L’universo musicale ha cominciato con gli anni ad abituarsi all’exploit di figure femminili in ballo, proponendo sempre nuove personalità forti in grado di sollevare la pesante opinione che se sei maschio puoi fare di meglio. Un energico passo in avanti è stato fatto per quelle figure femminili che a dispetto dell’animo delicato e gentile per antonomasia si sono messe con le mani in pasta ad una musica sporca e tutt’altro che a fiorellini e luccicante. Oggi, qui, noi siamo pronti a proporvi uno dei tanti gruppi, o per meglio dire duo, che ha ben pensato di fregarsene dell’aspetto pink della vita di una donna. Parliamoci chiaro, amare la musica rock, il punk, il garage o il noise non preclude assolutamente la tendenza ad apprezzare il colore rosa e le cose delle femmine, ma sicuramente spinge l’angolo puccioso delle donne a svilupparsi più nel settore dark che in quello pink. Al di là delle questioni di coniglietti saltellanti, le She Said Destroy! hanno ben pensato di miscelare il punk, il noise, il garage e il pop per darne un prodotto musicale davvero con gli attributi, e se in prima battuta non ci credete che sia una roba tutta femminile, credetemi è davvero così.
Un prodotto popolare si diffonde più velocemente grazie all’immediatezza, e vuoi che appartenga alla musica o alle arti visive, il duo bolognese ha ben pensato di proporre la passione per una musica di nicchia in una chiave “orecchiabile” ed immediata, come di fatti in “Conflicting Landscapes EP” succede. Stefania ed Emy hanno il quid che in realtà molti, anche di genere maschile, non hanno e con una grande passione di fondo, chi al basso e voce e chi ai cori e alla batteria, hanno abbracciato la filosofia della musica complicata proposta alla maniera leggera, il tutto porzionato rigorosamente in lo-fi e per quanto riguarda l’ep dei paesaggi in conflitto. Un buon compromesso se si pensa che all’interno del disco sono comprese cover di Gwen Stefani e un continuo ripetere “The Way To Romania” in un loop infinitamente punk.
Ci suona tutto come qualcosa di interessante e abbastanza accattivante che potrebbe lanciare molti di voi nel pogo più selvaggio affidandosi all’animo più duro della batterista, e porteranno tanti a canticchiare in compagnia della sfumatura pop della cantante. Indubbiamente un esperimento ben riuscito, ma chi sarà pronto ad accettarle e a sconvolgere totalmente i canoni della delicatezza femminile? Adorare l’incessante battere della batteria non è di certo sintomo di poca delicatezza, ma di sicuro fa più paura di un violoncello o di un flauto di traverso. Accontentatevi della soffice caparbietà delle She Said Destroy! perché sicuramente in un futuro non molto lontano sentiremo parlare di loro.