Secondary ticketing, reazioni e possibili soluzioni al problema

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Nel nostro precedente articolo vi abbiamo parlato di come sia scoppiato lo scandalo del secondary ticketing, di come si sia arrivati a questa situazione e di quali sono state le reazioni degli artisti. Ora parliamo invece delle reazioni degli addetti ai lavori e di come il problema può essere risolto (o quantomeno arginato).

Cominciamo da Ferdinando Salzano, patron di F&P Group, gruppo antagonista per eccellenza di Live Nation: “Questa è la conferenza più difficile dei miei ultimi 30 anni. Non ho dormito stanotte. La mia prima reazione al servizio è stata la vergogna. Vergogna del mestiere che faccio e di come ne siamo usciti. Ha dato un’immagine devastante, parlando di truffa generale, con manager e artisti coinvolti. Come se fosse tutto una mela marcia e con un unico obiettivo finale: truffare il pubblico. Oggi dobbiamo dirci tutto. Il protagonista non è un artista ma la musica italiana. Perché i nostri artisti non sono coinvolti. Nessuno con cui lavoro ha mai avuto rapporti con siti di secondary ticketing. Ci sono anche altri organizzatori: a loro dico di autodenunciarsi. Adesso. Sanno tutto. Il mio consiglio dunque è questo: parlate, autodenunciatevi! La pianta è sana, vanno tagliati solo i rami malati.  Il meccanismo è pericoloso. Sono emersi numeri che non immaginavo. I siti vanno oscurati completamente, non regolamentati. Non ci può essere alcuna mediazione. Non parteciperemo ad alcuna lezione legale se non ci sarà come obiettivo l’oscuramento. Mi sento addosso un’enorme responsabilità dopo il servizio delle Iene. “E adesso cosa fai?” mi dicono. Vi chiedo di aiutarci a trasferire il concetto che non è tutto marcio, che il resto del corpo è sano. Serve fiducia. Tra manager, artista e produttore live. Stessa cosa va fatta con il pubblico.
Questi siti stanno minando il rapporto con il pubblico, che oggi non sa più qual è la verità. Non c’è protezione per nessun artista ora. Serve un codice etico, che tutti devono firmare, in cui si dichiari di non dare biglietti a siti del mercato secondario, per dire no alla truffa. Il cancro non riguarda solo i Coldplay, ma tutti gli artisti. Ad esempio, la data di Ligabue a Roma: sul sito TicketOne è indicato un prezzo, non è un concerto esaurito, ma Seatwave vende già ad una cifra stellare. E poi, per l’evento Nek in Arena: i biglietti in gradinata sono ancora disponibili su TicketOne,  ma alcuni siti danno un prezzo triplicato. Dal 2010 F&P con Maioli dichiaria guerra al secondary ticketing. Mai avuto rapporti con loro. Come arrivano? Perché i sistemi di protezione esistenti fanno acqua da qualche parte. Quando vengono emessi i biglietti probabilmente. Purtroppo il pubblico pensa che anche Ligabue, Amoroso e tutti gli altri siano coinvolti nella truffa. Ma non è affatto così. Da questa merda emerge solo una cosa positiva: è il momento di fare tabula rasa. La fiducia è ormai minata, servono sistemi efficaci  per proteggerci. Spero che altri nostri colleghi smettano di dare biglietti al secondary ticketing. Forse potevamo fare di più prima. Ma c’è da dire che la legge italiana non aiuta. Ora sarà difficile fare il mio mestiere. Molti indicano come soluzione l’introduzione di prezzi dinamici. Io penso che un conto è parlare di biglietto che può raggiungere un prezzo massimo, un conto è arrivare a cifre esagerate come queste proposte da certi siti. Il secondary ticketing è una vera e propria truffa.”

biglietti concerti

Continuiamo con Claudio Maioli, manager di Ligabue: “Mi aspetto che siano gli altri a dire “noi non c’entriamo”. Bisogna informare davvero. Disabituare la gente. Far capire quali sono i siti incriminati. Dire che non vanno comprati lì. Fare informazione. O si fanno i nomi o non si gettano dichiarazioni così in pasto alla gente. Io non ci sto. Non siamo tutti uguali. Non ci sto a vedere additato come colpevole chi non c’entra nulla. Dal servizio delle Iene emerge una truffa bella e buona. Ma non è giusto infangare appassionati e addetti ai lavori che rispettano le regole. Da anni invitiamo il pubblico a non comprare dai siti di secondary ticketing, pubblicando una black list sul sito di Ligabue e di F&P Group. Il bagarinaggio online è un cancro. Si trovano purtroppo anche biglietti di Liga ma è frutto di un’iniziativa di privati. Noi ci incazziamo quando vediamo a 200/300 euro un biglietto che ne costa 40. Io credo che informazione giusta e oscuramento dei siti siano la soluzione più giusta.”

