Manca il testamento, l’eredità di Lucio Dalla andrà ai cugini

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Lucio Dalla | © Pascal Le Segretain/Getty Images

Dopo una diatriba durata mesi, è arrivata la conferma ufficiale. Lucio Dalla non ha mai lasciato testamento e per questo tutti i suoi averi andranno nelle mani dei cinque cugini in qualità di unici eredi legittimi.

Terminata, dunque, la curatela dei beni dell’artista scomparso durante una tournée in Svizzera lo scorso primo marzo, a pochi giorni dal suo 69esimo compleanno. La pratica era stata affidata dal Tribunale di Bologna a Massimo Gambini, commercialista e tutore del patrimonio del cantautore. A seguito del lungo inventario dei beni svolto dallo stesso Gambini, i cugini hanno avuto modo di visionare, ed ovviamente accettare, l’eredità che andrà nelle loro mani e che consta di un patrimonio molto consistente che va dall’appartamento di 2.000 metri quadrati su tre piani in via D’Azeglio a Bologna in cui Dalla viveva con il suo compagno Marco Alemanno, alla villa sulle  isole Tremiti e alle case di Milo (sull’Etna) e di Pesaro, ai quadri di valore (come quelli di Aspertini, Ontani, Paladino), alla barca di 22 metri, fino ad arrivare ai diritti d’autore della Siae e alle due società di produzione (la Assistime spa e la Pressing Line srl) di cui il cantautore era socio.

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Lucio Dalla | © Pascal Le Segretain/Getty Images

Sempre ai cugini spetta la decisione circa l’istituzione della Fondazione Lucio Dalla, dove verrà probabilmente raccolto l’immenso patrimonio artistico lasciato dal cantautore, grazie al contributo del suo fidato legale Eugenio D’Andrea e del suo storico manager Bruno Sconocchia, i quali hanno già espresso la loro disponibilità a lavorare insieme alla famiglia nel rispetto delle ultime volontà espresse dall’artista.

L’unico escluso dal discorso eredità è Marco Alemanno, compagno di vita e collaboratore di Dalla, che proprio qualche giorno fa aveva innalzato una polemica nei confronti dei cugini durante un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, in cui aveva dichiarato di subire l’indifferenza dei parenti del cantautore, affermando:

Sono prigioniero nella mia casa — diceva — se devo andare in un altro spazio della proprietà, dove ci sono i miei oggetti o le opere d’arte che Lucio mi ha regalato, deve esserci un testimone, attento chissà che non rubi nulla. Mi hanno tolto le chiavi, hanno cambiato le serrature. C’è un curatore, che sta in mezzo tra me e i cugini.

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