Paolo Benvegnù: “Hermann”. La Recensione

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Ci sono album in grado di evocare emozioni e sensazioni incredibili, di suscitare la meraviglia e la consapevolezza che “la natura non fa niente invano”. E uno di questi album è “Hermann“, il nuovo lavoro di Paolo Benvegnù, il creatore della corrente dell’Ipersensibilismo: 13 canzoni basate sul manoscritto di un ingegnere di Lucignano (al secolo Fulgenzio Innocenti) che si interroga sulla questione più antica e filosofica che gravita attorno e dentro l’uomo, in tutte le sue accezioni: l’esistenza dell’uomo stesso.

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Paolo Benvegnù - Herman - Artwork
Con “Hermann” parte una riflessione sull’attualità, una lucida fotografia su come il pensiero ed il modo di vivere dell’uomo occidentale si siano spinti troppo oltre, forse verso mete che neanche loro conoscono, dipingendo uno spietato ma poetico affresco sul sentire e sul vivere contemporaneo e sulla amoralità che riempie questo mondo, quello che dovrebbe essere “il migliore dei mondi possibili” ma che in realtà è un inferno. “Hermann” parla del mondo contemporaneo e mostra per differenza la distanza (o sarebbe meglio dire l’abisso) che separa l’amare dall’avere, il vivere dall’esistere: in particolare l’album dice che ogni esperienza umana su questa terra si realizza solo se può essere posseduta, che ogni cosa oggigiorno è accessibile ma ha il suo prezzo e che l’anima dell’uomo ormai è ridotta ad un insieme di azioni meccaniche, dove i sentimenti della vergogna e della sobrietà sono spariti e sono soppiantati dalla sfacciataggine e dal materialismo. E, contro questo pensiero, “Hermann” schiera l’amore (in canzoni come Love is Talking” e Andromeda Maria“) che riesce a comunicare anche quando è costretto a vendersi. “Hermann” è un viaggio di tredici tappe dove Benvegnù dà il suo meglio, tra riferimenti lettarari (Sartre, Miller, Melville) e personaggi della mitologia classica (Ulisse, Narciso, Mosè, Perseo). Dal punto di vista musicale l’album presenta una composizione più “semplice” rispetto ai lavori precedenti, con pezzi malinconici supportati dal pianoforte e in alcuni casi l’uso di sintetizzatori e archi: i brani sono molto vari sia nei suoni che nell’interpretazione, con la cassa, il charleston, il rullante, le chitarre ritmiche e il basso che ne disegnano lo scheletro e portano l’ascoltatore ad interrogarsi e ad interrogare il mondo e se stesso su dove sia ora e su cosa lo abbia portato fino a questo punto. Paolo Benvegnù si è avvalso della collaborazione di ottimi artisti, in primis Andrea Franchi, senza dimenticare Guglielmo Ridolfo Gagliano, Luca Baldini, Michele Pazzaglia e tanti altri. Anche l’orecchio meno esperto potrà riconoscere lo stile che fu proprio degli Scisma, uno stile raffinato e particolare, “a goccia”, come lo descrivevano loro nelle interviste, uno stile che ha bisogno di più ascolti per essere compreso in tutta la sua raffinatezza. Paolo Benvegnù – Herman – Tracklist 01. Il pianeta perfetto 02. Moses 03. Love is talking 04. Avanzate, ascoltate 05. Io ho visto 06. Andromeda Maria 07. Achab in New York 08. Sartre Monstre 09. Good morning, Mr. Monroe! 10. Date fuoco 11. Johnnie and Jane 12. Il mare è bellissimo 13. L’invasore

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