La tredicesima edizione del Premio Amnesty International Italia ha incoronato “Scendi Giù” di Alessandro Mannarino come brano vincitore per il miglior testo sui diritti umani pubblicato nel 2014 (selezionato da una giuria specializzata).
La premiazione si svolgerà domenica 19 luglio durante la serata finale della XVIII edizione di Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty, sul palco di Rosolina Mare (Rovigo).
Il testo di “Scendi giù” – spiega Antonio Marchesi, Presidente di Amnesty International Italia – “non può lasciare indifferenti: è un testo duro, che mostra come a volte lo Stato rinunci a proteggere le persone di cui è responsabile, che sono affidate alla sua cura, e scelga invece di proteggere chi quelle persone ha offeso nel corpo e nell’anima, nel più totale disprezzo dei valori dello stato di diritto. La speranza è che tutto questo cambi e che, in particolare – possibilmente già prima del giorno della premiazione della canzone di Alessandro Mannarino – l’Italia si sia dotata di un reato specifico di tortura, strumento essenziale a porre fine all’impunità di chi viola i diritti umani”
Alessandro Mannarino invece ha così spiegato la sua emozione per il riconoscimento ottenuto:
“Sono davvero onorato che Scendi giù abbia ricevuto questo riconoscimento. Tra le mie canzoni è una di quelle a cui tengo di più. Negli ultimi anni abbiamo assistito a molti episodi orribili di uccisioni, torture e violenze commesse da fantasmi in divisa, abbiamo ascoltato sentenze di assoluzione più violente delle botte stesse. A volte mi sono ritrovato a pensare allo Stato come a un padrone che ha paura del suo cane da guardia. Le sentenze sui fatti di Genova del 2001 e le morti di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi mi hanno spinto a cercare una giustizia non terrena, inutile, eterea, ma implacabile: la giustizia del pensiero, della fantasia, dell’arte. Nella canzone il detenuto ucciso a botte dai secondini diventa un fantasma che porta avanti la sua vendetta, una vendetta naïf, una vendetta impossibile, solamente sognata. Ma per me, poterla sognare, è stato come poggiare bende intrise di unguento su ferite profonde, come dire possiamo sognarlo, possiamo cantarlo, possiamo uccidervi senza torcervi un capello, con il nostro sorriso e la nostra fantasia. Puoi fermare un corpo, puoi smembrare un movimento, ma i pensieri volano liberi, attraversano i muri e le sbarre. Quelli, i pensieri, non li puoi carcerare, non li puoi picchiare, non li puoi uccidere.”
Alessandro Mannarino – Scendi giù – Testo
Il detenuto
è come un figlio da educare
finché abbassi per sempre
gli occhi della sfida
e di un figlio
che non riconosce il padre.
Faremo un morto
che non può riconoscere
l’omicida.
Tornano a casa
i secondini piano piano
tornano a casa
dai bambini sul divano
dove saranno
i mostri della cella.
Sono rinchiusi
in un armadio
su una stampella.
Scendi giù bella, scendi giù
scendi giù bella, scendi giù
Dammi l’ultimo bacio
che non tornerò più.
Al mattino
il primo carceriere
trova un cane randagio
davanti al suo portone
e mentre veniva
sbranato
dalla bestiaccia
fu sorpreso
di vedere
la mia faccia.
Nel pomeriggio
il secondo picchiatore, il più rude
fu abbattuto
da un uccello migratore di palude
e mentre annegava
urlando dentro al fiume
mi riconobbe
solamente per i segni
delle botte sulle mie piume
Scendi giù bella, scendi giù
scendi giù bella, scendi giù
Dammi l’ultimo bacio
che non tornerò più.
Scendi giù bella, scendi giù
scendi giù bella, scendi giù
Dammi l’ultimo bacio
che non tornerò più.
Alla sera
il giudice penale
andò a pulirsi il culo
in un confessionale
morì d’infarto
durante l’orazione
sentendo la mia voce
che gli dava
l’assoluzione.
Nella notte
son venuto sotto casa
e ho gridato forte
“Amore mio ti chiedo scusa”
Ma tu non m’hai aperto
perché qualcosa
è andato storto
e ho capito
che non valgono niente
le scuse di un morto.
Scendi giù bella, scendi giù
scendi giù bella, scendi giù
Dammi l’ultimo bacio
che non tornerò più.
Scendi giù bella, scendi giù
scendi giù bella, scendi giù
Dammi l’ultimo bacio
che non tornerò più