La diciottesima edizione del Pomigliano Jazz Festival, ribattezzato per il 2013 Pomigliano Jazz in Campania, parte con una serata d’onore inaugurando la manifestazione campana con il concerto di Ludovico Einaudi.
Quest’anno il Pomigliano Jazz si ripropone in una veste del tutto nuova diventando un festival itinerante, e complice del legame che il compositore torinese nutre nei confronti del concetto del tempo e del fluire delle stagioni, nessun’altro avrebbe potuto aprire nel migliore dei modi. Cardine irremovibile di un’intera produzione musicale, il tempo è protagonista dei racconti e delle composizioni di Ludovico Einaudi, in tour con “In A Time Lapse“, ultima fatica compositiva e fiore all’occhiello di un’intera discografia. Nella magnifica cornice dell’Anfiteatro Romano di Avella il tempo è sembrato fermarsi, e un’architettura sonora ben studiata e ben articolata arricchisce un suono pulito e ordinato proveniente dal pianoforte sfiorato dalle mani del maestro.
Un’orchestra di sette elementi accompagna il pianista torinese, il quale dopo aver concepito la sua ultima opera per un ensemble più ricco e presente ha deciso di rimodellare i suoi suoni e renderli più adatti ad un Anfiteatro come quello di Avella. L’esordio con “Lady Labirinth” accende gli sguardi degli spettatori, e li immerge in un viaggio musicale affascinante. Un palcoscenico differente che fonde insieme la modernità di un laptop con la classicità di un violoncello e di un pianoforte in perfetta sintonia con un synthbass e una kalimba, per regalarci un fantastico insieme di suoni provenienti da varie parti del mondo, come simbolo di una fusione culturale. Precisione e pulizia sono fondamentali per tutta la musica di Ludovico Einaudi, il quale compone sempre seguendo il criterio dell’ordine e del minimalismo.
Una partenza quasi in sordina con un solo elemento per aprirsi a ripetuti “fortissimo” coadiuvati dall’inserimento graduale di archi e percussioni che si fanno sempre più nervosi ed insistenti, e che sfumano riprendendo il tema principale. Piccole opere, piccoli romanzi e piccole escursioni sono tutti gli album di Einaudi, e non da meno lo è uno spettacolo live, il quale pur fondendo tracce provenienti da differenti composizioni riescono a stare insieme per darci l’idea di un racconto e di un viaggio nel tempo. Una precisione scientifica sembra governare lo sviluppo compositivo dei brani di Einaudi, complice una maniacale passione per la pulizia, tanto trasportata indietro nel tempo agli schemi classici della musica tanto trascinata al futuro e al minimalismo. “Time Lapse” sembra il fil rouge della prima parte di un concerto ricco di carillon, momenti tranquilli e archi in crescendo, tutti racchiusi in un unico eccezionale momento, quello di “Newton’s Cradle“. Portavoce della musica strumentale, Einaudi non ha bisogno di parole per raccontare qualcosa, ogni battuta e ogni cambio di tonalità sembra parlarci direttamente e ogni variazione muta il sentimento che poco prima aveva suscitato la melodia precedente. Una parentesi di piano solo aperta con “Walk” lascia riposare l’orchestra, ci culla con “I Giorni” e sfoglia i repertori più datati di Einaudi, che hanno fatto di lui un grande compositore per pianoforte e simbolo della modernità applicata alla musica classica.
Poche improvvisazioni si scorgono durante l’intero spettacolo, ma la matematica musicale sembra essere il marchio di fabbrica del celebre compositore, che riesce a mettere insieme anche escursioni di pizzica alla più tradizionale ballata per pianoforte. Giardini segreti e ambientazioni surreali fanno da apripista a momenti musicali più aggressivi come quelli di “Experience” che ha inchiodato alle poltroncine un’intera platea. Fiato sospeso e luci complici di un duro scivolare su corda, dolcemente accompagnato da un pianoforte che arriva sempre a calmare l’atmosfera rendendola più pacifica e silenziosa. Scorrere e andare verso quelli che sono i momenti più bui dell’esistenza per poi risalire e ritornare a splendere. Non un unico sentimento, ma differenti emozioni perché l’ascolto di un concerto così suggestivo può suscitare diverse reazioni a diversi modi di ascoltare e assimilare questo tipo di musica. Fremere sulle note di “Nightbook” o sentirsi immersi in una vicenda a lieto fine, struggersi per “Discovery At Night” o restare ammaliati dalle sue note, tutto questo è solo una piccola sfumatura di quello che può accadere all’ascolto di Einaudi, che per “In A Time Lapse” ci lascia chiusi nella cabina di una macchina del tempo sperduta chissà in quale parte del mondo. La rivisitazione di “Due Tramonti” sveglia la platea e la rende partecipe di un ballo delicato e raffinato, seppur non visibile, percepibile all’ascolto.
Il pianoforte come debole e timido istigatore di sentimenti diventa protagonista e viene accompagnato sapientemente da un gruppo di musicisti competenti. Tutto questo è stata la serata inaugurale del Pomigliano Jazz in Campania, degna inaugurazione di un festival che si prospetta ricco di sorprese davvero eccezionali. Standing Ovation per Ludovico Einaudi e la sua orchestra come ringraziamento ad un’escursione temporale così sentita e così affettuosa.