M.I.A.: “Matangi”. La recensione

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M.I.A. ha racchiuso il suo nome in un album tanto da scatenare bufere che hanno provocato il ritardo discografico dello “Matangi“. Per anni M.I.A. non ha risparmiato critiche, provocazioni e durezze nella sua produzione discografica, ma “Matangi” sembra portare con sé un carico tutt’altro che trascurabile ed è anche per questo che dopo tutto il putiferio riesce a vedere la luce solo quasi alla fine del 2013.

Tutto è un’esplosione di energia, di colori e di polemica, i suoi brani ci fanno ballare ma ci fanno anche riflettere, e in “Matangi “è racchiuso il giusto compromesso tra spiritualità ed elettronica di cui avevamo bisogno. Seppur differente dai precedenti fratellini quest’album arriva a farci capire che non ha bisogno di ulteriori consacrazioni M.I.A. dando una spiegazione anche al polverone alzato negli ultimi mesi. Un comportamento che porta a serie conseguenze, un atteggiamento frutto di un’esperienza passata tra arte e musica con uno sguardo costante rivolto verso la realtà dei fatti, tutto questo è M.I.A. che dal 2005 con l’esordio di “Arular” ha distrutto tutte le buone maniere musicali. Se da un lato la musica pop assiste ad un crollo del bon ton, le buone maniere distrutte dalla cantante dello Sri Lanka non si riferiscono a quelle, bensì alla lingua lunga che si ritrova e che puntualmente non riesce a fare finta di niente.

M.I.A. - Matangi - Artwork
M.I.A. – Matangi – Artwork

Ad una come lei forse anche le catene di una casa discografica stanno strette, infatti dopo aver raggiunto un accordo con la Interscope per la pubblicazione di “Matangi” prima nel Gennaio del 2013 e poi nell’Aprile dello stesso anno, alla fine hanno rotto i propri patti lasciando la cantante da sola con il suo bel disco. Potrà suonare quasi come una punizione, ma basterà questo a farla riflettere sul dito medio al Super Bowl con tanto di “shit e la diffusione senza permesso sui social di musica appena prodotta coperta dalle sacre mani di una casa discografica? No. M.I.A. vuole combattere e lo vuole fare fino in fondo, anche cantando. “Matangi” è stato registrato in giro per il mondo e vanta una lunga schiera di collaboratori, porta una gestazione degna di un parto elefantesco e si fa testimone di un carico di danni. Dopo le critiche avanzate a “Maya” disco del 2010, in questo nuovo album i toni sembrano essersi addolciti, ma non manca assolutamente quel giusto mix di dancehall, elettronica e rap alla M.I.A. maniera. Un brano come “Bad Girls” viene preceduto dalla sua stessa reputazione, ma è uno dei momenti più preziosi dell’album ricco di elementi ma anche tanto immediato. L’apice pop di Matangi però viene raggiunto con “Come Walk With Me” che all’inizio suona un po’ come un brano del disco Gloss Drop dei Battles.

Pronta a far la guerra la nostra “Missing In Action” procede con il brano “Warriors” che gode del beneficio della divinità Hindu e irrompe con il brano omonimo “Matangi” più tribale. Drum Machine e variopinti suoni portati qua e là, insistenza melodica ed elettronica da strapazzo. Insomma tutto questo è M.I.A. e riesce anche difficile a darle una collocazione melodica entro dei parametri precisi. Il disco va ascoltato e va apprezzato per quello che è critiche a parte, tanto il carattere musicale di questa stella della musica sperimentale è già stato etichettato qualche anno fa, e da quel momento non ne può derivare che il peggio, non nel senso cattivo del termine, solo nei termini distruttivi in materia musicale.

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