Secondary ticketing, davvero nessuno sapeva niente?

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È ormai scoppiato, grazie al servizio della trasmissione “Le Iene“, il bubbone del “secondary ticketing” che ha investito in pieno Live Nation Italia e che flagella da anni tutti gli appassionati di musica italiani che si trovano a dover spendere a volte centinaia di euro per un singolo biglietto di un artista di grido, con prezzi che sono moltiplicati a dismisura. Su questa testata già parlammo tempo addietro del caro-biglietti e di come Claudio Trotta e la Barley Arts si fossero schierati contro il bagarinaggio quando Bruce Springsteen venne in Italia. Ora, come tutte le Belle Addormentate che si rispettino, gli italiani si risvegliano arrabbiati e pronti a fare una rivoluzione… ma è mai possibile che nessuno sapesse e/o volesse sapere?

Abbiamo avuto più volte occasione di leggere le dichiarazioni di Claudio Trotta, uno dei paladini italiani contro questo odioso fenomeno, ma spesso sono stati canti di profeti persi nel deserto del mainstream delle grandi reti di distribuzione che pensavano solo a vendere biglietti incuranti di sapere a chi andassero alla fine. Ora che sono stati messi alla gogna in prima serata, tutti sono bravi a fare i distinguo del caso per salvare il salvabile, sperando di uscire il meno danneggiati possibile dal tifone che si è abbattuto sulle loro teste. Questa volta, però, crediamo che molti addetti ai lavori non se la caveranno così a buon mercato.

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Live Nation: scoppia il caso Secondary Ticketing

Finalmente scoppia il caso secondary ticketing:

Penso che tutti abbiano ormai chiaro cosa sia il secondary ticketing (la rivendita di biglietti per concerti a prezzi maggiorati da parte di singoli utenti che vogliono specularci sopra) ma la cosa più paradossale che è emersa in queste ore è che anche quando il biglietto non è al momento disponibile e solo potenzialmente acquistabile, è possibile rivenderlo a una cifra molto più alta dell’originale. Quindi il biglietto fisico ormai non serve più a niente, è tutto informatizzato e per questo motivo aggirabile. Nel servizio televisivo veniva anche evidenziato come Live Nation Italia avrebbe venduto un certo numero di biglietti direttamente ad un soggetto terzo, Viagogo (nonostante la società abbia un accordo di esclusiva con Ticketone) ricavando un ritorno del 90% della maggiorazione del prezzo alla stessa Live Nation. È anche il caso di far notare che Live Nation, che ha sede centrale negli Stati Uniti, è proprietaria sia di TicketMaster, uno dei colossi della vendita di biglietti on-line, che di SeatWave, uno dei colossi del secondary ticketing. Per questo motivo in Olanda e in Belgio Live Nation e SeatWave sono finite sotto l’occhio della magistratura che ha accusato la prima di aver manipolato i risultati di vendita dei canali tradizionali dei concerti di cui era l’organizzatrice per rivendere ì biglietti disponibili su Seatwave, a prezzi fino a 10 volte più cari.

In una accesa e affolata conferenza stampa l’amministratore delegato per l’Italia, Roberto De Luca, non ha saputo spiegare fino in fondo la questione, parlando di pressioni esterne arrivate anche dagli stessi artisti per mettere in vendita i ticket sul mercato secondario e aumentare i guadagni (parlando di artisti internazionali). Ovviamente una bomba piazzata così non poteva non causare danni e la risposta degli artisti non si è fatta attendere: Vasco Rossi ha comunicato via Facebook la propria decisione di sospendere qualunque rapporto commerciale con Live Nation, mentre altri artisti come Marco Mengoni, Tiziano Ferro e Giorgia (aficionados di Live Nation) hanno preso le distanze senza dissociarsi da Live Nation (comodo così). Il tutto mentre Vasco Rossi è il capofila di una nutrita schieri di artisti italiani (Jovanotti, Zucchero, Ligabue e Francesco De Gregori, solo per citarne alcuni) firmatari della petizione #noSecondaryticketing promossa dalla Siae per chiedere “l’abolizione del secondary ticketing attraverso l’oscuramento di tutte le piattaforme online che speculano sulla rivendita dei biglietti”. Dato che di solito piove sul bagnato, Claudio Trotta di Barley Arts ha scritto una lettera in cui dichiara di stare valutando le azioni legali da prendere sia sotto forma di una azione giudiziale collettiva nei confronti di Live Nation per gravi danni di immagine e di credibilità a tutta la categoria sia una causa per concorrenza sleale da parte di Live Nation. In tutto questo delirio, ieri Assomusica ha dichiarato che Live Nation si è autosospesa dall’associazione (il minimo in una vicenda come questa).

Nella stessa conferenza stampa l’amministratore di TicketOne Stefano Lionetti , visibilmente in imbarazzo di fronte ai giornalisti che lo incalzavano con domande precise che non hanno ricevuto le risposte sperate, ha dichiarato che la sua società sta valutando se prendere provvedimenti contro Live Nation, visto che esistono dei contratti in essere che non sono stati rispettati. In tutto questo l’unica notizia certa è che finalmente è venuto alla luce che il re dei biglietti è nudo. Speriamo che nelle prossime settimane altri artisti e altri circuiti di vendita di biglietti prendano posizione e cerchino di migliorare la situazione italiana. Le scuse ormai lasciano il tempo che trovano: è il momento di agire prima che il sasso che è caduto dalla montagna diventi valanga. Gli italiani hanno già pagato: ora è il caso che comincino a pagare altri.

 

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