loro concerti dal vivo, dove l’improvvisazione regna sovrana e le gag sono all’ordine del giorno. Dopo il 2013 hanno cominciato la collaborazione col produttore artistico Marco Molteni del Moredecai Recording Studio e questa collaborazione ha coinciso con il viraggio dello stile musicale del gruppo verso un certo progressive rock-dance.
Questa nuova visione musicale ha portato al loro primo disco ufficiale, “Neighbours“, disco che ha visto la collaborazione di Ike Willis, storico cantante e chitarrista di Frank Zappa, e le cantanti Ghita Casadei e Maria Onori. Il titolo del disco è stato scelto proprio dal gruppo e mostra con la copertina curata da Mr. Thoms la loro voglia di rivelarsi al vicinato, di farsi conoscere e apprezzare da tutti: l’album è stato registrato a Roma presso i Trafalgar Recording Studios e i Blue Trip Studio, mixato presso i Mordecai Studio e masterizzato ai Pisi Studio, ed è stato anticipato dal singolo “Your Mother” descritto così dalla band stessa: “La dance più classica che cerca di descrivere a pieno la nostra passione per le mamme.”
Venendo al disco, “Neighbours” è composto da otto canzoni per quasi 35 minuti di musica e si apre con il clarinetto di “Mitile milite” che dà subito spazio ad atmosfere quasi sabbathiane più che zappiane, dal forte odore di zolfo e latineggianti (nel senso che il testo è in latino): un flauto alla Ian Anderson chiude il tutto. Subito dopo lo xylofono introduce “M.D.“, canzone che richiama ad un certo background cartoonesco degli anni Settanta e che racconta di un gruppo che deve suonare in un locale e che viene scritturata per suonare gratis, un po’ quello che succede a molti gruppi nello Stivale, ma il tutto raccontato con stile e classe.
“Swallow” è una canzone che si avvicina molto di più al clichè del progressive rock classico ma viene comunque trattata dai SDYM in maniera particolare e personale come testimonia il finale, molto più da jazz-rock band consumata, mentre “Modern seducer” parte con una classica base funky jazz per poi sfociare nell’elettronica più spinta quasi EBM: i due generi si inseguono e si rincorrono lungo tutta la canzone fino al finale senza mai però stonare o stancare, dote non da poco per un disco quasi esclusivamente strumentale. Essì, perchè come dimostra anche “Under the roof“, le parole in questo disco sono davvero poco e si riducono a pochissimi cori, privilegiando la musica e le improvvisazioni del gruppo.
Il singolo “Your mother” è il pezzo più “radiofonico” del disco e quello dove c’è un testo vero e proprio, ma contiene tutta la follia del gruppo ed è molto piacevole al primo impatto d’ascolto: “Red leaf” continua parzialmente su questa strada con un vero e proprio funky rock a tutti gli effetti fino alla variazione finale dove torna Frank Zappa in tutto il suo stile. Il progetto musicale termina con “Modern seducer reprise“, un vero e proprio esercizio di stile per i SDYM dove il gruppo si sbizzarrisce ed esplora tutte le sue possibilità, dal funky al jazz in maniera però molto dolce, quasi seducente, mostrando un potenziale che secondo me andrebbe esplorato più a fondo.
Come disco d’esordio “Neighbours” dice davvero tanto: i So Does Your Mother sono un ensemble come pochi se ne vedono in Italia, una formazione musicale poliedrica e sfaccettata dove riescono a coesistere almeno cinque-sei generi musicali differenti. Il paragone con Zappa non è irriverente, vista la genialità di alcune composizioni (“M.D.”) e il riuscire a fondere stili diversi senza che questo si tramuti in caos. L’ultima traccia soprattutto mi ha lasciato piacevolmente stupito, ovvero quando il gruppo ha deciso di intraprendere la strada del jazz mostrando potenzialità enormi secondo il mio punto di vista: in quel reprise ho visto del notevole potenziale inespresso e spero che prima o poi il gruppo decida di indagare su questa sua abilità. Per il resto, un ottimo disco d’esordio e un gran bel lavoro di gruppo. Bene, bravi, si spera in un bis.