Marco di Noia: “Marco di Noia”. La recensione

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Marco di Noia

È disponibile su iTunes e nei principali digital store “Marco Di Noia“, l’omonimo album dell’eccentrico cantautore e giornalista milanese classe 1980 Marco di Noia che definisce la sua musica “rock ‘n’ folk metropolitano“.
Il disco, edito da MC Harmony, vanta collaborazioni importanti come Manlio Cangelli (pianista di Amii Stewart, Pierangelo Bertoli, Riccardo Fogli), l’ex membro dell’Equipe 84 Fulvio Monieri e Joe La Viola (sassofonista che ha collaborato con Tullio De Piscopo,  Andrea Braido, Ellade Bandini). Il disco è sostenuto anche da Via del Campo 29 Rosso la “casa dei cantautori genovesi“.

Sul disco così si esprime lo stesso Di Noia:

L’album esprime momenti di riflessione sulla società, all’insegna del detto latino “castigat ridendo mores”.  L’ironia è di fatto la forma di espressione che ritengo più efficace per le mie canzoni, perché, per sua natura, costringe a sorridere chi ne fa uso, per essere credibile nei confronti di chi ne beneficia“.

Il disco è composto da sei canzoni: si comincia con il divertente pop-rock di “Rema“, una sorta di incoraggiamento per vivere la vita nonostante insidie e problemi di tutti i giorni, dove bisogna spesso agire personalmente per salvarsi, e si prosegue con un carillon che intona “Twinkle twinkle little star” e che introduce a “Il valzer del Cappellaio Matto“, piccolo ritratto dai vari ritmi del mondo del Cappellaio Matto, che troppe volte sembra in alcuni punti molto somigliante al mondo odierno.

Con “Crisi Superstar” si tenta di esorcizzare la paura della tecnologia e della crisi, crisi in tutti i settori della vita moderna, in un mondo dove “la crisi mette in crisi” e dove i figli dicono ai genitori che ai loro tempi si sta peggio. Il curioso titolo “Fotosintesi clorofilliana e meditazione Zen ci introduce ad una canzone dalla matrice ambientalista ed eremitica, quando si sente il bisogno di tornare alle radici del mondo e al silenzio, anche se il tema musicale è molto scanzonato e ricorda le canzoncine anni ’30 come “Africa lontana”.

Marco di Noia - "Marco di Noia" - Artwork
Marco di Noia – “Marco di Noia” – Artwork

Le ultime due canzoni sono più intimista delle prime quattro: l’ironia cede il passo allo sconforto e al pensiero interiore. Con “Sulle strade d’Inverno” si invoglia l’ascoltatore a lottare per lasciare un segno del suo passaggio in questa esistenza, sentendosi come “neve nel vento, che non vuole cadere, sulle strade d’inverno, senza fare rumore”: con “Il sogno di Vertunno”, definita dallo stesso autore  “un esperimento di testo e arrangiamento che mira a mettere in circa quattro minuti di musica e parole i quadri del pittore milanese Giuseppe Arcimboldo sugli elementi”, dove l’autore parla con Vertunno, divinità etrusca del cambiamento.

Il disco si fa preferire soprattutto nei primi 4 brani, ed evidenzio la canzone “Fotosintesi clorofilliana e meditazione Zen“, dal titolo curioso ma dall’ottimo testo e dalla musica accattivante. Buona la prova di Marco anche se, a mio avviso, sei brani sono pochi per cui aspetterò un suo lavoro più completo, soprattutto per risentire la sua scrittura, così fervida di immagini e di parafrasi.

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