Dopo il lancio nei giorni scorsi della app Fantom e le anticipazioni fatte trapelare con alcuni frammenti di tracce inedite, i Massive Attack, gruppo cardine del trip-hop e della scena undergound inglese, hanno oggi pubblicato “Ritual Spirit”, un EP contenente quattro brani inediti nei quali è prevista una collaborazione. Un ulteriore EP è previsto per questa primavera (e sarà prodotto da Daddy G) e sarà seguito da un album entro la fine dell’anno.
Dopo la diaspora degli anni 2000 e il piccolo capolavoro “Heligoland” del 2012, il gruppo ha cercato faticosamente di rimettersi insieme e riunire le sue molte anime: Robert “3D” Del Naja, Grant “Daddy G” Marshal, Andrew “Mushroom” Vowles e Tricky, ormai lanciato nella sua carriera solista. Dopo un lungo lavoro dietro alle colonne sonore di alcuni documentari il gruppo ha finalmente ritrovato la forza per riunirsi ed evocare questo nuovo disco, “Ritual Spirit”, EP prodotto interamente da 3D.
La scelta della band, alla fine, è stata notevolmente conservativa: la tendenza claustrofobica di 3D si avverte già dalle prime note di “Dead editors“, brano che vede la collaborazionedel rapper inglese Roots Manuva e si vede la mano di Marshall in questo pezzo, notevolmente cupo e orientato verso il rap. La title track, “Ritual spirit“, continua in questa tendenza a ripescare le atmosfere come “Inertia creeps” e vede la partecipazione del vocalist Azekel, che con la sua voce quasi in falsetto riesce a rendere ancora più particolare questo pezzo, colonna sonora dell’inquietudine metropolitana o di un poliziesco di quelli “hard’n’dirty”.
“Voodoo in My Blood” vede la partecipazione dei Young Fathers, un gruppo musicale alternative rap scozzese, ed è un pezzo a cavallo tra i Prodigy e i Massive Attack prima maniera, una sorta di versione più corale e moderna del lavoro oscuro di Del Naja che evoca scenari gravidi e pericolosi grazie ad una sinistra chitarra ed a liriche oscure. L’EP termina con il pezzo più atteso, il ritorno del figliol prodigo Tricky con “Take It There“, e quando dico ritorno credo che mai parola sia stata usata meglio: sembra di essere tornati ai tempi di “Mezzanine” ma con l’aggiunta della sua voce che sembra partorita direttamente da qualche inferno anche troppo vicino e con delle cose molto spiacevoli da dire.