È uscito il 20 maggio 2013 per l’etichetta Maninalto “…Solo opere di bene“, nuovo disco dei Maniscalco Maldestro, band toscana che ha registrato la sua ultima fatica tra Pisa ed un cascinale sperduto nella campagna pisana.
I Maniscalco Maldestro, attivi sin dal 2000 e che si sono fatti conoscere per singoli come “Metamorfosi plausibile” e “Ogni cosa al suo posto”, con questo nuovo disco, registrato volontariamente lontani dal mondo frenetico e normale, decidono di tornare alle sonorità che li hanno fatti conoscere al grande pubblico ed ad un rock grintoso ed energico condito da un certo sapore vintage, come dice il leader del gruppo, Antonio “Tonjo” Bartalozzi:.
“…Solo opere di bene” è il lavoro che più ci rappresenta. Un album che vede ogni singolo elemento della band impegnato in quello che sa davvero fare meglio. A distanza di sei mesi dall’uscita del nostro terzo disco, abbiamo sentito l’esigenza di tornare a vivere la magia della sala prove, della coesione e della vita di band. Ecco che i brani hanno iniziato a prendere la loro forma, precisa e ben delineata. Abbiamo voluto conservare quest’energia anche in fase di registrazione, per questo abbiamo scelto di farci seguire da uno studio mobile in un cascinale dove abbiamo vissuto e registrato l’album in 20 giorni.
L’uscita del nuovo album è stata accompagnata dal primo singolo “Al diavolo“, il cui videoclip è stato realizzato scritto e diretto da Lorenzo Franchi e girato da Videoteppisti, ed il disco è stato reso dalla band gratuitamente scaricabile grazie al QR Code presente sulla copertina che fa accedere ad una pagina web da cui sarà possibile prelevare il disco in free download.
Il disco, composto da 12 canzoni per circa 52 minuti di ascolto, parte con “Cervello in fuga“, un brano dal forte impatto sonoro grazie alle chitarre distorte e all’organo che parla della situazione italiana attuale. Il disco prosegue su questa linea di condotta con “Briciole“, pezzo che cita la famiglia Addams per parlare di chi prende tutto per sé lasciando agli altri solo pochi spiccioli, con un ritmo ossessivo ed un ritornello che entra in testa.
Il disco prosegue con “Al diavolo“, singolo promozionale del disco che cita il “Pinocchio” di Comencini e suona come un mantra liberatorio dove mandare al diavolo tutto quello che oggi in Italia non va. Con “La valigia di cartone” la band fa un tutto nel passato con un brano che grazie al basso e al rhodes ricorda quasi i Giganti, con la voce di Edo Rossi che ricelebra un grande come Enrico Maria Papes.
“Niente di importante” è un divertissement dove la band si scatena suonando la musica che le riesce meglio, quasi un momento di passaggio tra un primo momento del disco ed un secondo momento che incontriamo con la lentezza di “Parole“, una ballad molto triste e caratterizzata da un carillon che danza in un mondo di suoni che viene quasi coperto dalla chitarra elettrica. Momento che viene impreziosito dalla cover di “Nessun dolore“di Lucio Battisti e Mogol.
Il momento “diverso” del disco esplode con “Piove“, un brano dal sapore estremamente particolare, grazie alla varietà di strumenti usati (troviamo anche un theremin) e di ritmi, un brano quasi stralunato e dal ritmo acido. Esplosione che infetta anche “Confessioni di un italiano medio“, dal trascinante vocalizio iniziale e che prende in giuro con la sua marcetta allegra tutta la società attuale.
Il disco si avvia verso la sua conclusione con “Declino lento“, il brano forse meno convincente del disco, dal ritmo quasi hard-rock con una coda strumentale finale. A questo pezzo segue “Non sento niente“, un brano dal ritornello trascinante (il coro da stadio “Po-po-po”) e che è uno dei pezzi migliori di “…Solo opere di bene”, grazie al suo organo e alla sua maldestra allegria. Il disco finisce con “Resto qui”, una ballad che parla di amori sospesi e dal forte sapore anni ’80, con la cosa finale del fuoco di un camino acceso.
Premettendo che i Maniscalco Maldestro suonano una musica davvero particolare e fuori dal comune e che la voce di Antonio “Tonjo“ Bartalozzi può piacere e non piacere, l’album “…Solo opere di bene” è un prodotto che si staglia nettamente nel panorama musicale italiano per la sua originalità e per il coraggio che dimostra in un periodo musicale come questo. Parlare senza peli sulla lingua del mondo che va a rotoli anche se con ironia e con un linguaggio musicale così retrò vuol dire essere consapevoli di stare rischiando e di lanciare una scommessa pesante agli ascoltatori italiani. Scommessa che, secondo me, il gruppo toscano vince di una lunghezze.