Ringo Starr su Radio2: la musica, i Beatles, Liverpool e il pop

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Ringo Starr | © BEN STANSALL/AFP/Getty Images

Una stella del country. Questo voleva essere Ringo Starr , ex batterista dei Beatles. Alla vigilia dell’ uscita del suo diciassettesimo album da solista, “Ringo 2012“, il batterista della band più popolare al mondo ha rilasciato una lunga ed esclusiva intervista ai microfoni di Radio2. Un’anticipazione dell’intervista, realizzata da John Vignola, è andata in onda ieri sera nel programma musicale “Moby Dick“; oggi all’interno di “Twilight” andrà in onda la versione integrale.

Ringo si racconta e ricorda gli inizi della sua carriera e l’amore per  lo skiffle ovvero per la musica dai suoni tradizionali. Si definisce a tutti gli effetti una pop star dal momento che “pop” non significa altro che “popolare” e i Beatles sono stati senza alcun dubbio la band più popolare del mondo, e in un certo senso anche Beethoven e Mozart possono essere definiti “pop” avendo prodotto grandi ed indimenticabili successi di pubblico. A sorpresa  Ringo Starr dichiara però che avrebbe preferito essere una country star anche se il pop rimane il segreto che sta dietro al successo di molte canzoni:

Ci sono pezzi che vengono ricordati, che funzionano per tantissime persone. Dietro c’è qualcosa di misterioso. Se dà un’occhiata alle classifiche, la prima posizione è sicuramente di una pop song. Come la vogliamo chiamare, del resto? Anche nel periodo punk, c’era il pop punk, in classifica. Quando cantammo “Shout”, volevamo semplicemente essere al numero uno. Il resto è mistero. Diciamo che pop è popolare e alcuni individui sono più popolari degli altri“.

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Ringo Starr | © BEN STANSALL / Getty Images

Richard Parkin Starkey  (questo è il suo vero nome) si racconta fino ad arrivare ad oggi, a “2012”, il suo ultimo lavoro. Le ispirazioni sono arrivate da Buddy Holly, Elvis e più in generale dal rhythm and blues. Nell’album il musicista si cimenta anche a suonare il pianoforte e l’essenza dell’intero lavoro vuole essere una sorta di tributo a Liverpool e agli anni vissuti lì. Da qui la domanda sul perché vive in America pur dichiarando amore a Liverpool:

In realtà, perché esprimo amore e odio… E poi in America si suona più spesso, in studio e dal vivo. Ho scritto una nuova canzone su Liverpool, due anni dopo, per chiarire un po’ di cose. Ma non so se ce l’ho fatta. È un po’ come un’autobiografia: non c’è magari bisogno di scriverla, dei miei anni coi Beatles si sa già tutto. Ma c’era qualcosa prima e qualcosa dopo, così gli ultimi tre dischi raccontano me, il rock, vivere fuori da Liverpool e vivere a Liverpool, suonare nei club, mentre si andava a scuola, cominciare una vita da folle, ed eravamo davvero folli. Se a cinque di noi è successo quello che è successo è anche perché ci siamo comportati da pazzi“.

Infine ricordando i tempi dei Beatles ha parole lusinghiere e venate da un tono un po’ nostalgico, su tutti gli  ex compagni di avventura: “John, Paul e George sono rimasti miei amici, anche quando litigavano fra di loro. È stato davvero difficile ed emozionante ricordare Harrison, in quel film”, riferendosi al film-tributo realizzato da Martin Scorsese e dedicato al musicista deceduto nel 2001.

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