Rein: E’ Finita. La Recensione

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Dei Rein abbiamo avuto più volte modo di parlarne su Melodicamente, torniamo questa volta a scrivere di loro in occasione dell’uscita di “E’ Finita” loro terzo album uscito da poco più di un mese e di cui vi andiamo a proporre la recensione. I Rein tornano con un album in studio dopo aver girato completamente e più volte per circa un anno l’Italia suonando live nelle circa 100 date di una tournee che li ha visti in concerto tra i favori del pubblico. Così da sempre alla ricerca del giusto connubio tra folk popolare e musica pop contemporanea i quattro membri dei Rein, Gianluca Bernardo (voce e chitarra acustica), Luca De Giuliani (chitarra elettrica), Claudio Mancini (chitarre e organo) e Pierluigi Toni (basso e contrabbasso) fanno sentire il loro patchanka d’autore riuscendo a mescolare i suoni della tradizione popolare italiana e slava con i ritmi in levar, fondendole al punto giusto con il rock ed il punk inglese. Da sempre legati al tema della condivisione della cultura (da anni appoggiano le Creative Commons e la Free Hardware Foundation Italia) e molto attenti alle tematiche sociali nell’interesse del bene comune (recente il progetto LifeGate Impatto Zero) i Rein lasciano aperto ogni spazio alla contaminazione. Con la musica e la ricercatezza dei testi soliti di Gianluca Bernardo arritva così “E’ Finita“, album composto da 12 canzoni il cui intento è quello di realizzare una critica nei confronti della società del consumo che sia dura ma anche poetica, dividendosi tra un sistema che sonon è già crollato è sicuramente pronto a crollare e la speranza di una rinascita che tragga spunto dall’ambientalismo dall’empatia e dalla decrescita, proprio al filosofo ed economista francese Serge Latouche ideatore di quest pensiero è dedicato l’album, il tutto su una idea ben affermata, si deve arrivare alla fine per partire dall’inizio.

Rein – E’ finita – Artwork

Naturalmente fedeli alla proprie idee i Rein pubblicano “E’ finita” come disco ecologico, sposando il programma “Impatto Zero“, promosso da Lifegate Radio, che ha permesso al gruppo di compensare le emissioni di CO2 che la produzione del lavoro ha causato creando e tutelando foreste in crescia in Madagascar. Inutile dire che i Rein ancora una volta abbiano scelto di pubblicare il proprio album con una licenza Copyleft, dopo la positiva eperienza vissuta su Jamendo con il precedente “Occidente“. Così ancora una volta ci sarà il free download con la possibilità per tutti di scaricare gratis il disco, ma sarà affiancato questa volta dal sistema di distrbuzione tradizionale, con il ritorno della band alla SIAE, idea che potrebbe fare storcere il naso a molti ma che in realtà è un gesto provocatorio atto a dimostrare che l’attuale sistema discografico e la modalità consueta di produrre, promuovere e distribuire un disco è ormai superato. “E’ finita” esce prodotto dai Rein insieme a Matteo Gabbianelli, che nel disco si occupera oltre che delle registrazioni, missaggio e masterizzazione, anche della batteria. La copertina e tutte le artwork del bel digipack soon realizzate da Marco About. L’album apre con l’omonima “E’  finita“, brano che parte lento ma si riempie subito di carica e di suoni, prendete il migliore Ska ed unitelo al folk più lindo che si possa ottenere, prendete i Pogues, miscelateli con i Mano Negra di Manu Chao, senza dimenticare una dose dei nostrani Bandabardò, otterrete così l’ottimo Patchanka dei Rein nella prima canzone che non è solo la title-track del disco, ma che fa da trama per quel filo che lega tra loro tutti i brani dell’album ed un pò segna anche un continuo dei lavori precedenti. Ci ricorda a tratti Edoardo Bennato e le sue canzoni il brano “La notte e la benzina“,  anche se tra il tema trattato, quello della protesta, ed il ritmo che aumenta sul finale, ci troviamo davanti a qualcosa di più ampio respiro. Il punto di vista dei Rein si evince da “Sul Tetto“, canzone che nell’era del consumismo cerca di mettere in luce la necessita di decrescita economica in contrapposizione alla necessità di crescita umana. Musicalmente il richiamo che nell’immediato ci risalta alla mente è quello de’ “Il Parto delle nuvole pesanti” di metà carriera,  inserendoci però tutto il loro animo folk con i loro cambi di tempo, il tutto su un testo a dir poco bellissimo. Tra la richiesta di vendetta ed una rabbiosa preghiera laica è l’ “Ave Maria” dei Rein, altro brano che richiama l’attenzione sul consumismo, sulla decadenza creata dal progresso, e tutto quello che ci resta è quasi invocare una punizione. Ma il consumismo e l’avversione ad esso è un pò il filo conduttore di tutto “E’ Finita“, lo troviamo così nuovamente in “Megalopolis“,  canzone che fa da incoraggiamento ai disertori, a coloro che si differiscono non rincorrendo il consumo. Il ricordo di un suono alla Francesco De Gregori quando anche lui non disdegnava minimamente il folk. “L’Era dei Pesci” ci proprone un Pop Rock misto, molto piacevole e che potrebbe risultare un singolo radiofonico vincente. Il ritmo sale notevolmente in “Oltre le linee nemiche“,  canzone che sa di resistenza, quasi di rabbia, senza scadere nell’ovvio ci fanno esplorare le loro idee. Folk con chiara venatura Country è quello proposto in “Hiroshima take away“, brano più leggero che tra allegria e ritmo alleggerisce l’ascolto ma non ci stacca dal disco. In “Strade Deserte” tornano più forti i temi di cui i Rein vogliono parlare, è un gran calderone ma con i valori ben distinti, le parole di Gianluca Bernardo sono come sempre pungenti ma senza sembrare un attacco, anzi piuttosto è, a modo suo, il suo invito ai giovani ad interessarsi a ciò che hanno intorno. L’album si chiude con “L’erba ai lati della strada“, invito dei Rein a riscoprire la propria umanità, un’alternativa offerta dalla natura a noi grazie a ciò che sopravvive all’uomo e nonostante esso. Soft la musica, con il finale un pò più urlato ma senza disturbare, riesce a chiudere in bellezza il disco. “E’ Finita” dei Rein è un album che ci soddisfa pienamente, che mette in mostra tutta la maturità che i rein hanno acquisito nel corso degli anni girando l’Italia, che presenta quella magica alchimia tra i componenti che solo pochi gruppi possono vantare. Un album da scaricare, da acquistare, da ascoltare, condividire e riascoltare.

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