Qualche sera fa parlando con un illustre “collega” di musica ed in particolare di jazz è venuto fuori il nome di Melody Gardot: “Valla a cercare su Yuotube, è davvero interessante, un talento unico!”. E non si è smentito. Melody Gardot è una giovane cantante 26enne americana, un passato travagliato, che l’ha segnata ma resa più forte. Un incontro con la musica, uno scontro con la vita. Comincia a studiare pianoforte da piccola, coltiva la passione musicale in generale, per jazz e blues in particolare. Nel 2003 rimane vittima di un incidente stradale e questo segna una svolta nella sua esistenza: le sue condizioni sono tanto gravi da costringerla a letto per un anno, con danni al sistema nervoso tali da portarla allo stato di un vegetale, come da lei stesso affermato in seguito. Non riesce a muoversi, non riesce a parlare, figuriamoci cantare. Ed è straordinario, fa venire la pelle d’oca pensare a ciò mentre la si ascolta. Recupera in fretta e con fatica, ma ancora oggi porta addosso i segni di quella tragedia nel fisico e nello spirito. La vediamo sempre con occhiali da sole, rimedio ad uno dei tanti effetti che l’incidente ha avuto su di lei, cioè la forte sensibilità alla luce. Per molto tempo ha dovuto portare apparecchi che le inviavano scosse elettriche per alleviare i dolori alla schiena, altro elemento del suo corpo fortemente provato da quel giorno del 2003. Ma la ragazza non si è persa d’animo, ha preso le redini in mano della propria vita, ha deciso di non abbattersi e tenere duro con l’essenziale apporto della musica. Ha preso lezioni di chitarra ed ha cominciato a comporre canzoni: è lì, mentre canta e suona che il dolore si affievolisce, le sofferenze si dissolvono ed esce la vera anima di Melody. “Nome omen”, dicevano i nostri antenati latini, e lei non fa eccezione: un talento puro, una voce calda avvolgente che trasmette forte senso di sicurezza e trascina in un’atmosfera onirica. Un genere non facile, il jazz, ma che affronta con stile e gusto, mai banale nei testi e negli arrangiamenti. Una piccola perla che mi è capitato di scoprire per caso e che vorrei far conoscere a tutti gli appassionati di buona musica. Le sue influenze sono tante, talvolta prorompenti nei brani che ha proposto: Janis Joplin, Duke Ellington, George Gershwin, ma anche la musica sud americana con esponenti come Caetano Veloso. Melody Gardot prende di tutto e un po’ da questi maestri, lo fa suo, lo rielabora e lo dona alle canzoni che scrive, come solo i talenti sanno fare. Fino ad ora ha inciso 2 EP e 3 album, l’ultimo risale al 2010 e il ritorno è fortemente atteso da fan e critica che non possono non adorare una voce come la sua. Ho fatto indigestione di suoi brani trovati qua è là in internet, tutti molto intensi come intensa è la voce di questa cantante. Una voce non certamente cristallina, ricca di sfumature e suono, che ha preso corpo col passare del tempo: ascoltando una dopo l’altra canzoni del primo album fino all’ultimo edito, saltano subito all’orecchio la crescita e la consapevolezza che ha acquisito ed è un reale piacere per lo spirito. “Quiet fire”, “Good night”, “Wicked ride”, “If the stars were mine” (dalle sonorità brasiliane), “Love me like a river does” sono solo alcuni esempi di brani che potete trovare in rete ed apprezzare, velluto che scorre sotto pelle, un suono che fa vibrare corde profonde. Con una sola parola: jazz. E questa ragazza ci sa fare. Degna di nota “Some lessons”, traccia contenuta sia nel primo EP che nel primo cd vero e proprio: un testo forte, significativo ed autobiografico, che narra i moti interiori dell’animo che l’hanno attraversata durante il periodo più brutto della sua vita. C’è sempre una lezione da imparare, anche se dura, è questo il messaggio che vuole lanciare, lei stessa ne è la prova. Ha imparato a sue spese cosa voglia dire cadere letteralmente a terra ed avere la necessità di trovare un appiglio sicuro che dia sostegno nella risalita. Lo scoglio cui si è aggrappata è stata la musica, del cui potere è fortemente convinta, tanto da portare in giro per università e convegni la propria esperienza a supporto degli effetti benefici della music therapy. E per quegli ottusi che credessero che il jazz è roba noiosa da vecchi, consiglio caldamente “All that I need is love”: un pezzo vivace, dal ritmo incalzante, impreziosito da perfetti sprazzi di scat che la Gardot sparge attorno. Insomma, un grande talento, una voce straordinaria, capacità interpretativa coinvolgente, animo sensibile e delicato, determinazione allo stato puro: se vi volete bene, ascoltate Melody Gardot. Una bella storia a lieto fine, un seguito ancora tutto da scoprire.