Michele Manganelli, presidente di Assodigitale, parla di Spotify

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Spotify

E’ stato lanciato ieri, 12 Febbraio, in Italia Spotify, la nuova piattaforma digitale di musica “liquida” che permette di ascoltare tutta la musica che si vuole in maniera gratuita su qualunque dispositivo. Con Spotify arriva un modo rivoluzionario di ascoltare la musica, finalmente gli appassionati di musica potranno avere accesso al servizio, che mette a disposizione in modo facile, istantaneo e legale, oltre 20 milioni di brani, da ascoltare sul proprio computer, smartphone, tablet, sistemi home entertainment e altro ancora.
Basta cercare un artista, un album o una traccia e premere “play” per ascoltare online o offline la propria musica preferita, ma non solo. Utilizzare il servizio significa viaggiare alla scoperta di nuove canzoni curiosando tra i brani selezionati dai propri amici, da artisti o da personaggi famosi o, ancora, lasciandosi guidare dalla funzione “radio” di Spotify.

Per capire cos’è e quali sono le sue potenzialità ne abbiamo parlato con Michele Ficara Manganelli, presidente di Assodigitale.

1. Finalmente arriva in Italia Spotify, la piattaforma di musica on demand ed in streaming. Lei pensa che questo tipo di tecnologia possa avere successo in un paese come l’Italia, ancora molto legato al supporto “fisico”?

Direi proprio di sì anche perché nonostante tutto l’Italia da questo punto di vista si è già ormai sdoganata abbondantemente dal supporto fisico ed è sicuramente molto più digitale di quanto si possa immaginare.

2. Considera Spotify più un’ occasione per gli utenti che così possono avere a disposizione una libreria musicale praticamente infinita o per le case discografiche che così possono arrivare agli utenti in maniera più semplice e diretta?

Sicuramente un’occasione per tutti e due perché ne ricavano un vantaggio comune: si supera la logica dell’acquisto singolo e si va invece verso una logica di condivisione, tra l’altro gratuita perché Spotify ha anche la versione con la pubblicità per cui rimane fondamentalmente gratuito.

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3. Quindi lei non pensa che Spotify porterà alla diminuzione delle vendite dei supporti fisici come CD o vinili…

In realtà i supporti fisici sono morti già per conto loro, non è certo Spotify che incide. Si sono uccisi con le loro mani perché i prezzi sono decisamente troppo alti. A mio avviso il supporto non ha neanche più senso di esistere.

4. Come già detto da lei prima, Spotify è l’ultimo arrivato nel campo della musica “liquida” e si trova a dover affrontare la concorrenza di un gigante come iTunes. Secondo lei in cosa Spotify è differente e con quali armi strapperà ascoltatori al rivale?

Beh, innanzitutto iTunes e Spotify non sono proprio due rivali, iTunes ha un servizio dove fondamentalmente con 25€ posso scaricare tutta la musica che voglio, Spotify invece è un servizio gratuito dove io ascolto quello che voglio senza nemmeno possederlo ma lo posso solo ascoltare. Uno ha una logico di possesso e l’altro ha una logica di utilizzo che trovo sia una logica più intelligente in quanto non ha più senso possedere la musica per ascoltarla, visto che ora si ha la possibilità di ascoltare la musica come si vuole e quando si vuole in streaming ovunque.

5. Spotify è uno strumento “social”, si fonde in modo perfetto con il mondo dei social network ed ha anche alcune applicazioni come Soundrop, che permette di condividere playlist e chattare durante l’ascolto: questo sarà il vostro asso nella manica?

No, direi che è il minimo sindacale. La condivisione sociale e la chat integrata permettono di conversare con gli amici e oggi direi che questo è abbastanza normale.

6. Considera questa cosa come un’evoluzione delle serate passate insieme agli amici ad ascoltare i vinili dallo stereo come negli anni ‘70?

Beh, sì, sicuramente… quello che non cambia è la qualità della musica, poi la fruizione si evolve. Si è partiti dal vinile, si è passati alle cassettine e poi si è arrivati ad un device connesso, ma alla fine la differenza la fa solo la buona musica, non certo la tecnologia che si usa per ascoltarla.

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6. Voi avete sottoscritto già accordi con quattro major come EMI, Sony, Universal e Warner. Come intendete interagire con le etichette indipendenti italiane?

Beh, spero che loro lo vogliano fare, nel senso che le etichette indipendenti sono ben disponibili e sono state anche quelle più veloci rispetto alle major che hanno dei tempi e dei ritmi più lenti. Bisogna vedere se Spotify sarà interessato a prendere accordi anche con loro e in che misura ma questo dipende dal loro management. Sicuramente le etichette indipendenti italiane sono belle sveglie, questo è indubbio.

7 Spotify si presenta in tre versioni di cui una gratuita e due a pagamento ma dal costo contenuto, al prezzo di un aperitivo al mese, come recitato dalla sua presentazione. Questi costi così bassi secondo lei attireranno i giovani per la fruizione di Spotify in maniera non “free”?

Bella domanda, non ho una risposta, non saprei sinceramente se questo può essere un’opportunità o meno. Secondo me sì, perche per me per quel prezzo vale la pena, poi bisogna anche vedere il mercato come risponde ed è sempre un terno al lotto, perché l’esperienza insegna che quando c’è di mezzo un pagamento questo potrebbe essere non gradito oppure potrebbe generare problemi tecnici ed il cliente si arrabbia… Bisogna tenere conto della complessità del pagamento ed anche di una certa reticenza che c’è nel pagare anche cifre piccole.

8. Le faccio un’ultima Il lancio di Spotify avviene in contemporanea in Spagna, in Portogallo ed in Italia, ma in Italia coincide con il Festival di Sanremo… Come Spotify può coesistere con il Festival? A proposito di Festival, lei tifa per qualcuno?

Sanremo sicuramente è un bel driver in quanto ha rappresentato e rappresenta la musica italiana, quindi più fortunati di così non si poteva essere. La coesistenza è assolutamente possibile in quanto su Spotify ci sono già le canzoni del Festival. Io tifo sempre per la buona musica e purtroppo questa non sempre è presente al Festival: speriamo che quest’anno ci sia qualcosa di interessante. I grandi artisti ci sono, speriamo ci siano anche grandi canzoni.

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