Smashing Pumpkins oceanici al Rock in Roma

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Billy Corgan, Mike Byrne e Jeff Schroeder - Smashing Pumpkins - Rock In Rom
Billy Corgan, Mike Byrne e Jeff Schroeder - © Marcello Molino

C’è gente che dopo 20 anni di musica, album e tour ancora si diverte a stare sul palco e suonare per il suo pubblico. Uno di questi è Billy Corgan, che seppur con una formazione che non rimarrà nella storia riesce ancora a mantenere vivo il nome degli Smashing Pumpkins. La band di Chicago torna in Italia dopo un anno e mezzo dalla data al Forum di Assago (Milano), quando “Teargarden by Kaleidyscop”era il fulcro di tutto, e lo fa nel migliore dei modi, incantando il pubblico del Rock in Roma e mostrando come adesso sia un ingranaggio che inizia a funzionare bene e non più quattro sconosciuti che suonano insieme: Jeff Schroeder non è più la brutta copia di James Iha, anzi ha ormai una sua dimensione ben definita, trova spazio per gli assoli e riesce ad avere anche alcuni ritagli da protagonista; Mike Byrne non è più il diciannovenne con poca conoscenza del grande pubblico, ha ormai la sicurezza che gli mancava e seppur non amato come Jimmy Chamberlin sicuramente il suo essere pulito ripaga bene; Nicole Fiorentino è una presenza ad effetto sul palco, dopo D’arcy Wretzky, Melissa Auf der Maur e Ginger Reyes (senza dimenticare la Paz Lenchantin degli Zwan) continua la tradizione delle bassiste femminili al fianco di Corgan e lo fa anche bene al punto da diventare, nel purtroppo unico momento di interazione con il pubblico, un facile bersaglio per gli scherzi del frontman.

Di Billy Corgan c’è poco da dire, ormai è nel suo stato di perfezione, sta bene con se stesso, davanti al pubblico apre le braccia ed ha un qualcosa di divino ed assoluto, ma tutto ciò è anche normale, specie in una serata in cui l’attesa per il leader degli Smashing Pumpkins oscura le comunque ottime performance dei Beware of Darkness e soprattutto di un mostro sacro come Mark Lanegan.

Il concerto inizia alle 21.45, minuto più minuto meno, con precisione quasi svizzera, l’input arriva subito come solito da un pò di tempo a questa parte con due pezzi trati da “Oceania”, cioè “Quasar” e “Panopticon”, i primi due dell’album tra l’altro che quasi incredulmente fanno capire che il pubblico apprezza e che non conosce solo i pezzi storici, nonostante qualche problema acustico subito risolto silenziosamente dai tecnici del suono. Proprio l’ultimo album ed il suo nome un poco ripercorrono la carriera artistica e sentimentale del gruppo, tra alti e bassi che nonostante tutto hanno lasciato il segno. Il primo ritorno al passato, seppur recente, arriva con “Starz” da “Zeitgeist”, ma è con “Rocket” che ai fan tornano i ricordi di “Siamese Dream” e che l’intensità aumenta, un momento che fa ricordare ai fan quelli che sono stati i veri Smashing Pumpkins, il tutto prima di arrivare alla prima cover della serata, “Space Oddity” di David Bowie fatta in una versione stupenda, che emoziona e rende intimo il rapporto tra il pubblico e la band.

Si continua con la carica di “X.Y.U.”, il primo pezzo rabbioso del concerto che invita chi è sotto al palco a saltare e urlare, sarà il primo dei cinque pezzi tratto da “Mellon Collie and the Infinite Sadness” che si conferma ancora l’album più suonato insieme all’ultimo “Oceania”. Ma il successivo “Disarm” riporta la calma e regala ai presenti un momento romantico, in cui le voci del pubblico dolcemente accompagnano quella di Billy Corgan, voci che però non sono solo comprimarie, anzi immediatamente dopo “Tonite Reprise” c’è spazio per l’iniziale intimità di “Tonight, Tonight”, in un momento intenso, vissuto da chiunque, che uno sia fan o meno il brano resta comunque tra i loro più noti e accompagnato da alcuni spezzoni del celebre video diventa uno dei momenti di più alta arte in tutto il concerto.

Si torna al presente ed arrivano le ballate “Pinwheels” ed “Oceania”, più la terza “Thirty-Three” che conclude un trio i brani lenti con alcuni accenni di elettronica, questa’ultima trova ampio spazio in “Ava Adore”, acclamatissima dal pubblico che gradisce ancora una volta diventa il coro naturale del concerto, d’altronde è uno dei pezzi storici che hanno segnato il successo degli Smashing Pumpkins nel passato. Si continua così in escalation di emozioni, torna la rabbia e la si canta con “Bullet with Butterfly Wings”, sotto il palco è un delirio, si salta, si canta, si poga, si balla, ci si diverte, Corgan apprezza e da il meglio di se, senza risparmiarsi in nulla.

Sta arrivando il finale del concerto, lo si è capito, ma ancora c’è spazio per la buona musica, “One Diamond, One Heart” e “Pala Horse” riportano ancora una volta la calma e fanno riposare i fan dopo la foga di prima, ma è solo un breve momento, gli Smashing Pumpkins vogliono davvero lasciare un buon segno e così in “Today” il leader del gruppo lascia spazio al pubblico che canta la parte iniziale e creà così quella complicità tra band e presenti che a vicenda si regalano un momento di pura emozione, ed ancora una volta i presenti sono carichi e pronti per il pezzo successivo, la travolgente “Zero” che ancora una volta invita i temerari sotto palco a coinvolgersi vicendevolmente in un gioco fatto di contatto fisico ma mai pericoloso.

Il finale arriva con un pezzo romantico prima, l’unico tratto da “Machina/The Machines of God”, “Stand Inside Your Love” ed infine da “United States”, che manda i quattro del gruppo a riposarsi per qualche minuto dietro le quinte, giusto il tempo di capire che per il bis ci si aspetta ancora grandi cose.

L’encore riprende il concerto senza alcuna paura e senza nascondere niente, già da “I Am One” si capisce che si fa ancora sul serio, ma è con “Siva” che si tocca ancora una volta l’apice della serata, specie quando si accena ad una breve cover di “Breathe” dei Pink Floyd, successo contenuto in “The Dark Side of the Moon” e che per alcuni attimi estasia i presenti.
Ancora una volta sembra volgere al termine il concerto, con “Rhinoceros” che sicuramente è un buon brano ma non rappresenta la chiusura normale del concerto. Si va ancora una volta in pausa, ma il gruppo è chiamato a gran voce per una nuova uscita.

Gli Smashing Pumpkins sono di nuovo sul palco e vogliono terminare il concerto alla grande, così  parte la cover dei Led Zeppelin “Immigrant Song”, molto apprezzata ed ancora una volta invito per il pubblico a partecipare, naturalmente l’invito è colto e ancora una volta la risposta è pronta, così si è pronti veramente a concludere, “Cherub Rock” provoca nuovamente un’esplosione da parte dei presenti e di tutti quelli vicino alle transenne, è gioia ed è un saluto da entrambi i lati, un saluto che conferma la bontà musicale del gruppo e la loro voglia di fare ancora tante cose.

Ormai i nuovi Smashing Pumpkins sono rodati, funzionano, live rendono benissimo e tutto ciò che potremo fare e aspettarci solo conferme in futuro, nel frattempo il pensiero di quanto visto ed ascoltato per ora basta a farci mettere il sorriso sulla faccia.

 

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