Simone Cristicchi, “La prima volta (che sono morto)”. Testo

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Simone Cristicchi | © MelodicaMente

Simone Cristicchi al Festival di Sanremo 2013 torna ad affrontare un tema forte, importante, caratterizzandolo di quella ironia che spesso in passato lo ha contraddistinto. In “La prima volta (che sono morto)”, il cantautore romano ha deciso di trattare il tema della morte, una morte improvvisa che in un seconda ci porta direttamente all’aldilà, terreno sconosciuto da cominciare ad esplorare.

Figure ormai diventate mitiche si incontrano dall’altra parte: Charlie Chaplin, Sandro Pertini, il nonno partigiano che aveva combattuto per un mondo migliore. Cristicchi, anzi, il protagonista del viaggio incontra questi punti di riferimento (che oggi, ahinoi, non esistono più) e pensa a tutto ciò cui in vita non ha dato importanza e che adesso sente di rimpiangere. La canzone che parla della morte diventa così, improvvisamente, la canzone che esalta la vita, in un paradossale intreccio che dalla notte dei tempi si porta avanti.

 

La prima volta che sono morto

(di S. Cristicchi – L. Pari – S. Cristicchi)

La prima volta che sono morto non me ne sono nemmeno accorto
mi ero distratto solo un secondo, l’attimo dopo ero già sepolto.
La prima volta che sono morto, ho immaginato fosse uno scherzo,
mi sentivo abbastanza tranquillo, ma dopo tre giorni non sono risorto.

È successo così all’improvviso, lo scorso sabato mattina
Il mio cuore ha cessato di battere mentre giocavo la schedina
sono atterrato sul pavimento, come da un platano cadon le foglie
non ho nemmeno avuto il tempo di dare un ultimo bacio a mia moglie.
L’ambulanza è arrivata in ritardo, quando non c’era più niente da fareso
lo chiamare le pompe funebri e organizzare il mio funerale, poi
prenotare la chiesa, avvisare i parenti, scrivere il necrologio,
qualcuno mi ha tolto il pigiama e infilato il completo, quello del matrimonio.

La prima volta che sono morto non me ne sono nemmeno accorto
mi ero distratto solo un secondo, l’attimo dopo ero già sepolto.
La prima volta che sono morto, ho immaginato fosse uno scherzo,
mi sentivo piuttosto tranquillo, ma dopo tre giorni non sono risorto.

È così che sono finito in quello che chiamano “sonno eterno”,
non è vero che c’è il paradiso, il purgatorio, e nemmeno l’inferno.
Sembra più una scuola serale, tipo un corso di aggiornamento
dove si impara ad amare al vita in ogni singolo momento.
Il pomeriggio passeggio con Chaplin, poi gioco a briscola con Pertini,
e stasera si va tutti al cinema, c’è il nuovo film di Pasolini!
Ieri per caso ho incontrato mio nonno, che un tempo ha fatto il partigiano,
mi ha chiesto: “L’avete cambiato il mondo?”
Nonno… lascia stare, dai …ti offro un gelato!

La prima volta che sono morto non me ne sono nemmeno accorto
ma ho realizzato dopo un secondo, che si sta meglio nell’altro mondo.
Ma se dovessi rinascere ancora, cosa mi importa del destino?
Cambierei sulla tomba la foto con quella faccia da cretino.
Certo, mi ero visto un po’ pallido… pensavo fosse il neon dello specchio.
Il dottore me l’aveva detto: “Fumi meno! Pochi alcolici!”
E chi fumava? Ero pure astemio.

Certo un po’ di sport in più, meno televisione…
Quante cose avrei voluto fare che non ho fatto,
parlare di più con mio figlio, girare il mondo con mia moglie
lasciare quel posto alla Regione e vivere finalmente su un’isola…
E vabbè…Sarà per la prossima volta!

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