“Vedi Napoli e poi muori” recita un famosissimo modo di dire, ma se invece noi lo cambiassimo in “Torna a Napoli e poi muori“? Sicuramente Manu Chao sarebbe d’accordo con la rivisitazione del detto, perché dopo 12 lunghi anni l’artista francese ha deciso di riabbracciare musicalmente una città che lo accoglie sempre con tanto entusiasmo. Una breve esperienza italiana quella del cantante con il tour “La Ventura“, che ha attraversato il nostro paese per 3 date, concludendo la breve sosta con un live alla Mostra d’Oltremare di Napoli . Reclutati per l’occasione artisti appartenenti alla scena musicale partenopea come i Foja, Jovine, Francesco Di Bella con i Ballads Café, Manu Chao si lancia in uno show di due ore piene senza fermarsi nemmeno per una boccata d’aria. Eccezionale l’energia trasmessa al pubblico, che sorpreso dalla straordinaria puntualità ha subito pensato di mettere in moto il calore che solo il popolo partenopeo è capace di trasmettere a tutti i musicisti che vi si trovano in concerto. Manu Chao manda immediatamente in delirio una folla gremita, clandestina di quella musica così tribale e così intimamente appartenente alla cultura partenopea. La scaletta è di quelle ricche di successi, di quelle che non ne manca nemmeno una e che addirittura propone più volte i bis. Rientrato per due volte sul palcoscenico per l’ultimo encore Manu Chao ci fa capire che lo show sta finendo, e una lenta e intima ballata Bienvenida a Tijuana. Inutile nascondere che la folla si sia esaltata su tutti i pezzi e in particolare su successi radiofonici come “Me gustas Tu” e “Clandestino“.
Napoli riesce sempre a trasformare qualsiasi evento live in una festa collettiva, in un momento dove messo da parte qualsiasi momento difficile viene dato spazio alla musica e al potere di aggregazione che puntualmente essa mette in evidenza. I prati della Mostra d’Oltremare ospitano una folla interminabile di giovani che, accorsi da ogni parte della Campania cantano e ballano al ritmo di quelle melodie che sembrano essere fatte apposta per una calda sera d’estate. La repressione, la nostalgia e la difficoltà di tutti noi sono solo motivo di unione in un momento come quello del concerto di Manu Chao, che ha provveduto anche a mettere in evidenza quanto i talenti musicali campani siano apprezzati in maniera sentita da tutti i partecipanti. Una breve apparizione di Zulù dei 99 Posse rende tutti più entusiasti di essere legati da un sentimento di intolleranza repressiva, che sempre di più lascia spazio ad un’apertura mentale da parte di svariati compartimenti. Manu Chao e la sua performance inconfondibile ha regalato a Napoli ancora una volta un momento per poter saltare, per poter dimostrare che in fondo la musica viene apprezzata nonostante le continue lotte a tenerla stretta, e che alla fine Napoli città d’arte è nata e città d’arte morirà.