Sapete cosa succede quando delle piccole formichine si muovono per costruire un formicaio immenso? Parte il formichiere grosso e potente, ci ficca il muso dentro e le mangia tutte.
Abbiamo assistito all’arrivo di Spotify qua in Italia proprio pochi mesi fa, e Google come ha reagito? Proponendo a stretto giro la sua alternativa, ovvero, Google Play Music All Access. La musica digitale e i suoi meccanismi sembrano far gola a tutti, e i pezzi grossi dell’informatica mossi dal nobile scopo di risollevare le sorti dell’industria musicale internazionale, decidono di combattere la pirateria proponendo alternative valide ai download contro legge. Lo scopo è decisamente quanto di più nobile possa esistere, ma se poi dietro questa mossa caritatevole ci sia celata un’acerrima battaglia tra pezzi grossi cosa succede? Succede che a beneficiarne sono gli utenti, i quali, essendo i terzi a goderne, ne approfittano e assaggiano come durante un buffet a cinque stelle, quale tra i tanti possa di più soddisfare i propri bisogni.
Google Play Music All Access nasce come piattaforma di condivisione streaming, proprio sulle orme di Spotify, ma a differenza di quest’ultimo, a quanto pare offre solo abbonamenti mensili a pagamento, con un solo e unico obiettivo: quello di “allargare i tuoi orizzonti musicali“. Partendo proprio da questo, durante la presentazione a Google I/O a San Francisco, il nuovo arrivato in casa Google decide di fare guerra a tutti gli altri servizi come Pandora e Spotify, battendo sul tempo Apple, e offrendo agli utenti una vasta libreria musicale da integrare con la libreria già presente nell’archivio di Google Play di ogni singolo utente. Niente male vero? Beh si, partendo dal presupposto di poter generare una serie di classifiche che si adeguano ai gusti musicali degli utenti, ai generi affini Google sembra aver fatto centro, ma se a questo avesse pensato già qualche altro? L’aspetto social viene per un attimo accantonato, quando si tratta di streaming certi particolari vengono lasciati a parte, ma come prevalere su un mare di software e piattaforme dedicate allo streaming digitale?
Google PlaySemplicemente essendo i numeri uno. Come l’avrà presa Apple? Sarà ancora decisa a temporeggiare per l’uscita di iRadio? D’altronde i prodotti ci sembrano completamente diversi, ma ciò che per ora interessa all’utente è avere una piattaforma mobile, a portata di mano e soprattutto gratuita o quantomeno dai costi sostenibili, Google ci avrà pensato? Per ora le cose sembrano subire una velocissima evoluzione, e in contrapposizione a Spotify Google si batte per la “condivisione” e l'”integrazione” dei generi musicali e delle librerie musicali. Per il momento Spotify sembra avere il predominio su qualsiasi cosa, nonostante la pubblicità e i fastidi da appesantimento del software. Pandora, dove sei? Last.fm datti una mossa e sfodera le tue armi social! Apple, che ne pensi di puntare su software di nicchia e costosissimi? Fate vobis, big G sa già come prevedere le vostre mosse…