Il 28 Settembre a Kingston è morto Leonard Dillon a causa di un tumore a polmoni e prostata. Ne dà l’annuncio la figlia Patrice al New York Times. Non so quanti esattamente lo conoscessero, molto probabilmente avrete sentito la sua musica, ma non le ricollegate il nome. Nessun problema, vi dò una mano io. Per definire questo cantante e compositore si possono usare 3 parole: padre del reggae. Noi tutti siamo abituati ad associare musica reggae a Bob Marley ed è corretto, perchè a partire dagli anni ’70 questo genere si è diffuso a livello mondiale fino a noi dall’altra parte dell’Oceano grazie a lui. Ma il reggae ha origine in un’area più ristretta, nella Giamaica che ha dato i natali a Marley così come a Leonard Dillon. Affonda le proprie radici nel Rastafarianesimo, una filosofia di vita, un movimento spirituale nato in Etiopia e poi coltivato a partire dagli anni ’30 in Giamaica dagli schiavi etiopi che vi erano stati portati. E’ una “religione” (il termine, in realtà, è improprio) che vede un profondo legame con la musica, come spesso accade nella cultura africana. Esistono differenti generi tutti affini e legati al Rastafarianesimo, Roots reggae, reggae, ska, Nyabinghi, rocksteady. Leonard Dillon si pone in questo contesto, aprendo le porte al roots reggae, quello più spirituale in cui i testi parlano di Dio (Jah). Nel 1966 Dillon fondò un gruppo di cui è sempre stato il rappresentante, gli Ethiopians: il nome è indicativo del profondo legame alle origini che la maggior parte della gente della Giamaica ha e alla cultura cui la band si rifà per la propria musica.

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