Master in Comunicazione Musicale, facciamo due chiacchiere con Gianni Sibilla

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Il Master in “Comunicazione musicale. Media, Industria, mercato digitale” è il primo corso universitario post-laurea dedicato al mondo dell’industria della musica e dei media, con docenti universitari, artisti – su tutti Cristiano Godano e Omar Pedrini – e operatori del settore che salgono in cattedra per formare a 360° i professionisti della musica di domani.

Il Master è arrivato quest’anno alla sua 14esima edizione e sono previsti sia ospiti d’eccezione che alcuni allievi delle passate edizioni del Master, ormai integrati nel mondo del lavoro, che si vestiranno dei panni dell’insegnante e racconteranno la loro personale esperienza in questo particolarissimo corso.

Il Master nel corso del tempo ha formato una nuova generazione di professionisti della musica grazie a lezioni, laboratori ed esperienze sul campo e noi abbiamo avuto l’onore di intervistare Gianni Sibilla, responsabile del Master. Ne è nata una chiacchierata molto lucida e precisa sul mondo della musica attuale e su come i giovani dovrebbero affacciarsi in questo modo per trovare uno sbocco lavorativo.

1)Cosa rappresenta per lei il Master in Comunicazione Musicale e cosa ha significato per lei in questi anni questa opportunità offerta a molti giovani?

Per me ha rappresentato soprattutto una scommessa, quella di creare un canale di accesso professionale ad un mondo spesso chiuso e di mettere in comunicazione due mondi spesso distanti, l’università e la musica. E, personalmente, la possibilità di unire diversi ambiti della mia professione – la didattica e la formazione accademica e con il mondo della musica che frequento da giornalista. Ma soprattutto l’opportunità di confrontarmi con menti più giovani e fresche: ho imparato dai miei studenti almeno quanto credo di avere trasmesso io a loro.

Master in Comunicazione Musicale b
Master in Comunicazione Musicale

2)Sono ormai 14 anni che l’Università Cattolica continua in questo percorso di formazione e informazione sul mondo musicale. Cosa è successo alla musica in Italia in questo tempo?

E’ già difficile spiegare cosa è successo alla musica in questi anni in 400 ore d’aula, figuriamoci in poche righe… L’industria della musica in Italia sta cercando di aggiornarsi, di stare al passo con cambiamenti talvolta drammatici, sicuramente profondi, che stanno coinvolgendo tutta l’industria dell’intrattenimento. In Italia, da sempre, l’industria della musica ha un po’ di ritardo rispetto al resto del mondo: il mercato della musica digitale, per esempio, sta crescendo ma a ritmi più lenti che nei paesi anglosassoni. Sta cambiando la figura dell’artista, e stanno cambiando gli intermediari che ci fanno arrivare la musica, dai discografici agli uffici stampa ai promoter ai tutte quelle figure professionali che formiamo. Credo soprattutto che non si possa usare il passato, come se fosse già successo qualcosa. Sta succedendo: è un processo. Ecco, anche in Italia, la musica è passata dall’essere un prodotto all’essere un processo.

3)Molti giovani dicono che nonostante il mondo della musica si apprenda di più in una dimensione “live” il corso per loro è stato fondamentale per capire tante cose. Quale è la magia che pervade queste lezioni? Cosa insegnate ai ragazzi?

Non credo si possa parlare di “magia”: dietro le nostre lezioni c’è tanto studio, preparazione e professionalità di tutti i docenti – bravi nel loro lavoro, e bravi a raccontarlo, a insegnarlo. Poi, certo, la musica si presta più di altri oggetti a essere raccontata, spiegata in maniera coinvolgente. E’ una passione, che noi spieghiamo ma cercando di non toglierle quell’aura magica, appunto. La magia della musica è sempre effetto anch’essa di un duro lavoro che noi cerchiamo di insegnare.

4)Quali sono le aspettative che ripone nel MaSter? E nel suo corso in particolare? Come secondo lei è possibile dare una scossa al mercato dell’intrattenimento musicale in Italia?

Dal Master mi aspetto che sia un canale di accesso al mondo della musica, che sappia trasformare una passione in un lavoro, appunto. Nel mio corso cerco di inquadrare la musica pop come cultura, di spiegare le dinamiche che spesso non vediamo: la musica non ci arriva mai per caso; con un po’ di esempi cerco di spiegare perché ci arriva in quel modo, e i ruoli di chi fa in modo di farcela arrivare. Sullo dare una scossa all’intrattenimento musicale: credo che fare entrare nell’industria menti giovani e fresche sia già una scossa, nel suo piccolo.

5)Cosa direbbe oggi ad un ragazzo che per la prima volta si affaccia nel mondo dell’intrattenimento musicale? Che consiglio gli darebbe?

Non perdere l’incanto nei confronti della musica, ma imparare il disincanto, imparare ad essere lucido. Come diceva Springsteen in quel bel discorso al SXSW di Austin di un paio di anni fa, imparare a non prendersi troppo sul serio prendendosi terribilmente sul serio.

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