Quello di Miley Cyrus è un nome che ormai tutti conoscono. Partita come ragazza della Disney, che faceva sognare l’America intera con le sue avventure di cantante dalla doppia vita, a poco a poco si è slegata dal mondo dei bambini e degli adolescenti per affermarsi nel panorama musicale internazionale. Quello di Miley Cyrus è attualmente uno dei nomi più cliccati in rete, grazie ad un comportamento provocatorio, ammiccante, spregiudicato che l’ha fatta balzare in più occasioni agli onori delle cronache, ma anche in vetta alle classifiche. Ma la recensione di un album deve prescindere da tutto ciò che è contorno e soffermarsi unicamente sulla musica, sugli arrangiamenti ed i messaggi che ne caratterizzano i brani. “Bangerz” è l’ultimo album pubblicato dalla ex Hannah Montana, il suo quarto in studio, un suono a tratti retrò, un pop che in più occasioni strizza l’occhio all’R’n’B e alla dance, non trascurando mai le origini country.
Una simile premessa, quale quella di scindere la musica da determinati atteggiamenti di chi la propone, diventa doverosa per riuscire ad analizzare e comprendere a pieno questo disco. Se nei comportamenti tenuti abitualmente da Miley Cyrus troviamo una certa spregiudicatezza, non si riscontra altrettanta voglia di osare dal punto di vista musicale. “Bangerz” è partito sotto i migliori auspici: nei mesi scorsi i nomi di Pharrell, Will.I.Am e Britney Spears, solo per citarne alcuni, erano rimbalzati da un angolo all’altro della rete come collaborazioni eccezionali che avrebbero reso questo album innovativo e scoppiettante. La loro presenza è, in realtà, quasi impercettibile, cosa che, guardando alla situazione sotto un certo punto di vista, si rivela positiva, in quanto il sound e lo stile tipicamente cyrusiani rimangono intatti, sebbene palesemente più maturi.
D’altra parte la piccola Miley non è più così piccola e ad una crescita anagrafica le corrisponde una paritaria crescita artistica. Ciò le consente di guardare al pop del terzo millennio senza dimenticare quanto realizzato nel passato, al contrario reinterpretando in una nuova chiave atmosfere e suoni dei decenni passati. Ed eccola pescare direttamente dai ’90, ma con l’aggiunta di base elettronica e piano, in brani come “Adore You” (dal sound rihannesco) e nel primo singolo estratto dal disco “We Can’t Stop (La Di Da Di)”.
L’altro singolo, “Wrecking Ball”, epurato delle immagini del videoclip che lo accompagna, si inserisce nel filone delle ballate da cantare con il cuore in mano, così come “Drive”, caratterizzata da un’elettronica piuttosto cupa. Tutt’altra atmosfera si respira in brani come “#GETITRIGHT”, funky fischiettato che fa subito credere di trovarsi su una spiaggia della Florida a bere un drink con l’ombrellino, o “Do My Thang”, in cui si oscilla tra la dance a cavallo del 2000 e l’hip hop in un mash up che affatto stride.
Delle 13 tracce di “Bangerz” ben 5 sono duetti realizzati con alcuni dei più importanti artisti del momento: “4×4”, chitarra latina e basso country, vede la partecipazione di Nelly, la ballata drum’n’bass dalle atmosfere tendenti al cupo “My Darlin” con Future. E ancora Big Sean in “Love Money Party”, percussioni pressanti e ritmo che a tratti rimanda alla dancehall, e French Montana in “FU”, la traccia migliore dell’album che oscilla tra sensuali arie da burlesque ed elettronica. Un posto a parte se lo merita “SMS (Bangerz)” realizzata con Britney Spears, vero mito d’infanzia della Cyrus, che arriva così a coronare il sogno d’una vita. Pezzo elettronico dance in cui Miley tira fuori tutto il proprio carattere.
In chiusura di tracklist troviamo, infine, “Maybe You’re Right” e “Someone Else”: ottimo arrangiamento il primo brano, con percussioni pressanti ben calibrate a contrastare ed esaltare momenti dall’accompagnamento strumentale quasi azzerato, riempipista il secondo, che dopo una partenza più sommessa ed elegante si evolve nel bridge in una corsa in bpm che gli dà corpo.
Giudizio complessivo:
Un album certamente più adulto, che racchiude in sé un potenziale ancora parzialmente inespresso. L’ascolto di “Bangerz” è sicuramente piacevole, le tracce scorrono via facili una dopo l’altra, ci si ritrova a canticchiare la linea melodica di alcuni incisi già al loro secondo ascolto, ma il tutto risulta fin troppo omogeneo, senza che una qualche traccia prevalga in maniera netta sulle altre. Un’uniformità che talvolta tende all’appiattimento. Ci vorrebbe solo un pizzico di coraggio in più nello stile per osare.