Dopo è la volta di David Zard, veterano del settore: “De Luca è solo un amministratore perché Live Nation è di proprietà americana al cento per cento. Dunque fa ciò che dice la casa madre. Compra tournée intere di U2, Madonna e altri offrendo cifre esorbitanti. Spesso i prezzi dei biglietti in alcuni Paesi sono altissimi, in altri no. Non si deve mettere in croce De Luca perché esegue semplicemente gli ordini. Quando si offrono ad artisti e manager cifre incredibili, dobbiamo sapere che c’è un altro tipo di introiti. Live Nation ora acquista anche merchandising, diritti discografici, l’immagine intera di un artista. Io me ne sono andato proprio quando sono subentrate le multinazionali. Non bisogna crocifiggere nessuno, ma discutere.

Clemente Zard di Assomusica ha detto che “Da parte nostra c’è assoluta estraneità con il secondary ticketing. Mi ritrovo però a che fare con una concorrenza sleale. Live Nation offre cifre che non esistono. Difficile lavorare così” mentre Vincenzo Spera di Assomusica ha sottolineato il fatto che questo fenomeno non è solo circoscritto all’Italia: “Gran Bretagna, Germania, Francia vivono la stessa situazione. Stiamo facendo pressioni per lavorare a livello europeo. Alla ricerca di una legislazione che se ne occupi. Il mercato non è etico, questo aspetto va accettato.”

Cosa succederà ora? Parliamo degli aspetti legali. Il Codacons ha denunciato Live Nation e la Guardia di Finanza ha provveduto ad interrogare De Luca. Nel contempo il pm di Milano ha aperto un fascicolo riguardante la presunta “truffa informatica” per la vendita dei biglietti per i concerti di Coldplay e Springsteen. A questo vanno sommati tutti i procedimenti già in essere per combattere il fenomeno del secondary ticketing (c’è un’udienza il 24 novembre che vedrà coinvolti tre siti di mercato secondario e SIAE) e alcune modifiche statutarie: il 27 ottobre il Consiglio di Gestione della Siae ha approvato all’unanimità la modifica dell’Articolo 13 del “Permesso Spettacoli e Trattenimenti”, inserendo una clausola che fa espresso divieto al titolare del permesso di fornire ticket di ingresso a piattaforme online e siti web del cosiddetto mercato secondario. Sempre a ottobre, la SIAE ha presentato un ricorso d’urgenza al Tribunale Civile di Roma e ha interessato della questione anche l’Agenzia delle Entrate per attività mirate volte a combattere questo fenomeno.

Per quanto riguarda la proposta di chiudere o quantomeno oscurare i siti di secondary ticketing, la stessa pare francamente inattuabile in quanto spesso gli stessi non operano in Italia e per questo motivo le agenzie dello spettacolo sembrano non avere potere per bloccare la vendita di biglietti ai privati, con la Polizia Postale che ha rifiutato in passato una denuncia perché a detta loro non rientrava nelle loro competenze. Inoltre da noi manca una concreta legge anti-bagarinaggio e la proposta emendativa al Dpef (appoggiata dalla Fimi) che chiedeva il blocco dei siti di bagarinaggio è stata dichiarata inammissibile al primo scrutinio. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di istituire biglietti nominativi in modo da limitare il bagarinaggio ma al momento attuale non c’è nulla di concreto sul tavolo. Purtroppo questo mercato non è regolamentato e la “vacatio legis” in materia sta pesando ora come un macigno. Su una cosa però tutti gli addetti al settore sono d’accordo: non ci sono margini di trattativa per un accordo tra la SIAE e questo tipo di sistema, definito da tutti come “la morte del mercato ufficiale“. Gli stessi hanno anche chiesto a TicketOne di dotarsi di nuovi sistemi di sicurezza: se non saranno attuate certe soluzioni, ci sarà l’uscita da Assomusica. Ma è tutto un contesto fluido che nei promessi giorni dovrebbe definirsi nel bene o nel male.

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