Pico Rama: “Il secchio e il mare”. La recensione

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Pico Rama - "Il secchio e il mare" - Cover

E’ uscito “Il secchio e il rame“, nuovo disco di Pico Rama, nome d’arte di Pier Enrico Ruggeri, figlio del noto cantautore Enrico RuggeriPico Rama è un musicista dall’anima rap/raggamuffin che però ama spaziare tra molti generi, vista anche la sua formazione musicale, essendo cresciuto tra Beatles ed hard rock, tra punk e Zecchino d’Oro, tra jazz e folk, passando dalla musica classica e dai mantra tibetani, in un abile crossover. Non mancano anche il moderno hip hop ed il reggae, primo amore di Rama che lo ha portato verso il Rastafarianesimo, credo che l’artista ha abbracciato.

Nel 2011 è uscito il suo primo album, “La Danza Della Realtà” (raccolta di pezzi scritti tra il 2005 e il 2008), il cui titolo è un tributo all’omonima opera di Alejandro Jodorowsky: il disco, ricco di contaminazioni variegate, è il frutto di tre fasi distinte affidate rispettivamente a Piuma, Luigi Schiavone e Marco Zangirolami, da cui sono stati tratti i 4 singoli “Papa Su Facebook”, “Insegnami L’Amore”, “Lividi All’Alba” e “Giangi In Tuta Di Nylon” che vede la partecipazione di Le Situazioni Kafkiane e Mangoni di Elio E Le Storie Tese.

Il 21 Maggio 2013 è uscito il suo secondo disco, “Il Secchio E Il Mare“, prodotto insieme a Marco Zangirolami e che vede le collaborazioni di artisti come Dargen D’Amico, Danti dei Two Fingerz, Seppiah ed il Maestro Alessandro Formenti. Il disco vede la copertina ed il booklet impreziositi dai disegni dell’artista Emila Sirakova secondo soggetti che sono stati costruiti intorno alle tracce del disco.

I 10 pezzi che compongono l’album sono incastrati secondo la numerologia del Tarocco di Marsiglia secondo un percorso particolare che viene definito dall’artista stesso come “un sublime strumento di catarsi, alambicco dell’opera alchemica collettiva.

Il disco parte con la traccia che vede la partecipazione del Dj Dargen D’Amico, “Cani bionici (technotitlan) ” e subito ci troviamo a danzare al ritmo di un technopop con testi che attraverso un linguaggio simbolista illustrano la realtà moderna. Nel disco trovano spazio anche strumenti come arpe e clavicembali che destabilizzano momentaneamente l’ascoltatore come nel brano “Alla corte del pazzo” che vede la direzione del Maestro Alessandro Formenti.

Il linguaggio particolare di Pico Rama trova pieno sfogo nel brano “Manitù“, il brano per me migliore del disco, ben cadenzato e molto intenso che ben viene definito dall’artista come elettro-mistico con un pop influenzato da tratti psichedelici e progressive. Altro lavoro degno di nota è “L’amaca” che vede la partecipazione di Seppia e che metaforicamente parla dei luoghi comuni che vi invischiano nella vita e che non ci lasciano più andare via.

Pico Rama - "Il secchio e il mare" - Cover
Pico Rama – “Il secchio e il mare” – Cover

Il reggae fa capolino in “Modo nuovo” anche se alla fine fa spazio all’elettronica che non pregiudica però la gradevolezza della canzone: il simbolismo torna in “Thor e Fatima” che parla di pace, di estetica e di speranze in un maniera a tratti amara più che agrodolce, complice anche una base elettronica che tende al minimal e all’elettropop con sfumature techno. La title-track, annunciata dal mare che si infrange sulla spiaggia, pompa subito sui bassi e spinge molto sull’analogia marinai-esseri umani, “eternamente fiaccole in questa guerra eterna” con chitarre epiche a sottolineare i momenti più empatici del pezzo.

Danti dà la sua impronta a “Rosa quantica“, brano particolare sia per testo che per musica, suonato quasi in sospensione di tempo e di spazio, in un ambiente che rende bene lo spazio metafisico quantistico descritto nel brano: il disco termina con “Dopo il patto rise“, brano dal forte impatto politico e polemico, ed il brano “Libero Caotico“, intermezzo musicale parlato di due minuti molto particolare.

Tutto il secondo disco di Pico Rama è un lavoro molto particolare che nonostante la forma musicale variegata ed inedita si inserisce secondo me ampiamente in un percorso che porta al cantautorato, viste le tematiche trattate, così profonde eppure in maniera molto inconsueta: questa novità fa sì che l’ascoltatore sia incuriosito dall’ascolto ed apprezzi il progetto musicale fino alla fine, anche se le due canzoni finali appesantiscono leggermente tutto il lavoro. Al di là di questo, “Il secchio e il mare” è un gran bell’album che merita ampiamente un ottimo voto e più di un ascolto.

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