L’Italia, si sa, è da sempre definita paese di poeti, santi e navigatori. E si potrebbe dire anche di musicisti, visto che siamo considerato la patria del Bel Canto e visto anche l’enorme numero di concerti e festival che si tengono al suo interno, tra cui l’Umbria Jazz Festival, uno dei più famosi ed apprezzati.
Ha fatto quindi scalpore la notizia che il Ministero dei Beni Culturali ha deciso di non rinnovare il finanziamento per la prossima edizione di Umbria Jazz Winter, causando stupore e dissenso sia nella cittadinanza che negli ambienti musicali.
Secondo quanto emergerebbe dalla lettera inviata dal Ministero agli organizzatori del festival, quest’anno il contributo non sarebbe stato concesso per la mancanza di “criteri di qualità” nel festival e perchè “il jazz non è espressione diretta della cultura italiana“. Una scelta che lascia abbastanza di stucco tutti, non solo perchè il Ministero ha finanziato per ben 11 edizioni ininterrotte il festival ma anche perchè lo stesso ha una consolidata fama nazionale ed internazionale.
L’evento “Umbria Jazz Winter“, oltre ad essere un appuntamento importantissimo per lo spessore dei musicisti presenti e per la qualità degli eventi in calendario, è anche un evento importantissimo per l’economia dell’orvietano, con ricadute sul turismo della zona e con la possibilità di promuovere una delle maggiori città d’arte italiane.
Le risposte a questa presa di posizione da parte del Ministero dei Beni Culturali non si sono fatte attendere: l’assessore regionale alla cultura Fabrizio Bracco ha chiesto ripetutamente al Governo che contribuisca con il Fondo dello Spettacolo per sostenere Umbria Jazz e Umbria Jazz Winter, riconoscendo alle due manifestazioni il loro “alto valore valore culturale e qualitativo“.
Dall’altro lato Renzo Arbore, storico presidente dell’Associazione Umbria Jazz, è a dir poco trasecolato quando gli è stato chiesto un commento sulle motivazioni scelte dal Ministero per non finanziare la manifestazione di cui lui è sponsor e promotore:
Mi permetto di suggerire affettuosamente al ministro Ornaghi di avvalersi di collaboratori più preparati perchè Umbria Jazz, sia nell’edizione estiva che in quella invernale di Orvieto, è una delle eccellenze italiane per le quali siamo conosciuti nel mondo. E non solo nell’ambito Jazz. Dopo il Festival di Venezia e quello di Sanremo per notorietà e qualità nel mondo viene proprio Umbria Jazz. Che il Jazz poi non sia musica italiana è un grave errore che il prossimo anno, grazie al sottoscritto, con filmati e testimonianze, risolveremo documentando come il Jazz sia stato inventato in verità per un terzo proprio dalle comunità italiane. Una storia tutta da vedere. Siamo un’eccellenza, proprio come la Ferrari.
Anche altri musicisti hanno commentato la scelta del Ministero, primo tra tutti Gino Paoli:
Solo pensare che il jazz non appartenga alla cultura italiana è un assurdo, così come pensare che Umbria Jazz sia manifestazione che non risponde a criteri di qualità. Sono sicuro che anche il Ministro Ornaghi possa essere convinto.
In tutta questa polemica vale la pena riportare alcuni degli artisti che compongono il programma di Umbria Jazz Winter 2012 (ormai alla ventesima edizione) proposto dal direttore artistico Carlo Pagnotta: Dee Alexander, Pedrito Martinez, il supergruppo di Giovanni Tommaso con Pietro Tonolo, Flavio Boltro, Danilo Rea e Roberto Gatto, il Nashville Gospel Superchoir di Bobby Jones, Gino Paoli e il nuovo talento jazz mondiale Gregory Porter. Come si faccia a definire questo un cartellone senza criteri di qualità… beh, si fa fatica a capirlo.