Miss Fraulein: “The Secret Bond”. La Recensione

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Miss-Fraulein - The Secret Bond - Artwork

E’ difficile trovare un album ben realizzato e che riesca a piacere al primo ascolto, eppure il caso di “The Secret Bond” dei Miss Fraulein è stato questo, un lavoro ben fatto con tutte le cose al posto giusto per risultare vincente.

miss fraulein The Secret Bond
Miss-Fraulein - The Secret Bond - Artwork
Giunti al loro terzo album, dopo “Aprofessionaldinnerout” e “Tob Was My Monkey“, i Miss Fraulein hanno ormai acquisito una maturità tale utile a far venire fuori quanto meglio hanno nel loro repertorio, dalle loro altissime capacità tecniche alle non indifferenti liriche. “The Secret Bond” non è un album nato per caso e si vede, i cinque della band cosentina: Giulio Ancora (voce), Aldo D’Orrico (chitarra, voce e armonica), Alessandro Mazzotta (chitarre), Francesco De Napoli (batteria, percussioni e voce) e Silvio Perri (basso, voce, chitarre e glockenspiel); si sono presi tutto il tempo necessario per portare a termine un lavoro fatto di consapevolezza artistica e professionale. Affiancati alla produzione da Maurice Andiloro, già noto per le sue collaborazioni con Afterhours, Verdena e Capossela, riescono così a dare ad ognuno dei brani dell’album la giusta dimensione riuscendo anche in studio ad esaltare le loro capacità tipiche dei live. L’album infine è stato dato in mano a Steve Fallone dello Sterling Sound di New York per il mastering finale, così nell’aprile del 2010 per MKrecords esce un CD quasi perfetto. Già dal packaging “The Secret Bond” si mostra per quello che è, il legame segreto del titolo lo ritroviamo un pò ovunque, a partire proprio da quel cartoncino che confeziona il cd, passando per il librettino dove i testi sono riportati come se fosse un diario personale, per finire soprattutto nella musica e nelle parole di quell’album che quasi rivoluziona l’idea di concept. Già dal brano di apertura, “You Know Why“, si capisce che i Miss Fraulein non scherzano, attaccano subito senza quasi intro e presentandosi per quello che sono,  seppur in tutto l’album, per chi già conosceva la band, si noterà un allontanamento dallo stoner rock a cui avevano abituato i propri fan. Ma niente paura, se dopo il primo attacco avete la paura che il gruppo abbia deciso di avvicinarsi al pop vi assicuriamo che non è proprio così. Ben presto iniziano i cambi di tempo e la loro originalità si fa sentire. E’ un crescendo a più riprese quello presente in “Grown High“, brano che esponde delle sonorità leggere, quasi tranquille, un pò come dei moderni Beatles, ma si dimostra solo essere la base di tuttò ciò che verrà dopo. Con “Battle On Ice” a molti protranno tornare in mente a tratti sonorità e voce di Eddie Vedder dei Pearl Jam, Michael Stipe dei REM e Brian Molko dei Placebo, ma sia ben chiaro è solo una sensazione, la band di inventiva ne ha da vendere e già qui lo dimostra, dando la giusta carica a chi ascolta. Si passa ad un suono più grezzo con “In Confidence“, bel pezzo in cui batteria e basso si rincorrono su un gioco di voce ben realizzato,  la contrapposizione dei due strumenti è solo parte del gioco condito anche da attimi di quiete alternati ad attimi di tempesta. Si arriva così alla ballata “Sleepy Golden Storm” in cui ancora una volta troviamo un degno accostamento, un inizio alla Billy Corgan degli Smashing Pumpkins, ma il resto è puro equilibro di dolcezza musicale. “Now and Then” si trova in mezzo quasi a dividere in due l’album, fa uscire fuori l’experimental rock dei Miss Fraulein in un brano che sembra unire il rock psichedelico degli anni ’70 all’hard rock degli anni ’90. Non ci convince “See You Men” che con uno stoner blues un pò forzato sembra alla fine non riuscire a creare nulla di nuovo facendoci rimpiangere quello che invece anni fa fu realizzato prima da Queens Of The Stone Age. La lenta “Human Hunter” ci fa rilassare, senza però per questo lasciarci nel vuoto, anzi la presenza di Tonie Chiodo (già parte dei Camera237 di cui ultimamente abbiamo recensito “Alone in an empty bed“) al basso arricchisce ancora di più il brano. La conferma che i Miss Fraulein siano dei veri esperti musicali arriva con “My Lover“, brano nel quale sembrano quasi unire il funky al grunge e soprattutto nel migliore dei modi. “London Night” torna a darci la carica e a farci divertire prima del gran finale di “The Secret Bond“, title track che chiude con il botto in un mix di suoni che chiudono almeno una parte della loro sperimentazione e ci lasciano un buon sapore. In conclusione “The Secret Bond” è on ottimo album,  non bisogna farsi confondere dall’idea delle influenze e del bagaglio culturale che i Miss Fraulen si portano dietro, perchè nonostante ciò il loro lavoro risulta essere originale e sicuramente da ascoltare e riascoltare. Si ringrazia On Mag Promotion per averci fornito l’album da recensire

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