Pussy Riot giudicate colpevoli, contestazioni in tutta Europa

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Supporter delle Pussy Riot
Supporter delle Pussy Riot | © JOSEP LAGO/AFP/GettyImages

I tre volti ribelli della Russia non ce l’hanno fatta a vincere il processo che le riguardava. Le Pussy Riot, infatti, sono state giudicate colpevoli e condannate in quanto ritenute delle teppiste blasfeme. Immediatamente fuori dal tribunale, qualche attimo dopo la sentenza è successo il pandemonio: Garry Kasparov è stato malmenato e rinchiuso dalle forze dell’ordine e, in manette, sono state messe anche diverse altre persone, fra le cui vi è il volto del Fronte di Sinistra, Serghei Udaltsov.

Migliaia di giovani con i passamontagna, fin dall’alba si sono affollati fuori dal tribunale per poter vivere in contemporanea la sentenza. “Free Pussy Riot” oltre ad essere il video di liberazione delle Pussy Riot creato da artisti e musicisti, è anche una delle scritte più utilizzate per manifestare il dissenso verso questa condanna. In tutta Europa si sta assistendo a simboli di vera e propria protesta. Le tre ragazze erano sotto processo dallo scorso 21 febbraio quando hanno intonato una preghiera punk contro il presidente russo Vladimir Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore, a Mosca.

Le Pussy Riot sono state condannate per reato di teppismo e incitamento all’odio religioso. Secondo la corte, presieduta da Marina Syrova, le tre artiste hanno suonato una canzone blasfema e d’insulto, commettendo una grave violazione dell’ordine pubblico. I giudici hanno rincarato la dose dicendo che le Pussy Riot hanno espresso chiaramente odio verso gli ortodossi e questo gesto va punito fin da subito, per evitare una sorta di imitazione. Il distretto di Jamovniki, sede del tribunale, è stato luogo di pesanti scontri e contestazioni che proseguono tutt’ora.

Supporter delle Pussy Riot
Supporter delle Pussy Riot | © JOSEP LAGO/AFP/GettyImages

Nadezhda Tolokonnikova, 23 anni, Maria Alekhina, 24 anni, e Yekaterina Samutsevich, 29 anni si sono presentate in aula per assistere di persona alla lettura della sentenza e la più giovane delle tre ha indossato addirittura una maglietta azzurra con il pugno chiuso e la scritta “No pasaran”. Non sono pentite le tre ragazze che subito dopo la sentenza hanno detto di aver già vinto, in quanto sono state in grado di “arrabbiarsi” e andare contro le autorità e di poter parlare a voce alta. Sempre la Nadezhda ha detto che questa sentenza è una illusione, così come tutto il processo. Probabilmente, conoscendo i meccanismi della Russia, la tre giovani non avevano alcuna speranza di essere assolte, speranza che invece è stata sempre ben vivida nei sostenitori delle Pussy Riot. Quando erano state messe sotto custodia, all’inizio del 2012, le Pussy Riot avevano espresso incredulità in quanto convinte di non aver fatto nulla contro la legge. Ricordiamo che due delle tre giovani donne sono anche da poco divenute mamme. Il gruppo femminista ucraino Femen, nel centro di Kiev ha organizzato una enorme manifestazione, segando una croce in memoria dei milioni di vittime prodotte dallo stalinismo e chiedendo aiuto e comprensione alla Chiesa.

Tanta manifestazione di solidarietà, affetto, comprensione, ammirazione per il coraggio delle Pussy Riot che, però, sono state “ufficialmente” condannate. Nadezhda, meglio conosciuta semplicemente come Nadia, ha spiegato che la loro detenzione è un segno chiaro che la libertà in Russia non esiste. La giovane madre non ha paura di dire ciò che pensa, anche se sopra di lei pende una condanna. Le sue parole sono dure e crude e parlando di privazione, di male politico, di distruzione della libertà. Le ragazze hanno concluso dicendo che sono pronte a combattere ancora.

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