Due rilevanti notizie in un colpo solo: i Muse hanno annunciato proprio qualche ora fa che il primo singolo estratto da “The 2nd Law” sarà “Madness“.
Il brano sarà rilasciato il 20 agosto 2012 e, i fan della formazione stanno già facendo il conto alla rovescia in attesa di poterlo ascoltare.
Una notizia positiva che si contrappone ad una negativa, in quanto il disco che avrebbe dovuto vedere la luce il 17 settembre 2012, sarà pubblicato con alcuni giorni di ritardo. La nuova data d’uscita dell’album sarà lunedì 1 ottobre 2012. Nello scarno comunicato pubblicato sul sito ufficiale, il trio UK conclude con “Scusate per il ritardo, vi promettiamo che ne sarà valsa la pena”.
La band di Teignmouth non ha spiegato il motivo del ritardo che, presumibilmente, dipende dal bisogno di ultimare gli ultimi dettagli prima della pubblicazione. Ricordiamo che solo qualche giorno fa è stata rilasciata la cover ufficiale di “The 2nd Law” dove si può ammirare una vista insolita dell’attività del cervello umano. Qualche tempo fa era stata rilasciata la tracklist del lavoro che si comporrà di tredici brani dove la seconda traccia è appunto “Madness” che fungerà anche da primo singolo della formazione UK.
Nelle scorse ore, inoltre, il sito francese musique.jeuxactu.com ha pubblicato una recensione traccia per traccia di “The 2nd Law”. Per quanto riguarda il singolo che anticiperà il disco si può leggere “Con Madness, i Muse sembrano voler prendere in contropiede l’ascoltatore, con un pezzo calmo e soave che ci si stupisce di trovare così presto all’interno della tracklist. Un arrangiamento che fa pensare ai Depeche Mode come accadde con “Undisclosed Desires””.
La recensione procede fra continui rimandi dai Led Zeppelin in “Supremacy” passando ai Queen in “Survival“, toccando i tanto amati/odiati Radiohead. Intanto Chris Wolstenholme è stato intervistato dalla DJ olandese Roosmarijn Reijmer dove sono emersi alcuni particolari interessanti: innanzitutto Chris chiude la storia (finalmente!) del dubstep dicendo che i Muse non sono dubstep ma c’è un riferimento al genere sono in due tracce, una delle quali la già citata “Unsustainable”. Wolstenholme spegne la questione dicendo che i Muse hanno voluto giocare con questo suono che sembra dubstep ma non si può chiamare neanche tale, è ancora rock. Il bassista inoltre precisa che questo album sarà meno roboante dei lavori precedenti: c’è un coro, ci sono ballate, c’è una sezione fiati ma la maggior parte è un “muro di chitarre”.
Chris, inoltre, parla anche di Twitter, strumento che ama molto ma le cui potenzialità spaventano. Il bassista infatti sottolinea che ha controllato Twitter al momento del rilascio di “Survival” e dopo solo un’ora c’erano migliaia di Tweet. E’ strano vedere come un’ora di social network produca una mole di parole così ingente rispetto a mesi di lavoro. In “The 2nd Law” sembra non mancare davvero nulla: tredici tracce che parlano di recessione economica, di problemi ambientali, guerre ma anche il desiderio di voler scappare. L’idea del lento ma inesorabile deterioramento è una questione che affascina molto i Muse e Wolstenholme prosegue dicendo che la nostra vita come noi la conosciamo oggi non è più possibile, una contraddizione d’intenti che sfocerà in qualcosa di inaspettato. Ecco dunque il significato della “Seconda Legge”.
Una sorpresa che i fan dei Muse sanno già molto bene ma che magari è sfuggita ai meno attenti, è il nuovo ruolo di Chris Wolstenholme che si è cimentato sia come compositore ma anche come cantante di ben due tracce “Save Me” e “Liquid State”, oltre al suo compito di bassista. Chris dice di essere molto orgoglioso in quanto ci sono voluti ben sei album per fargli trovare il coraggio di proporre qualcosa scritto da lui stesso. Chris spiega che sono canzoni super personali: “Save Me” è una ballata verso qualcuno che nella vita ti dona stabilità ed equilibrio, ti ama, nonostante tutto. “Liquid State” ha un riff di chitarra martellante, è una canzone schizofrenica, con una doppia personalità. Un suono potente accompagnato da tematiche molto personali unite ad altre d’interesse globale. Wolstenholme conclude dicendo che il suono così potente con ottoni, coro, dubstep, forse sta facendo pensare alla necessità di una quinta persona sul palco.