Roby Facchinetti, lettera ai fans dei Pooh

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Pooh - © Luisa Carcavale

Il 30 dicembre del 2016 i Pooh hanno suonato per l’ultima volta insieme, a Bologna. Un concerto d’addio, per salutare i tantissimi fan arrivati da ogni angolo d’Italia per i titoli di coda su una storia di musica letteralmente straordinaria, durata 50 anni esatti (1966-2016).

Il 30 dicembre 2019, tre anni dopo quell’addio, il bergamasco Roby Facchinetti ha voluto ricordare quelle ultime emozioni con una toccante lettera indirizzata ai “poohlover”: “So benissimo di non essere il solo a commuovermi rivedendo foto come queste. Ma oggi non posso farne a meno, il 30 dicembre rimarrà per sempre una data decisiva della mia e della vostra storia. Anzi, non mi par vero che siano passati soltanto tre anni da quella notte di Bologna; sembra un’eternità, che il sipario si è chiuso sulla magica avventura dei Pooh con Valerio che dall’alto ci accarezzava… emozioni e ricordi. E va da sé che i Pooh mi manchino, eccome. Abbiamo sofferto tantissimo scegliendo di spegnere i motori della macchina della musica. E capisco che tanti di voi si chiedano ancora perché, e moltissimi ci incitino a tornare insieme. Però, sapete, non è giusto creare false aspettative: soprattutto non sarebbe giusto rovinare la leggenda dei miei, dei nostri, dei vostri Pooh. La storia dei Pooh è stata talmente perfetta, anche negli struggimenti del suo addio, che merita di rimanere negli annali della canzone italiana (forse non solo italiana) così come s’è svolta, baciata dal coraggio e dalla fortuna, grazie a noi e grazie a voi: che l’avete fatta vivere per cinque decenni “sempre al massimo”. Stefano, in fondo, era già sceso dall’astronave in tempi non sospetti, anche per lavorare a opere diverse come il “Parsifal” di cui vi parleremo a breve; lo ringrazierò sempre per aver accettato la reunion, ma senza Stefano i Pooh non sarebbero più i Pooh.
E a proposito di reunion, non vorrei venisse sottovalutato il peso che vi ha avuto la bravura di Riccardo Fogli, altro amico per sempre cui io per primo devo un ringraziamento enorme: Riccardo è stato importante per la bellezza dell’ultimo tour, e ormai senza di lui riprendere il discorso non sarebbe la stessa cosa. E senza Valerio, poi, senza il fondatore, senza il Poeta, è chiaro in modo definitivo che un ritorno dei Pooh sarebbe… senza Pooh. Senza verità. Noi guardiamole sempre, quelle foto. Teniamole negli occhi, nel cuore, nel profondo del nostro essere. Soffriamoci anche un po’: è giusto, inevitabile, forse persino bello. Ma non tocchiamole mai. Se lo meritano quel logo, quelle persone, quell’avventura; se lo meritano le nostre e le vostre emozioni.
È vero: come scrisse Valerio (su una mia musica), noi siamo gente di scena. Dunque come tali continueremo, io e i miei amici per sempre, a cercare di stringere forte le nostre mani alle vostre, sempre immersi in una musica come fonte di vita. Ma i Pooh ormai non sono più “solo fotografie”, come cantava quel brano dell’84. Grazie anche a quelle immagini, i Pooh sono diventati di più, sono in una dimensione più alta della storia della musica. Allora non sciupiamole, quelle foto, guardiamole all’infinito… ma senza rimpianti. Semmai con l’orgoglio di esserci stati: noi Pooh e voi poohlover, assieme per infiniti giorni senza fiato dentro e attorno la macchina della musica. Perché alla fine, state tranquilli: i Pooh esisteranno sempre. Finché qualcuno ascolterà la nostra musica, guarderà i nostri filmati, canterà le nostre canzoni, sentirà crescere brividi nel cuore e nell’anima ricordandosi di noi, magari, anche pensandoci nell’istante di quell’ultimo abbraccio. Roby”.

Intanto, tramite un comunicato divulgato dal loro ufficio stampa, il tastierista dei Pooh Roby Facchinetti e il batterista Stefano D’Orazio hanno confermato le indiscrezioni secondo cui i due siano al lavoro su un nuovo progetto, un’opera che avrà come soggetto principale il personaggio del ciclo arturiano Parsifal, citando proprio il brano eponimo del loro steso disco in studio: “Questo lavoro è frutto di una nostra nuova fantasia alimentata dalla voglia di raccontare e rendere umano l’eroe, già tratteggiato da Facchinetti e Negrini nel ’73 nell’omonimo brano dei Pooh”.

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