Rolling Stones, Roma sotto assedio del cross-fire hurricane

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The Rolling Stones - 14 ON FIRE Tour, Circo Massimo - Ph. © Angelo Moraca

“I was born…in a cross-fire hurricane!” cantano The Rolling Stones e l’assedio al Circo Massimo di Roma può avere inizio. Le chiavi di volta: purezza e potenza. Purezza come la voce di John Mayer che avvolge i presenti per più di un’ora con il suo stile elegante, soave, potente. Potenza come il carisma Mick Jagger la cui voce non cala neanche di un semi-tono negli anni, nei live così come nelle registrazioni studio, e il sound che porta la firma delle pietre rotolanti, mai in secondo piano. Le chitarre di Ron Wood e Keith Richards sparate diritte ai timpani si sentono, come un pugno nello stomaco il tempo scandito dalle pelli dell’insostituibile Charlie Watts.

The Rolling Stones - 14 ON FIRE Tour, Circo Massimo - Ph. © Angelo Moraca
The Rolling Stones – 14 ON FIRE Tour, Circo Massimo – Ph. © Angelo Moraca

 

La pioggia dei giorni scanditi dall’incessante attesa rendono l’aria respirabile, ma un sole d’inizio estate non rende vita facile ai presenti, alcuni accampati dalla notte prima fuori i cancelli del Circo Massimo – transennato ad hoc lungo tutto il perimetro – altri arrivati di prima mattina, tutti con un unico obiettivo: arrivare quanto più vicino al palco per prendere parte alla danza maledetta del rock-blues firmato The Rolling Stones. A nulla serviranno acqua, frutta e panini, per non parlare delle bustine di zucchero gentilmente offerte dalla Croce Rossa: il pubblico è lì, sotto il sole rovente, in attesa che la magica notte abbia inizio.

La bolgia del Circo Massimo

L’apertura dei cancelli è fissata per le ore 13.00 e poco importa che la suddetta slitta alle 13.45: sono sufficienti 30 minuti per riempire (e dico: riempire!) più della metà del Circo Massimo, con il pubblico adagiato in lungo e in largo la cavea con un palco che misura poco più di un campo di calcio. Ottimo l’audio nonché la scenografia, peccato per gli stand di birre adagiati sul retro che riducevano di molto la visibilità degli spettatori arrivati con calma per godersi lo spettacolo.

La prima volta

Alle mie spalle il palco, davanti una distesa interminabile di persone, anche un ragazzo di 12 anni accompagnato dal fratello maggiore e gli amici che impavido mette a dure prova il suo giovane fisico. Pubblico eterogeneo proveniente da ogni parte d’Italia, poi francesi, inglesi, cinesi, americani, giovani e veterani, una coppia di novelli sposi e papà che portano con sé i propri figli, il mondo a portata di note insomma: chi seguiva da casa conosceva la scaletta, i presenti erano sospesi tra una speranza e un pronostico, tra chi scommetteva su “Brown Sugar” e chi su “Paint it Black” c’era chi in silenzio ingannava l’attesa giocando d’immaginazione. Ma d’un tratto entra in scena John Mayer e allora, sì, ti rendi conto che l’attesa ne è valsa la pena: un’ora e dieci minuti di esibizione. Nient’altro da aggiungere.

The Rolling Stones - 14 ON FIRE Tour, Circo Massimo - Ph. © Angelo Moraca
The Rolling Stones – 14 ON FIRE Tour, Circo Massimo – Ph. © Angelo Moraca

Jumpin’ Jack Flash

Ore 21.50. Le luci si spengono il palco si illumina, la bolgia del Circo Massimo è pronta ad esplodere: i dati ufficiali parlano di 71.000 presenti, senza contare gli altri 15.000 adagiati su via del Circo Massimo, all’esterno, appesi ai lampioni dell’illuminazione pubblica e sugli alberi. L’intro, il gioco di luci sul palco e la voce “narrante” che irrompe d’improvviso, spezzando il silenzio e l’attesa. “Friends, Woman…Please Welcome…The Rolling Stones”.

Che in un momento realizzi tutto. Nel pomeriggio Roberto mi racconta dei concerti che ha visto, compreso quello allo Stadio San Paolo di Napoli nel 1982, e tu sei lì che lo ascolti come se non li avessi mai visti prima. Ed in effetti era la mia prima volta, anche se durante la corsa ho perso il biglietto per strada poco m’importa, perché quello che conta è vedere l’intensità e la passione non sono svanite negli anni. Anzi, sono cresciute esponenzialmente. Vedi Mick Jagger sul palco in preda ad una nevrosi convulsiva che ti avvolge con i movimenti del bacino e le braccia mai ferme, mentre Keith Richards e Ron Wood si scambiano reciproci sguardi d’intesa, divertiti. E Charlie Watts che non si scompone mai, sta lì e picchia duro. Se è un sogno svegliatemi pure, tanto nessuno distoglie la mia attenzione da quel palco.

La prima “pausa” arriva sulle note di “Street of Love” dopo che “Let’s spend the night toghter”, “It’s only rock’n’roll” e “Tumbling Dice” non mi hanno neanche dato il tempo di realizzare che su quel palco si stava consumando un evento di portata storica. Poco m’importa anche che abbiano deciso di registrare un DVD, perchè quello che conta sono i vocalizzi del pubblico presente e le braccia protese sul palco, quasi a voler abbracciare quei quattro giovanotti (cinque, contando Mick Taylor) e ringraziarli di tutta la musica che ci hanno regalato. Prima di intonare “Respectable” con John Mayer, scelta dal pubblico di Roma, delude solo un pò “Doom & Gloom” che perde d’intensità rispetto la registrazione in studio, ma se poi gli Stones ti cantano “Out of Control” e “Honky Tonk Woman” allora decidi che li puoi perdonare.

Keith Richards e la sua sigaretta e la sua chitarra e le note di “You got the Silver” e “Can’t be seen” prima di “Midnight Rambler” (suonata con Mick Taylor) e di “Miss You” dove Mick Jagger senza scomodarsi segue il pubblico sul ritmo di “uhuhuuuuhuhuhh / uhuhuuuuhuhuhh / girl I Miss You “. La cantano tutti, divertiti. E poi “Gimme Shelter” con Lisa Fischer che ,sì, mi han fatto venire giù le lacrime. Chiedo scusa.

A chiudere la scaletta tre brani non solo memorabili, ma di portata emotiva non trascurabile: la danza di “Start me Up”, il cappotto di Jagger e la scenografia di “Sympathy of the Devil” (beh Keith Richards ci ha messo qualche nota in più sul finale) e metaforica “Brown Sugar”. Gli Stones salutano, se ne vanno.

Ma poi. Poi il Coro Giovanile Italiano (a proposito: dopo il concerto il coro, per intero, si è fermato in un ristorante a Via Cavour a Roma per cenare intonando per i presenti l’intro di “You Can’t Always Get What You Want”) e… “Satisfaction” che non ha bisogno di presentazioni.

Il pubblico. Eh sì, è dal pubblico che dipende la credibilità o meno di una rock band così come il pubblico, per la maggiore, decreta la riuscita o meno di un concerto rock. Ma qui, non me ne vogliate, parliamo degli Stones e prendete queste parole come monito per la vita: “(WE can’t get NO…)SATISFACTION”

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