Pixies, “EP1” ed “EP2”. Le recensioni

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I Pixies, formazione alternative rock statunitense, sono usciti da poco con due EP, “EP1” e “EP2“. Il gruppo americano, nato a Boston nel 1986 per mano di Black Francis (voce e chitarra), Kim Deal (basso), David Lodering (batteria) e Joey Santiago (chitarra), da sempre una delle rock band più influenti dell’alternative, ha pubblicato nel corso di questi mesi questi due EP a cavallo tra il 2013 ed il 2014 tornando in studio dopo la reunion del 2003 e ben dieci anni dopo il loro ultimo disco, “Debaser Studio EP”.

I due EP non possono essere considerati un unico corpus musicale ma mostrano anzi le varie anime di questa formazione che ha segnato la storia della musica americana e che è salita agli onori delle cronache con “Where is my mind“, pezzo inserito nella colonna sonora del famosissimo film “Fight Club”. I due dischi hanno una durata accomunabile, viaggiando sui quindici minuti circa ciascuno, ed hanno nonostante un filone musicale comune una storia a sé stante.

Partiamo dal disco più vecchio. “EP1” comincia con “Andro Queen“, un pezzo di alternative rock dalle atmosfere sognanti e dalle chitarre sospese in sottofondo che trasportano in un mondo onirico e particolare: si ritorna giù per terra con “Another toe“, pezzo in pieno stile rock con voce, basso e batteria presentissimi per un brano pestone al punto giusto e che ricorda i primi Foo Fighters. I Pixies sanno essere tante cose e lo dimostrano con “Indie Cindy“, brano dai mille accenni musicali progressive e fuori tempo e dal parlato incessante che inchioda l’ascoltatore per poi scioglierlo nella dolcezza del ritornello. Il disco termina con “What goes boom“, canzone dal forte impatto rock che sfocia nel punk e nel grunge e che termina degnamente il disco.

Pixies - "EP2" - Artwork
Pixies – “EP2” – Artwork

EP2” comincia subito con “Blue eyed hexe“, pezzo pestone dalla forte impronta southern rock che puzza di sigarette, birra e Harley Davidson lontano un miglio e che ricorda molto da vicino gli ZZ Top: subito dopo troviamo le atmosfere distorte e taglienti di “Magdalena“, dove le chitarre la fanno da padrona e dettano la voce ad una voce invece esile e sfuggente in un brano dove si ricordano soprattutto i cori e i riff che fanno ciondolare il capo. Torna il rock più classico con “Greens and blues“, forse il brano più calmo di tutte e due gli EP e che ricorda le atmosfere dei college e di molti gruppi moderni e più giovani mentre l’ultimo brano del disco, “Snakes“, viene introdotto dall’arpeggio delle chitarre per poi essere seguito da una batteria pressante e da riff melodici per un pezzo molto orecchiabile.

Il ritorno dei Pixies sulle scene musicali coincide con due momenti musicali diversi ma comuni. La matrice è quella dell’alternative rock e lo si nota soprattutto in canzoni come “Andro Queen” e “Snakes” ma le analogie direi che finiscono qui. Per come è più legato alla vecchia scuola alternative il primo, è più moderno il secondo. Per come un pezzo come “Indie Cindy” esplora anche il progressive e la musica più sperimentale, un brano come “Greens and blues” si adagia sul comodo letto del rock attuale da high school. Due facce di una unica medaglia, che torna nelle nostre mani dopo ben dieci anni e che sembra ben lustrata e pronta ad essere spesa. Due buoni lavori che mostrano come i Pixies abbiano ancora voglia di suonare e di dire qualcosa.

 

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