La settimana scorsa il management dei Pink Floyd, in collaborazione con Spotify, aveva lanciato una curiosa campagna marketing: tutto il catalogo della band britannica sarebbe stato disponibile sulla popolare piattaforma di streaming audio se la radio edit di “Wish you were here” (traccia tratta dall’omonimo album del 1975) avesse raggiunto il milione di ascolti questo è il patto siglato dalla band perché l’intero catalogo della loro musica, dagli esordi con The Piper At The Gates Of Dawn del 1967, passando per gli storici The Dark Side Of The Moon fino agli ultimi recenti live, possa essere ascoltato in streaming. Nel 2011 la piattaforma di streaming musicale svedese ha chiuso un accordo con l’etichetta EMI per la pubblicazione online dei brani di artisti afferenti alla stessa casa discografica, che detiene i diritti dell’intera produzione dei Pink Floyd, ma in quest’accordo non erano inclusi i brani della band; così, i padri della musica psichedelica e colonna portante della musica rock contemporanea, inglese e non, hanno lanciato la sfida ai loro fan con un post sul Twitter ufficiale della band il 14 giugno: “Help stream Wish You Were Here 1 million times to unlock Pink Floyd’s catalogue on @Spotify: http://spoti.fi/WishUWereHere #floydcountdown“.
Sono bastati appena quattro giorni per raggiungere il traguardo e oggi i Pink Floyd mantengono la promessa, rendendo disponibile l’intera discografia su Spotify e lo hanno comunicato con il tweet: “Welcome to the machine…” As promised, after 1 million streams of Wish You Were Here, Pink Floyd’s catalogue is now available on @Spotify.” Inoltre, assieme alla pubblicazione di tutti gli album della band, è stato annunciato che sono disponibili anche tutti i lavori pubblicati da David Gilmour, storico chitarrista e cantante della band inglese.
Spotify è attualmente l’unico servizio a poter diffondere tutto il repertorio dei Pink Floyd. E’ un arrivo tanto atteso, per una band che ha sempre avuto un po’ di riluttanza nei confronti del digital streaming: infatti, nel febbraio del 2012, il manager dei Pink Floyd, Paul Loasby, ricordava come il catalogo del gruppo fosse già stato distribuito a tutti i servizi di streaming gratuito nel 2007/2008 e che con 14 milioni di stream, avevano guadagnato una cifra che non li soddisfava ed è per questo motivo che, quando arrivò il momento di rinnovare il contratto con la EMI, la band decise di non voler collaborare con le piattaforme finanziate dalla pubblicità ma di essere disposti a lavorare solo con quelle a pagamento. La svolta dei Pink Floyd quindi, fa ben sperare nell’arrivo di molti artisti che mancano all’azienda svedese: tra questi, Beatles, AC/DC e Led Zeppelin.