Oggi pomeriggio lunedì 20 agosto, dalle 15 alle 18, alla Sala Tassinari a Palazzo d’Accursio, sede del Comune di Bologna, sarà allestita la camera ardente per l’ultimo saluto di Bologna a uno dei suoi più celebri cantautori e poeti, Claudio Lolli.
Lolli, malato da tempo, si è spento a 68 anni alla fine di un lungo calvario. La notizia è stata data su Facebook dall’assessore comunale alla cultura Matteo Lepore: “Una brutta notizia. Se n’è andato Claudio Lolli. Bologna perde un suo cantautore e un poeta forse troppo dimenticato e solo poche settimane fa alcuni suoi amici mi avevano fermato suggerendomi di andarlo a trovare, di premiarlo anche per dargli forza nella sua lunga malattia. Alla famiglia Lepore vanno le più sentite condoglianze anche del Comune di Bologna”.
Lolli era nato a Bologna nel 1950 e venne portato alla Emi proprio da Guccini: il suo primo disco, “Aspettando Godot” del 1972, mostrò un cantautore vero, capace di trasformare in canzoni la malinconia del vivere quotidiano. Le sue canzoni erano dure e le parole erano in sintonia con quegli anni, facendo diventare Lolli uno degli autori più trasmessi dalle celebri “radio libere” e uno dei maggiori esponenti della seconda generazione cantautorale, quella degli anni Settanta immersa in dibattiti ideologici e sociali. Il successo arrivò con “Ho visto anche degli zingari felici” del 1976, disco che affrontava argomenti di attualità come il terrorismo, l’emarginazione e il femminismo ma con una ricchezza musicale e lirica difficilmente eguagliabile. Dopo i successi degli anni Settanta, gli anni Ottanta e Novanta furono caratterizzati da una serie di album di buon livello ma non troppo fortunati fino al 2000 quando, con il disco “Dalla parte del torto“, tornò sulla ribalta internazionale. Il suo ultimo disco, “Il grande freddo“, pubblicato nel 2017 grazie a un crowdfunding, gli valse la Targa Tenco per il miglior album dell’anno.
Così lo ricorda Francesco Guccini: “Claudio aveva una sana ossessione per l’egemonia dei padroni, da combattere a tutti i costi. E, per lui, quelli della EMI, una multinazionale, erano semplicemente dei padroni. Così, dopo il grande successo di ‘Ho visto anche degli zingari felici’, rescisse il contratto, per firmarne uno con una casa discografica indipendente, la Ultima Spiaggia, quella di Ricky Gianco e di Enzo Jannacci”.